“Eu… estou… aqui”. Scandito a uso e consumo delle telecamere sul prato di Solna, e ovviamente davanti al mondo. “Io sono qui”: da qualche tempo Cristiano Ronaldo ha preso a esultare così, perfezionando se così possiamo dire quel gesto che invitava alla calma e che aveva sfoderato al Camp Nou, di fronte agli acerrimi rivali del Barcellona. Io sono qui: quale miglior modo di rispondere a Zlatan Ibrahimovic, che si era addirittura paragonato a Dio nel pre-partita? E pazienza se lo svedese ha poi rincarato la dose, definendo “inguardabile” un Mondiale senza di lui; sarà anche vero, ma la tripletta di Cristiano Ronaldo ha chiarito una volta per tutte le gerarchie. Archiviata la pratica qualificazione, adesso si apriranno post e dibattiti. Il tema: il Pallone d’Oro. C’è una frangia ancora convinta del fatto che sarà Leo Messi a festeggiare, portandosi a casa il quinto titolo consecutivo. Fidatevi: non succederà. Quello che invece potrebbe succedere è che Ronaldo, che tra l’altro ieri ha agganciato Pauleta come miglior marcatore nella storia della sua nazionale (47 gol), vinca il secondo Pallone d’Oro dopo quello già archiviato del 2008. Con buona pace di Franck Ribery, Arjen Robben e tutti gli altri. Quello che è già successo, è che in tanti dopo la tripletta di Solna hanno già fatto sentire la loro voce, proclamando che “sì, è il più forte del mondo: non ci sono più dubbi”. Dubbi ce ne sono, ma aiuta in questo momento storico il fatto che Leo Messi, l’unico altro giocatore sulla faccia di questo pianeta a contendergli lo scettro, sia ai box per un infortunio, il secondo di questa stagione; aiutano questi quattro gol in due partite, aiutano i 28 gol realizzati nel 2013-2014. Non si può negare: oggi, Cristiano Ronaldo è il giocatore più forte al mondo, il più decisivo almeno. Il concetto di “migliore”, di “più forte” non si può assolutizzare: domani Messi segnerà cinque gol in due partite decisive, e tutti scriveranno della Pulce (come hanno già fatto). Noi ci accontentiamo di ammirarli tutti, e se proprio vogliamo aspettiamo l’esito del Mondiale per avere un riferimento più adeguato. Il Portogallo nel frattempo gongola: la sua storia dice che la nazionale lusitana è sempre stata bella da vedere, ma – Eusebio ha parte – ha costantemente sentito la mancanza di un grande attaccante. Oggi ce l’ha: sarà sufficiente per alzare la coppa il prossimo luglio? Magari contro l’Argentina di Messi. Già. E Neymar? E la Spagna di Iniesta? E Balotelli, che si era autoproclamato “il migliore dopo Messi”? Troppi dubbi e troppo in là nel tempo: oggi sono i giorni di Cristiano Ronaldo, e tanto basta.
(Claudio Franceschini)