Oggi Kevin Prince Boateng ha parlato contro il razzismo a Ginevra, presso la sede dell’Onu. Il 21 marzo è infatti la ‘Giornata internazionale contro le discriminazioni razziali’, e il giocatore del Milan è stato scelto come testimonial dopo le note vicende legate all’amichevole contro la Pro Patria dello scorso 3 gennaio, sospesa dopo che il giocatore aveva lasciato il campo per protesta contro i cori di alcuni tifosi bustocchi. Davanti alle Nazioni Unite, il rossonero ha detto: “Il razzismo non si può ignorare: non andrà via come il mal di testa. Piuttosto ha molto in comune con la malaria. E’ contagioso, si diffonde. Va combattuto”. Boateng è stato invitato insieme ai vertici di Fifa e Uefa (nel giorno in cui nella città svizzera si gioca Italia-Brasile) per parlare del razzismo nello sport e dei modi per debellarlo. Boateng, arrivato insieme alla fidanzata Melissa Satta, può essere considerato un testimonial perfetto: madre tedesca, padre ghanese, il fratello Jerome rappresenta la Germania mentre lui ha optato per la Nazionale del Ghana. Un cittadino del mondo, che ha giocato anche in Inghilterra prima di approdare in Italia. Boateng ha aggiunto: “Nel 2010 ho incontrato Nelson Mandela, che mi ha invitato a combattere il razzismo. Che è inaccettabile, ed è più di bianchi contro neri. Ho provato ad evitarlo, ma se non lo combatti non lo puoi battere. Agite, non reagite”. Per quanto riguarda il ruolo dello sport, ‘Boa’ crede che possa fare molto: “Lo sport ha una responsabilità sociale e può fare tanto. Se gli Stati Uniti hanno un presidente di colore, non è solo perché è esistito Martin Luther King, ma anche perché è nato Muhammed Ali”. Ha parlato anche un altro calciatore molto impegnato contro il razzismo, il francese Patrick Vieira: “Per battere il razzismo serve un lavoro di squadra, ognuno ha il suo ruolo. Credo nello sport e in un mondo migliore, cominciamo a cambiarlo nello sport da subito”.