È partita la nuova battaglia di Josè Mourinho contro i comportamenti scorretti e le simulazioni in campo. Ecco l’affondo del tecnico del Chelsea che, anche se indirettamente fa nomi e cognomi: “Si è visto chiaramente in Champions che esiste una cultura del tuffo: servono sanzioni esemplari”. Chi ha nel mirino questa volta? L’attaccante del Milan Mario Balotelli e la stella brasiliana del Barcellona, Neymar. Ad onor del vero, ha le sue ragioni: il bomber rossonero è (troppo) spesso per terra, per non parlare dell’asso brasiliano campione plurimedagliato di tuffi. Ma fa sorridere che a parlare sia proprio lui. Di scorrettezze se ne intende eccome il buon Josè. Lo Special One invoca squalifiche esemplari, soprattutto in Europa, e prende come esempi negativi proprio gli ultimi casi che hanno coinvolto i due giovani attaccanti. Riferendosi all’ultima giornata di Champions League – blaugrana impegnati al caldissimo Celtic Park, mentre il Diavolo era di scena ad Amsterdam – queste le sue parole: “Una squadra è rimasta in dieci per un presunto fallo su Neymar, mentre l’altra è stata penalizzata da un rigore negli ultimi minuti. Queste azioni mi intristiscono e mi preoccupano perché anche io competo in Champions League!”. Mourinho si appella quindi alla Uefa, sollecitando una presa di posizione per chiedere sanzioni esemplari come quella adottata nei confronti di Jurgen Klopp, tecnico del Borussia Dortmund, dopo la sfida del San Paolo contro il Napoli, intervenendo in sua difesa: “Klopp è stato squalificato due partite per aver parlato con l’arbitro o il quarto uomo”, minimizzando l’aggressione verbale del tecnico al quarto uomo. “Non ha potuto entrare nello spogliatoio per dare indicazioni ai suoi giocatori. E invece che si fa con Neymar e Balotelli?” la domanda fin troppo retorica del portoghese. “È compito delle autorità calcistiche mettere mano alla questione perché se non si interviene, la prossima settimana lo fanno di nuovo”, assicurando comunque di voler vedere applicato il medesimo metro di giudizio ai propri giocatori: “Non ho mai escluso un calciatore perché ha simulato, ma sono stato critico e severo con lui”, riferendosi a Didier Drogba e Arjen Robben, che ha allenato ai tempi della prima esperienza con il Chelsea. “I miei giocatori sanno per certo che avranno un problema con me se simulano. Ho detto molte volte che è una cosa che odio e che è una cosa sbagliata. Cercare di far espellere un giocatore è una vergogna. Se dovessi vincere una partita grazie a un comportamento scorretto dei miei giocatori, li criticherei aspramente”. Ma ripercorriamo un attimo qualche “prodezza” dell’allenatore più controverso di questi anni. Innanzitutto, come dimenticare la baruffa (una delle tante) in un Clasico – perso dal Real – nella quale, non soddisfatto dall’aver esasperato gli animi, ha infilato un dito nell’occhio di Tito Vilanova, allora vice di Pep Guardiola. Tornando molto più indietro nel tempo, nel lontano 2005, fresco di trionfo europeo con il Porto, l’Uefa lo accusò di aver creato un clima di tensione al termine di una partita di Coppa Campioni, mettendo quasi a rischio l’incolumita dell’arbitro Frisk. Nei giorni che precedono un big match, fa la felicità dei giornalisti che hanno, grazie alle sue parole mai accomodanti, tantissima carne al fuoco da servire al meglio. E come dimenticare il famoso e ormai storico gesto delle manette in un Inter-Sampdoria (1-1 finale) esibito a favor di camera davanti alle telecamere per sottolineare l’arbitraggio di Tagliavento che aveva espulso due suoi giocatori. Special one in tutto, anche nelle scorrettezze che tanto rinfaccia. 



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