Polemica tra la Rai e il Coni in seguito alla decisione della televisione pubblica, che ha deciso di non trasmettere più in prima serata boxe, lotta e arti marziali, considerati “sport troppo violenti” e in grado di turbare i ragazzi che a quell’ora si trovano ancora davanti ai televisori. Lo stop è arrivato dalla Commissione di coordinamento dei palinsesti Rai, su direttiva della Commissione di vigilanza per il rispetto delle fasce protette. Argomento delicato perché – grazie ai due canali di Rai Sport – oggi anche gli sport cosiddetti “minori” trovano più facilmente spazio in prima serata sui canali della Tv di Stato. Il primo effetto sarà infatti lo spostamento della trasmissione dei Campionati italiani di pugilato femminile, inizialmente prevista per giovedì sera alle 20.45, a domenica prossima a partire dalle 22.30. Questo infatti è stato fissato come l’orario prima del quale non si potrebbero trasmettere eventi potenzialmente in grado di “traumatizzare” i bambini come la boxe. Peggio ancora saranno trattate tutte le arti marziali (judo, lotta, karate e taekwondo), che saranno vietate fino alle ore 23.00. Una scelta francamente difficile da comprendere, considerato quanta violenza si trova su tutti canali televisivi praticamente ad ogni ora del giorno, una retrocessione pesante per il pugilato, che per decenni è stato considerato la ‘nobile arte’ dello sport, e per tutti i valori e la cultura trasmessi dalle arti di combattimento. Stride ancora di più questa decisione se si pensa che alle recentissime Olimpiadi di Londra proprio in queste discipline abbiamo ottenuto le medaglie di Carlo Molfetta e Mauro Sarmiento (oro e bronzo nel taekwondo), Roberto Cammarelle, Clemente Russo e Vincenzo Mangiacapre (due argenti e un bronzo nella boxe) e Rosalba Forciniti (bronzo nel judo), e che proprio in virtù delle tante soddisfazioni che ci avevano regalato erano state trasmesse ad ogni ora del giorno. Protestano le Federazioni di competenza, e da più parti si fa notare che le gesta di questi campioni che sono arrivati al successo con grandi sacrifici difficilmente potrebbero “minare la crescita emotiva dei giovani”. Eugenio De Paoli, direttore di Raisport, si è dovuto però piegare a questa decisione, almeno per il momento: “Misura precauzionale, in attesa di fare chiarezza”.
Il commento del presidente del Coni Gianni Petrucci è durissimo: “Si tratta di un atto gravissimo e inaudito per il quale chiedo al presidente Tarantola, al direttore generale Gubitosi e al direttore di Rai Sport De Paoli un immediato cambio di strategia. Questa decisione rappresenta un affronto alla storia dell’olimpismo e dello sport italiano nonché l’esatto contrario di quello che viene normalmente definito servizio pubblico”. Petrucci sottolinea che la decisione offende “l’intelligenza di quei genitori che, sull’onda dell’entusiasmo per le medaglie olimpiche, hanno voluto iscrivere i loro figli nelle palestre di tutta Italia di pugilato, judo, lotta e taekwondo. La crescita di nuovi tesserati in tali sport procede amaramente di pari passo con l’assurdità di certe scelte di ottusa burocrazia che lo sport italiano respinge con fermezza e di cui avremmo fatto volentieri a meno”.
(Mauro Mantegazza)