La Juventus batte il Milan 3-2 nel posticipo della settima giornata di Serie A e tiene il passo di Roma e Napoli. Avvio shock per i bianconeri che dopo appena 19 secondi subiscono la rete di Muntari (il gol più veloce della stagione), ma reagiscono già dopo 15 minuti e nel secondo tempo ribaltano la situazione, restano in 11 contro 10 (espulso Mexes, già graziato in precedenza perchè non visto assestare un pugno sulla schiena di Chiellini) e allungano, salvo tremare nel finale per la doppietta di Muntari che rende vibrante il recupero. In classifica Juventus seconda a quota 19, Milan sempre più giù: dodicesimo, con 8 punti e -13 dalla vetta. partita molto bella e intensa, soprattutto nel primo tempo quando le squadre non si risparmiano con colpi di classe e di scena a ripetizione. Ripresa meno divertente, merito di una Juve che uccide la gara e l’avversario, anche se comunque è vibrante fino all’ultimo secondo, quando il Milan arriva addirittura a sfiorare il clamoroso pareggio. Risultato giusto, ma complimenti ad entrambe le squadre per una serata davvero divertente. il primo tempo è irriconoscibile, si fa dominare dall’avversario proprio sul suo piano migliore, ovvero l’intensità. Anche nella ripresa, però, la squadra scende in campo senza quella tenacia che le aveva fatto recuperare lo svantaggio iniziale, e deve attendere la girandola dei cambi per riprendere vita. Con la forza dei nuovi entrati, riesce a piegare la gara a suo favore, con una ventina di minuti ad intensità pazzesca, che le permettono di non perdere il treno delle prime della classe. partita di grande personalità dei rossoneri. Un primo tempo da applausi, in cui fa la partita nella tana dei campioni d’Italia. Effettivamente paga il ritmo pazzesco nella ripresa, quando alla lunga si spegne subendo il doppio svantaggio, ma il solito gol in zona Cesarini fa quasi da preludio ad un pareggio impensabile, che non arriva per questione di centimetri. Tante cose da migliorare, vero, ma guardando i primi 45 minuti e considerando i rientri dei big, c’è da ben sperare. buon arbitraggio, non si fa trascinare dall’emozione in un paio di contatti sospetti, ma nulla più, in area rossonera. Clamoroso però che non si accorga del pugno di Mexes a Chiellini, ma la giustizia divina fa il suo regalando al francese il rosso per somma d’ammonizioni.



Pagelle Juventus-Milan: i voti del primo tempo – E’ un pareggio per 1-1 il risultato finale del primo tempo di Juve-Milan. A sorpresa, l’annunciata marcia funebre rossonera diventa un quasi capolavoro, per ora riuscito a metà, visto che i rossoneri stanno mettendo sotto i padroni di casa proprio sul loro punto forte: l’atleticità. Infatti, i ragazzi di Allegri stanno disputando una partita incredibile per abnegazione e decisione in ogni contrasto, su ogni pallone. Avessero la stessa concentrazione anche nella fase finale dell’azione, per Conte si sarebbe messa molto male. Già, Conte, che si sbraccia a bordo campo senza capire cos’abbia la sua Juve. Eccetto i dieci minuti tra lo svantaggio e il pareggio, in cui si rivede la vera Juve, quella dell’anno scorso, i bianconeri sembrano da un’altra parte con la testa, sbagliando perfino nei fondamentali, con stop malamente sbagliati, cambi di gioco orizzontali preda degli avversari, e lanci lunghi nel deserto rossonero. Sicuramente, sull’andamento della gara influisce l’avvio shock, con Muntari che porta in vantaggio i suoi dopo nemmeno 30 secondi: tiro sporco di Nocerino da fuori area, palla sul secondo palo dove Muntari, dimenticato un po’ come era successo con Bulut mercoledì, è abile di prima a insaccare col destro, con Buffon sbalordito. La Juventus stenta a crederci, e dopo qualche minuto di stordimento, mette insieme le idee e, spinta da uno splendido pubblico, parte all’assalto del fortino Allegri. Fortino che dura poco, solo dieci minuti, il tempo di un erroraccio di Quagliarella e due bordate di Asamoah e Chiellini, in quanto al quarto d’ora Pirlo, su punizione ingenuamente concessa da De Jong (perde il pelo ma non il vizio) ad un tarantolato Tevez, la mette tesa in porta, con Abbiati che devia, ma non a sufficienza. Da lì ci si aspetta l’assedio continuato, e invece il Milan, lasciati sbollire i bianconeri, si reimpossessa del campo. E lo fa con calma, riabbassando i ritmi, senza voler svegliare il can che dorme. Infatti non crea molto, solo un bel tiro da fuori di Zapata, complice la serata non ottima di Matri. Ma per ora è abbastanza, si va in pausa in pareggio. Aspettando la ripresa.



