Gli azzurri non c’è l’hanno fatta e l’Argentina li ha sconfitti per 14-19 in questo ultimo test match del mese di novembre, giocatosi oggi allo stadio Olimpico. Un’altra prestazione poco convincente della squadra allenata dal tecnico francese Jacques Brunel. Un bilancio non molto confortante in queste tre partite amichevoli, con una sconfitta a Torino contro l’Australia e un successo a Cremona contro le Isole Fiji prima del rovescio odierno. L’Italia dovrà crescere molto in vista del prossimo Sei Nazioni: è mancato l’atteggiamento giusto, la convinzione, la mentalità vincente, un piccolo passo indietro rispetto alle partite del recente passato. Ci sarà comunque tempo di rimediare e ritornare a buoni livelli. Per parlare di quest’incontro e fare un punto sul momento del rugby italiano abbiamo sentito l’ex giocatore della Nazionale Andrea Lo Cicero, primatista di caps in azzurro. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Come giudica la sconfitta di oggi con l’Argentina? Sono due squadre vicine nel ranking mondiale, era un derby che tutte e due le squadre tenevano a vincere, anche per la presenza di tanti oriundi argentini nell’Italia. Oggi agli azzurri è mancato il collettivo, anche se mi è piaciuto molto Allan.

Quali sono i suoi ricordi delle sfide contro i Pumas? E’ stato sempre difficile affrontare questa Nazionale, che non molla mai in tutte le partite che gioca.
Qual è il suo bilancio di questi tre test match dell’Italia? E’ un’Italia che ha giocato a livelli inferiori rispetto alle sue possibilità, una Nazionale che potrebbe dare certamente di più.



Come valuta questo momento della Nazionale? Una Nazionale di passaggio, dove si stanno effettuando tanti esperimenti, dove si stanno provando tanti giocatori in vista del prossimo Sei Nazioni e dei Mondiali 2015.
Cos’ha portato Jacques Brunel a questo gruppo? Brunel e il suo staff hanno consentito all’Italia di esprimersi a buoni livelli.
Cosa pensa delle nuove leve, e in particolare degli eredi nel suo ruolo? Ci sono due numeri 10 di buon valore tecnico, ci sono giovani che devono acquisire esperienza. Per quanto riguarda il mio ruolo è cambiata la regola, il modo di giocare nel pacchetto di mischia, è tutto diverso. Se fossi ancora un giocatore di rugby potrei finire la carriera anche a 45 anni.
A cosa potremo puntare al prossimo Sei Nazioni? Potremo far bene, avremo le nostre possibilità per giocarci tutte le partite, magari anche battere l’Inghilterra, che adesso sta attraversando un periodo di grande forma. Sarebbe la prima volta per il rugby italiano, una cosa bellissima.



Come giudica il momento del campionato italiano, considerando che Zebre e Benetton partecipano alla Celtic League? La Federazione italiana ha scelto di far giocare due franchigie in questo campionato, in modo che le nostre migliori squadre possano giocare in Europa. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra le due competizioni, in modo che anche il campionato mantenga il suo valore.
Com’ è la sua vita ora che ha lasciato il rugby, sente nostalgia di questo sport? Direi di sì, non è passato molto da quando ho lasciato. Ho lasciato il cuore nel rugby. Mi manca tanto la maglia azzurra, in particolare. Devo proprio dirlo: la Nazionale è una poesia d’amore… (Franco Vittadini)