“Non ci salveremo più”, aveva commentato Maurizio Zamparini a margine della sconfitta interna del Palermo contro il Siena, una partita che poteva rilanciare le ambizioni rosanero e che invece è terminata con 0 punti e la caduta nel baratro. “E’ una follia pensare di farcela, bisognerebbe essere assistiti dalla fortuna”, aveva detto a Itasportpress.it, scagliandosi poi contro i giocatori: “Non sono uomini, sono pappemolli. Sono 30 anni che faccio calcio, sono retrocesso due volte con il Venezia e per due volte sono tornato in Serie A. Non sono rassegnato, ma è la matematica”. Anche a guardare il calendario, non certo semplice anche volendo pensare che la quota salvezza sarà più bassa di 40 punti. Ma la cosa incredibile è che per la quarta volta la panchina del Palermo cambia padrone: stavolta la situazione è addirittura paradossale e ci sarebbe da ridere se non fosse che non si trova nemmeno la forza per farlo: Zamparini ha deciso di esonerare per la seconda volta Gian Piero Gasperini, che ha fatto in tempo a sedersi per la partita contro il Siena prima di essere ricacciato (avete letto bene: una gara). La formula trovata, ufficializzata poco fa sul sito della squadra, è quella della risoluzione consensuale del contratto: tornerà Beppe Sannino, che è già sotto contratto con i rosanero per i prossimi due anni e aveva guidato la squadra nelle prime tre giornate di campionato (un punto contro il Cagliari). La disponibilità c’è: si attende solo l’ufficialità, ma sarà lui a dirigere l’allenamento domani. Nel frattempo sono arrivate anche le dichiarazioni del vice presidente Guglielmo Miccicchè, che a BlogSicilia ha usato parole non dissimili da quelle di Zamparini: “Non so più cosa dire, mi dispiace veder scivolare il Palermo in serie B”. La domanda viene spontanea: se il presidente è tanto convinto che niente salverà più la squadra, perchè cambiare per la quarta volta in stagione? Di certo il colpevole non può essere Gasperini, che anzi senza due errori tecnici, una decisione non brillantissima dell’arbitro Romeo e tanta sfortuna (due traverse) avrebbe anche potuto portare a casa la posta piena, e oggi la situazione sarebbe diversa. Ma tant’è: a Sannino l’ingrato compito (a questo punto non si può che dire così) di cercare di tirar fuori la squadra dal pozzo senza fondo nella quale è sprofondata. Con la forte sensazione che il suo mandato potrebbe avere vita breve nel caso vada incontro a una sconfitta (per lui c’è subito una partita dir poco proibitiva, a San Siro contro il Milan).