Un attacco diretto di Barack Obama nei confronti di Vladimir Putin. Sembra di essere tornati ai tempi della Guerra Fredda, quando il mondo era diviso in due grandi blocchi che facevano capo a Stati Uniti e Unione Sovietica, e ogni giorno era vissuto nel silenzioso ma consapevole incubo di un conflitto imminente. Da allora è passato del tempo, l’Impero Sovietico non c’è più e le battaglie culturali e politiche si combattono se vogliamo su altri fronti; ma la tensione a volte rimane, ed è questo il caso. A dire il vero, che ci siano finiti di mezzo Stati Uniti e Russia è un puro caso: oggigiorno razzismo, omofobia e diritti degli omosessuali sono discorsi che animano i salotti di tutto il mondo, e anche in casa nostra siamo abituati all’antifona. Il “pretesto” è dato dalle Olimpiadi invernali di Sochi, in programma dal 7 al 23 febbraio 2014: con una mossa che sa tanto di smacco e risposta esplicita, il presidente a stelle e strisce Barack Obama ha deciso che i capi delegazione per il suo Paese saranno Billie Jean King (per la cerimonia di apertura) e Caitlin Cahow. Niente di strano se consideriamo che la prima è una delle tennisti più vincenti di sempre (39 tornei dello Slam di cui 12 di singolare) e la seconda ha vinto due medaglie ai Giochi invernali con la Nazionale di hockey su ghiaccio; il discorso cambia, e di molto, pensando che la King è stata una delle prime donne al mondo a dichiarare la propria omosessualità e la seconda è una paladina dei diritti delle lesbiche. Insomma: una scelta non casuale. Già, perchè dall’altra parte del mondo le leggi contro la propaganda omosessuale emanate da Vladimir Putin hanno suscitato grande clamore, causando proteste bizzarre (si veda il movimento delle Pussy Riot, che a dire il vero ce l’hanno con la politica del presidente un po’ in termini generali) e qualche dichiarazione “forte”, come era stata quella di Yelena Isinbayeva che ai Mondiali di Mosca aveva difeso la famiglia tradizionale, salvo poi dover fare marcia indietro (un “problema” che conosciamo anche qui, si veda il caso Barilla) anche perchè certe atleti (le svedesi) si erano presentate in pista sfoggiando unghie dipinte con l’arcobaleno, chiaro segno di sostegno alla parità di diritti (altre si erano baciate sulla bocca dopo la vittoria). Viene fin troppo facile allora leggere nella decisione di Obama una decisa presa di posizione contro la politica di Putin in tema di diritti agli omosessuali; 



Anche perchè la delegazione USA non vedrà la presenza di alcun ministro, dopo che la stessa First Lady Michelle aveva sfilato a Londra (e a Vancouver era presente il vicepresidente Joel Biden). Rischia di scoppiare un caso internazionale: mentre diversi atleti (tra cui Bode Miller) e alcuni quotidiani hanno espresso la loro solidarietà al presidente Obama, Putin ha rincarato la dose sostenendo la necessità di“difendere i valori morali tradizionali” contro certi “pseudo-valori occidentali”, e soprattutto contro gruppi sociali che “impongono il loro punto di vista ad altre persone ed altri Paesi”. Che ci siano manifestazioni anche di violenza e oppressione della libertà di parola e pensiero (si pensi alla Francia) è fuori discussione, ma qui il grosso rischio è quello di perdere di vista il reale valore e significato delle Olimpiadi. Perciò: Obama vuole far sfilare due omosessuali dichiarate (e, ripetiamo, certo non persone qualunque)? Liberissimo di farlo e di spiegare il perchè, come del resto libera era (avrebbe dovuto essere) la Isinbayeva di dichiarare al mondo come la pensa lei in tema di famiglia. 



(Claudio Franceschini)

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