Sorteggiati gli ottavi di finale in Champions League. Sfide affascinanti quelle uscite dalle urne di Nyon: del resto quest’anno, forse per la prima volta, il tabellone non concedeva scappatoie e accoppiamenti morbidi per le seconde del girone. E allora, prepariamoci a otto grandi sfide (sedici, considerando che si gioca in andata e ritorno) e a dei quarti di finale ancora più entusiasmanti, con la speranza che il Milan possa fare strada nel torneo. Intanto, presentiamo le sfide una per una provando a individuare quali possano essere le chiavi per l’una e per l’altra squadra (la prima formazione indicata giocherà l’andata in casa, essendo arrivata seconda nel girone).
Sulla carta l’avversario più facile per i rossoneri, nella sostanza uno dei più temibili. Primo nella Liga con gli stessi punti del Barcellona (14 vittorie, un pareggio e una sconfitta), nel girone di Champions League ha vinto 5 delle sei partite giocate, pareggiandone una. Il Cholo Simeone ha messo in piedi una squadra capace di vincere Europa League e Supercoppa Europea, raccogliendo al meglio l’eredità di Quique Sanchez Flores. Tanti campioni venduti (Torres, Aguero, Falcao), acquisti mirati e inseriti in un contesto che li fa rendere al meglio. L’uomo in più è Diego Costa, che oggi segna più di Cristiano Ronaldo; ma è tutto il 4-4-2 del Cholo a girare a mille, con un centrocampo nel quale Mario Suarez è l’uomo incaricato di dettare i tempi e Koke un regista mascherato da esterno. Panchina profonda e uomini esperti (David Villa su tutti), giocano un calcio spettacolare in cui i giocatori si trovano a memoria. Insomma: non sarà per niente facile, anche se il Milan può sfruttare gli spazi che i Colchoneros possono creare, grazie alle sfuriate di Kakà e alla capacità di Balotelli di allargare il campo. Per Simeone è quasi un derby: i suoi due anni con la maglia dell’Inter rendono un po’ speciale questa sfida.
Sicuramente la sfida più affascinante. Il City è la classica seconda “per caso”, giusto perchè tra lei e il Bayern Monaco una avrebbe dovuto cedere. Manuel Pellegrini ci ha messo un po’ a far quadrare i conti, ma alla fine ci è riuscito: la sua squadra macina gioco e gol, ne ha appena infilati 6 all’Arsenal capolista di Premier League e ha una solidità impressionante, con un attacco mobile e stellare (Aguero, David Silva, Negredo) con una rosa lunghissima e un centrocampo nel quale il grande ex Yaya Touré fa reparto da solo. Di fronte, un Barcellona che non è più quello dominante e illegale di Guardiola; tuttavia Gerardo Martino ha creato un gruppo che appare più quadrato e coperto pur senza rinunciare ai capisaldi della scuola blaugrana. Se Neymar, come sembra, si inserirà al 100% gli orizzonti saranno infiniti, anche perchè pur senza l’infortunato Messi i risultati sono comunque arrivati e anzi gli altri hanno iniziato a segnare con più continuità. Attenzione al fattore campo: il City in casa sa solo vincere, il Camp Nou resta il solito fortino inespugnabile.
Sulla carta la partita più scontata, anche se bisogna fare attenzione ai greci. Intanto hanno eliminato il Benfica finalista uscente di Europa League, e poi possono dare filo da torcere con due attaccanti come Mitroglou e Saviola, che il modo di fare gol lo trovano sempre. Lo United ha il tempo, da qui a febbraio, di ritrovare la quadratura del cerchio, recuperare gli infortunati e rimettere in riga una stagione che si preannunciava già difficile visto l’addio di Alex Ferguson. C’è la tegola Van Persie che, pare, avrebbe chiesto la cessione; senza di lui il gruppo sarà certamente più debole, ma anche così ci stupiremmo se dovesse cedere il passo.
Due nobili decadute che hanno seguito percorsi diversi: dopo la finale del 2002 le Aspirine sono rimaste sempre nell’elite del calcio tedesco, pur senza riuscire a vincere; i transalpini hanno vissuto anni bui e tremendi prima che l’avvento degli sceicchi riportasse in vetta la squadra. A oggi pare non ci sia partita: il PSG ha una profondità e un talento troppo superiori, ha Ibrahimovic e Cavani che vincono da soli le partite (22 gol per lo svedese tra campionato e Champions, 16 per il Matador) e ha Lavezzi, Pastore, Lucas, più Thiago Silva e Marquinhos in difesa. Occhio però al Leverkusen, secondo in Bundesliga, capace di vincere a Dortmund e fermare sul pareggio la corazzata Bayern Monaco. Davanti c’è un tridente che segna tanto (Kiessling, Son e Sam hanno realizzato 23 gol in campionato) e apre spazio per i centrocampisti. Decisiva sarà la sfida della BayArena, dove i tedeschi dovranno prendersi subito un certo margine per non rischiare.
Già gli incroci nell’incrocio sono affascinanti. Mancini contro Mourinho, cioè gli ultimi due allenatori vincenti all’Inter; e poi Didier Drogba contro la squadra in cui ha militato per otto stagioni, vincendo tutto (anche la Champions League) e diventando un idolo di Stamford Bridge. I turchi che hanno fatto fuori la Juventus ci credono: sanno di avere un gruppo senza troppa esperienza e con limiti difensivi, ma con gente come l’ivoriano, Sneijder e Burak Yilmaz può succedere di tutto. Per di più i Blues non sembrano avere troppi margini di crescita: il loro potenziale è questo, possono arrivare in fondo ma anche subire rovinose cadute come del resto è già accaduto in stagione (doppia sconfitta contro il Basilea). Il talento resta superiore e non ci piove: il Chelsea resta favorito, ma quella vecchia volpe di Mancini…
Sorteggio fortunato per Ancelotti. Semifinalista nel 2011 quando aveva demolito l’Inter ai quarti, lo Schalke sta facendo fatica anche in patria dove alterna una vittoria brillante a una sconfitta allarmante. Squadra che ha in rosa un paio di baby-fenomeni (Draxler e Meyer), qualche elemento di esperienza come Boateng e Huntelaar (se ci sarà: rientro previsto a fine gennaio), ma che sostanzialmente rimane nuova e alle prime armi per come è formata. Il Real Madrid è di tutt’altra pasta, anche se Angel Di Maria dovesse effettivamente lasciare per andare nel Principato di Monaco: è troppo amplia e di spaventoso talento la rosa dei Blancos per pensare che possa essere eliminata. Certo c’è stato un periodo in cui il Real ha mancato gli ottavi per sei stagioni consecutive, ma non sembra essere questo il caso.
Si giocasse oggi, forse Spalletti avrebbe qualche possibilità; siccome si andrà in campo a febbraio, le speranze calano. Certo: il gelo del Petrovsky potrebbe giocare un ruolo non indifferente, ma il Borussia Dortmund al completo (perchè a febbraio rischia seriamente di esserlo, a parte Subotic) metterebbe paura a chiunque e l’ha già dimostrato. Rispetto all’anno scorso perde forse qualcosa dietro, ma intanto ha aumentato il potenziale offensivo con Aubameyang e Mkhitaryan, ha trattenuto Lewandowski e fatto crescere i suoi giovani (su tutti Durm). Lo Zenit nel girone non ha dato prova di grande solidità, e in più ci sono voci che vogliono Hulk in partenza: tutte le partite iniziano sullo 0-0, ma scommettiamo decisamente sui gialloneri almeno per questa volta.
(Claudio Franceschini)