Si annunciano tempi difficili per il più importante gruppo editoriale italiano. Il management di Rcs Mediagroup ha comunicato ieri le linee guida del piano triennale 2013-2015 del gruppo che comprende anche il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport: vendita o chiusura di 10 testate, esuberi in tutto il gruppo. Secondo il comunicato sindacale del Comitato di Redazione della Gazzetta, “tagli e cessione dei gioielli di famiglia, unica strada conosciuta da anni. Ovviamente a spese dei lavoratori: secondo i manager 800 persone dovranno lasciare l’azienda (640 in Italia e 160 in Spagna). Mentre non c’è traccia di un adeguato aumento di capitale, non ancora definito come importi e modalità ma assolutamente necessario per ripianare le perdite causate dalla svalutazione delle partecipazioni in Unidad Editorial, società editrice spagnola controllata da Rcs e fondamentale per affrontare il delicato momento che attraversa il settore, con investimenti indispensabili sul multimediale e un rafforzamento dei prodotti già esistenti e ampiamente redditizi”. L’assemblea dei giornalisti della Gazzetta dello Sport, convocata ieri, “ha approvato un pacchetto di 10 giorni di sciopero per rispondere con decisione agli annunci e alle scelte deleterie dell’azienda”. Tra queste si ricordano: “Gli azionisti di Rcs Mediagroup, negli esercizi tra 2007 e 2011 (dunque in piena e lampante crisi economica), si sono spartiti dividendi per oltre 100 milioni di euro contro aumenti di capitale pari a zero. Mentre amministratori e sindaci, tra 2007 e 2010, hanno intascato compensi per 22,6 milioni, premiandosi con grande generosità. Non si capisce con quale criterio, viste le scelte fallimentari del periodo. Antonello Perricone, amministratore delegato sostituito nel luglio scorso, ha ottenuto una buonuscita di 3,4 milioni di euro. Dopo aver incassato 5,2 milioni tra 2007 e 2010, anche durante lo stato di crisi che richiedeva a giornalisti e poligrafici prepensionamenti e sacrifici”.



Per quanto riguarda i tagli, invece, “si sommano a quelli già attuati negli anni scorsi, con un grave danno per la qualità dei prodotti. In più, per evitare di mettere mano al portafoglio come ci si dovrebbe aspettare da imprenditori lungimiranti, si pensa di svendere dieci testate storiche della Divisione Periodici e di sacrificare il palazzo di via Solferino a Milano. Rinunciando a ciò che è proprio da sempre per trasferirsi e pagare un lauto affitto, guarda caso a un azionista presente nel Patto di sindacato”.



I giornalisti del più importante quotidiano sportivo italiano rivendicano da parte loro di continuare “a fare come sempre la propria parte. A breve partiranno nuove iniziative, incentrate sulla multimedialità, che si aggiungono alle realtà già presenti oggi. Iniziative che richiedono ulteriori carichi di lavoro e un organico adeguato e in vista delle quali si respinge con fermezza ogni tentativo di ridurre il corpo redazionale”. Da qui lo sciopero, anche se non sappiamo ancora con quali modalità verrà effettuato.

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