A parte il recupero dello svantaggio, per il quale si spende tutta animo e corpo, la juve è irriconoscibile. Perde tutti i contrasti, o quasi, sbaglia un sacco di fondamentali, e i reparti non si accompagnano. Lancio lunghi in avanti, ma i due difensori rossoneri stasera sono in palla.

Il pareggio è per metà suo, visto che conquista la punizione di Pirlo con una cavalcata solitaria coast to coast. Inoltre, è l’unico che affronta i contrasti con tenacia e forza, avendo spesso la meglio. Predica nel deserto.

L’uomo di coppa è rimasto con la testa alla Champions. Questo Quagliarella sembra voglia vivere di rendimento dal mercoledì: tiri, passaggi, sponde, la maggior parte dei quali fatti cercando la soluzione più difficile, e spesso sbagliando. E un gol mangiato che grida vendetta.



Personalità impensabile. Fa la partita, aiutato dal vantaggio immediato, ma anche dopo aver subito il gol del pari, si rialza e si reimpadronisce del campo. Pressa col sangue agli occhi, consapevole di giocare una partita da dentro o fuori. E’ l’atteggiamento giusto per uscire dalla crisi.

Montolivo fa girare la squadra a meraviglia, ma è nel medianaccio ghanese l’essenza dei rossoneri di stasera. A parte il gol, piuttosto fortunoso, non c’è un pressing che l’ex nerazzurro non faccia a tutta, dando l’anima, e i risultati si vedono, con una marea di palle recuperate, che permettono ribaltamenti improvvisi.

L’ex della gara è sicuramente servito poco e male, ma ci mette del suo. Sembra molle, spettatore dei compagni, corpo estraneo a una squadra che forse non sente ancora tutta sua, come invece succedeva con l’altra maglia. Nostalgia o daltonismo? Fatto sta che i tre dietro con lui hanno vita facile.

Un punto per ciascuno: Catania e Genoa non si fanno male, e pareggiano 1-1 al Massimino. Le due squadre salgono a braccetto a quota 5 punti, fuori dalla zona retrocessione ma certamente ancora pericolanti. Alla fine, risultato che può essere salutato con ottimismo: gli etnei smuovono ancora la classifica, Gasperini esordisce senza perdere e dopo le battute a vuoto di Liverani (tre sconfitte consecutive) fa segnare quantomeno una tacca sul ruolino di marcia. Non poteva che venir fuori una partita nervosa da questo pomeriggio. Classifica e bisogno di fare risultato imponevano soprattutto accortezza, e in più il Genoa doveva assimilare il cambio in panchina. Poco divertimento, ma alle squadre in campo andava bene così. Maran si prende il punto e se lo porta a casa, pur sapendo di aver forse fatto meglio dell’avversario e di aver subito il pareggio in maniera beffarda. Va bene così: la squadra sta iniziando a carburare la stagione è lunga e c’è tutto il tempo per rialzarsi. Lavori in corso. Gasperini con questa squadra ha dato spettacolo in passato, ma al momento non conta: serve innanzitutto fare un buon bottino, ed entrare in sintonia. Qualcosa da rivedere, ma il tecnico conosce l’ambiente e si rifarà. Sembra vedere bene in occasione del gol annullato al Genoa, per il resto dirige la gara con buon piglio e senza troppe sbavature. 

Buffon, 6.5: una sola vera parata, che vale una gara, quella su Robinho in avvio di ripresa sull’1-1. Lì la partita comincia a cambiare, e il merito è anche suo. Sui due gol è incolpevole.

Barzagli, 6: sorpreso, come Padoin, dal gol in avvio di Muntari, si riprende con un controllo costante su Matri, non particolarmente ispirato grazie anche alla sua marcatura.

Bonucci, 6: anche lui facilitato dalla serata storta di Matri, fatica però ad impostare con serenità nel primo tempo, disturbato dal pressing altissimo del Milan. Nella ripresa migliora, non rischiando praticamente più nulla fino alla deviazione involontaria su Muntari.

Chiellini, 7: un secondo tempo pazzesco, non passa nulla e si propone spesso in avanti, realizzando un gol difficilissimo. Tra l’altro, nel primo tempo aveva distrutto i pugni di Abbiati con una bordata pazzesca.

Padoin, 5: partita negativa, non è nei meccanismi della squadra, e appena viene sostituito la differenza si vede.

Vidal, 5.5: nel primo tempo boccheggia paurosamente, forse è troppo stanco, altrimenti non si spiegherebbero stop e passaggi sbagliati in modo clamoroso. Meglio nella ripresa, ma non è l’artefice della risalita dei suoi.

Pirlo, 6.5: ha il merito di essere un fenomeno, e gli bastano due episodi per lasciare il segno, con due punizioni fantastiche. Ma per il resto, fatica anche lui quando il Milan fa un forcing forsennato, e si riprende solo quando, a risultato assicurato, ha più spazio e serenità.

