Il problema dei cori razzisti, fomentanti la discriminazione territoriale, continua a tenere banco. Mazzata del giudice sportivo sui rossoneri: i cancelli del Meazza resteranno chiusi in vista del match casalingo contro l’Udinese, incontro valido per l’ottava giornata del campionato. La società paga ancora a caro prezzo i cori razzisti dei suoi sostenitori a Torino. Ma Adriani Galliani si è già fatto sentire: “I cori non si sono neanche sentiti, e poi solo in Italia abbiamo questa legge”. Il Giudice Sportivo ha sanzionato il Milan “per avere alcune centinaia di suoi sostenitori, alcuni minuti prima dell’inizio della gara, al 6′ ed al 43′ del secondo tempo, intonato un insultante coro espressivo di discriminazione territoriale nei confronti dei sostenitori di altra società; seconda violazione”. E, in più, ammenda di 50mila euro. La redazione de IlSussidiario.net ha raggiunto telefonicamente Massimo Brambati, ex calciatore e procuratore sportivo italiano, che ci ha detto la sua sull’annoso problema.
Una riflessione sulle squalifiche e sui problemi sanzionatori. Si risolve così un problema di tale portata, chiudendo interamente lo stadio? Non solamente è questione di risolverlo o meno; è questione che, semplicemente, ci sono delle regole che vanno applicate. Io non so in relazione a questa squalifica se siano state applicate in modo congruo ed equo o se sono state fatte delle sperequazioni. Ma ribadisco: ci sono delle regole che vanno rispettate. È giusto così, è già stato fatto in altri posti.
Per esempio? in Inghilterra hanno risolto con gli hooligans un problema gigantesco. Qui non riusciamo a trovare misure efficaci. Gli ultras non sono tutti da condannare, anzi vi è una buona fetta di ultras che sono la parte buona del calcio, però quella parte minoritaria che porta violenza all’interno e fuori dallo stadio deve essere colpita.
Già gli stadi sono (mezzi) vuoti. È giusto che tutti paghino le colpe di pochi noti? Non è giusto, ma purtroppo inevitabile. Chi va in curva e allo stadio dovrebbe cercare di criminalizzare i colpevoli e cercare di isolarli, di tenerli in disparte, metterli in difficoltà. Le lezioni servono, altrimenti se continuiamo ad andare avanti pensando di risolvere le cose tentando di parlarne solo in televisione, non andiamo da nessuna parte, non serve a niente.
L’unica strada percorribile, per quanto difficile, potrebbe essere lo scioglimento dei gruppi organizzati? Sono contrario allo scioglimento dei gruppi organizzati. Io non capisco il motivo per il quale in Inghilterra ci sono delle curve fantastiche che coinvolgono tutto lo stadio, mentre qui in Italia non è possibile. Le racconto un esempio…
Prego. Sono andato a vedere Watford-Crystal Palace, finale di Champioship (la serie B inglese, nda) a Wembley: 92mila persona, 46mila per parte, una cosa bellissima da vivere. Siamo andati tutti insieme mischiati in metropolitana per raggiungere lo stadio e in strada era tutto sereno. Il Watford ha perso e tutto si è concluso tranquillamente. Non capisco davvero perché da noi tutto questo non possa succedere
Il Milan ha annunciato ricorso (come aveva fatto in occasione di Milan-Sampdoria), ma non lo ha fatto in precedenza per la squalifica di Mario Balotelli. Perché secondo lei?
Secondo me non l’ha fatto per non mettersi contro il sistema arbitrale: ha capito che Mario Balotelli meritava quelle giornate di squalifica e mettersi contro a una decisione presa da referto di arbitro, avrebbe significato andare contro ad un arbitro. La squalifica era sacrosanta, vista la scena poco edificante per tutti e per il Milan come società.
(Fabio Franchini)