Si è spento oggi, all’età di 69 anni, Franco Rossi, giornalista sportivo di spicco, piegato da un brutto male. È stato per anni il pilastro della redazione de IlGiorno, prima di approdare a Repubblica e al Corriere dello Sport. Negli anni Ottanta è stato l’indiscusso re del calciomercato, aprendo la strada ai “Di Marzio” del terzo millenio. Negli ultimi anni si era dedicato alla televisioni private, dove era diventato ospite fisso della rete lombarda Telenova e dove, con il solito estro, l’ironia e la verve che l’hanno sempre contraddistinto, commentava – mai banalmente – il calcio italiano (e non) non risparmiando mai nessuno dalle critiche. Ci ha lasciato dopo aver combattuto contro una lunga e crudele malattia. I colleghi che lo hanno conosciuto e che hanno lavorato fianco a fianco con lui lo piangono in questi minuti sui social, anticipando un’ondata di cordoglio che investirà tutti i canali sportivi italiani, compreso il pubblico di appassionati che lo ha sempre seguito. Per un ricordo abbiamo contattato un suo ex-collega, il giornalista di punta del quotidiano La Repubblica Goffredo De Marchis cresciuto con lui alla redazione sportiva de IlGiorno. Questo il suo saluto.
Per chi non lo conoscesse, chi era Franco Rossi? Innanzitutto è giusto che tutti sappiano che Franco Rossi è stato per tantissimi anni, soprattutto negli anni del Corriere dello Sport, il re del calciomercato. Era il più bravo, aveva più colpi di tutti. Si può dire che se oggi c’è un re del calciomercato, ovvero Gianluca Di Marzio, ecco allora Franco è stato il Di Marzio di venti-trenta anni fa. Ovviamente non con tutti gli strumenti tecnologici che ci sono oggi…
Il precursore della categoria insomma. Franco era il re incontrastato dell’appuntamento in albergo del calciomercato, il cacciatore di notizie numero uno.
Lei ha avuto modo di lavorarci insieme, si ricorda qualche aneddoto simpatico per ricordarlo con un sorriso? Io ho avuto la fortuna di lavorare al Giorno in una redazione sportiva di fuoriclasse; il capo redattore di allora era Franco Grigoletti che è stato il più grande esperto di basket di quegli anni (Franco divenne poi il capo), Massimo Gramellini, Giorgio Reineri, grandissimo esperto di altetica, Claudio Pea e Gianni Clerici. In una redazione di altissimo livello Franco era il fuoriclasse: Tutti seguivano le sue notizie e a proposito ricordo un aneddoto molti divertente che ci dice molto di lui.
Ci dica. Spesso e volentieri si nascondeva sotto una scrivania per non far sentire agli altri colleghi quello che dettava. È un episodio verissimo che spesso raccontava.
Fantastico. Come fantastica è – tra le tante – la definizione che diede di Ortega: “il Maradona del calcio femminile”. Rimarrà negli annali… Esatto, e se non sbaglio la rispolverò negli ultimi tempi per Pato, “miglior campione del calcio femminile”. E a proposito del Brasile…
Prego. Franco aveva una passione sconfinata per il Brasile e anche qui mi ricordo benissimo che una volta al Giorno non venne in redazione: sparì. Era andato a cena a Rio de Janeiro. Tornò due giorni dopo.
In televisione non si tirava mai indietro dall’andare controcorrente e ne aveva sempre da dire quattro a chiunque. Franco Rossi era così “burbero” era solo una maschera che nascondeva un’indole buona? Sicuramente era un po’ burbero, ma anche timido. Era un omone molto generoso ed affettuoso e aiutava sempre i più inesperti alle prime armi. Era una persona molto estrosa e stravagante e questa sua vena lo ha molto aiutato nel mestiere e nel coniare definizioni. Grande talento e grande umanità lo hanno fatto diventare un punto di riferimento.
(Fabio Franchini)