Marchisio, 5.5: molto alterno, troppo. Non sembra essersi ripreso appieno, gli mancano i suoi micidiali inserimenti. Finchè galleggia sulla trequarti, non fa la differenza come potrebbe.

Asamoah, 6.5: nel primo quarto d’ora è devastante, poi comincia a subire Abate finchè, nel secondo tempo, ha più spazio e migliora, appoggiando le azioni offensive con costanza.

Tevez, 6: anche lui strepitoso fino al pareggio, conquistato questo comincia ad aleggiare, e nel secondo si vede proprio poco. Comunque non molla mai, e la standing ovation alla sostituzione ne è la testimonianza.

Quagliarella, 5.5: vuole strafare dopo la serata di coppa, ma lentamente annega nelle sue aspettative. Qualche bella giocata, ma anche tanti errori decisivi, come il gol mangiato nel primo tempo. Chi lo sostituisce cambia la gara, e non è un caso.

Giovinco, 7.5: cambia la gara in dieci minuti. Entra e con la sua vivacità dà il colpo di grazia ad una difesa del Milan arrancante: gol pazzesco pochi secondi dopo l’ingresso, che sblocca il risultato, poi conquista il fallo che porta sia all’espulsione di Mexes, sia al raddoppio di Chiellini. Strepitoso.

Pogba, 7: l’altro cambio decisivo. Gioca fuori ruolo, ala destra, ma non si vede. Fisico impressionante, sbilancia la squadra dalla sua parte visto che sfonda ogniqualvolta punti. Un assist non sfruttato e tante giocate positive. Decisivo.

(Llorente, s.v.)

Allenatore: Conte, 7: se l’avevamo criticato preceentemente per una presunta ostilità in Champions a non cambiare la squadra, stavolta è da elogiare per i cambi, decisivi, che regalano tre punti alla squadra. Geniale l’intuizione di Pogba esterno, decisiva quella dell’inserimento di Giovinco e non dello strappa-applausi Llorente. La formica atomica lo premia.

Abbiati, 5.5: due grandi parate su Chiellini e Asamoah, ma si fa colpevolmente sorprendere dalla punizione non irresistibile di Pirlo.

Abate, 6: partita sufficiente, spinge come un matto e soprattutto annulla Asamoah per gran parte della gara. Cancellarlo del tutto è quasi impossibile, del resto.

Zapata, 6: buona partita in copertura, si mangia il clamoroso gol del pareggio ma per il resto gioca una buona partita, con pochissime sbavature e tante coperture efficienti.

Mexes, 4: la partita era stata tutto sommato decente, fino alla follia del pugno a Chiellini. La scampa con l’arbitro, non con il suo istinto: ci ricasca, e in pochi minuti becca due ammonizioni stupide, che gli costano il rosso. E la prova tv rischia di allungare la squalifica. Questo suo temperamento, evidentemente ancora non maturato, lo conferma un bambino in un fisico da potenziale gran difensore: mezzo giocatore.

Constant, 5: parte bene, poi si sfiducia quando la Juve prende coraggio. E quando entra Pogba, viene annichilito.

Muntari, 7: grande partita, due gol e un tempo, il primo, da protagonista. Nella ripresa cala, e con lui la squadra, ma è l’ultimo a mollare.

N. De Jong, 6: diversi eccellenti recuperi, ma il pareggio è colpa del suo scellerato intervento frutto dell’istinto che spesso in lui sopravvale. Altrimenti sarebbe un campione. Comunque, buona partita.

Nocerino, 5: assolutamente impalpabile, pure l’assist a Muntari è involontario.

Montolivo, 6.5: anche lui eccellente nel primo tempo, ha la colpa di scomparire del tutto nel secondo. Senza di lui, la squadra non ha più riferimento, e si schiaccia pericolosamente. Ma quando è in palla, fa girar la squadra che è una meraviglia.

Matri, 4: un giocatore in meno, sente la partita e si vede, anzi non si vede, lui, che è continuamente sovrastato dai difensori avversari. Pochi movimenti a smarcarsi, poche palle tenute e gestite con calma. Bocciato nettamente.

Robinho, 5.5: anche lui altalenante, si vede a sprazzi. Per poco non segna il 2-1, Buffon gli chiude la porta, ma aveva fatto tutto bene. Poi, poco.

(Niang, s.v.)

(Zaccardo, s.v.)

(Poli, s.v.)

Allenatore: Allegri, 6: sufficiente, perchè perde ma il suo Milan lotta con le unghie e con i denti. La differenza con Conte sta nei cambi, perchè i suoi sono ininfluenti, e non certo per colpa di Max. Se poi aggiungi un’espulsione stupida e 3/4 assenze fondamentali, viene quasi da avere compassione. Il suo merito è lottare con tutto e tutti, facendo comunque fare bella figura al Milan.

(Giovanni Gazzoli)