L’avvicinamento a Croazia-Serbia, partita valida per le qualificazioni mondiali che si giocherà domani alle ore 18.00 a Zagabria, si arricchisce di un ulteriore problema. Si sa che i rapporti tra le due principali nazionalità della ex Jugoslavia non sono dei migliori, specialmente dopo le guerre degli anni ’90, e oggi una organizzazione ultra-nazionalista dell’estrema destra croata (Hsp) ha definito il c.t. serbo Sinisa Mihajlovic “persona non gradita”. L’Hsp si basa su quanto dichiarato da Mihajlovic in una intervista alla Gazzetta dello Sport: secondo l’interpretazione di questo gruppo croato, l’ex allenatore della Fiorentina avrebbe ammesso di aver sostenuto finanziariamente durante la guerra i serbi di Croazia e di essere stato amico della ‘Tigre’ Arkan, capo delle formazioni paramilitari attive durante i conflitti armati nei Balcani negli anni novanta. A dire la verità tutto questo si deve a una traduzione errata (Sinisa ha detto: “Arkan era un mio amico. Ma non difendo i suoi crimini, li condanno. Come tutti quelli commessi, da una parte e dall’altra”), ma tanto è bastato per far salire ulteriormente la tensione attorno a una partita che già non potrà essere tranquilla. Va pure considerato che Mihajlovic è nato nella comunità serba di Vukovar, città croata al confine con la Serbia, definita “città martire” dai croati e simbolo della resistenza nella guerra di indipendenza contro Belgrado. Alla vigilia dalla delicata partita cresce la paura per possibili violenze e scontri che potrebbero verificarsi a causa di un odio tra le parti che va ben oltre lo sport e dunque appare insanabile, e che ha suscitato di recente le forti preoccupazioni del presidente Uefa Michel Platini. Il direttore della Polizia croata, Krunoslav Borovec, ha avvertito che in caso di manifestazioni ostili contro i serbi sulle tribune e di cori segnati dall’odio xenofobo, la partita potrà essere sospesa e anche annullata: “La polizia è pronta e intende adottare tutto quanto nei suoi poteri per garantire il massimo livello di sicurezza prima, durante e dopo l’incontro, anche a sospendere il match in caso di cori ostili”. I preparativi vanno avanti da almeno tre mesi, con una stretta collaborazione tra i servizi di intelligence croati e la polizia serba: almeno da questo punto di vista, un lavoro fianco a fianco che può essere un buon auspicio di pace.



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