Anche il rugby finisce nel ciclone doping. In Francia è scandalo: lo ha scatenato l’Afid (l’Agenzia francese per la lotta al doping), pubblicando uno studio che dimostra come sia proprio il rugby lo sport più colpito nel rapporto fra numero di controlli e casi accertati di giocatori positivi. Lo ha confermato uno dei nomi più conosciuti della palla ovale transalpina, Jean-Pierre Élissalde, già giocatore della Nazionale e attuale allenatore del Bayonne: “Sì, mi dopavo. Negli anni Settanta e Ottanta si faceva uso di anfetamine. Le usavano i ciclisti, i calciatori e naturalmente i rugbisti. Io le ho assunte due volte: la prima perché ero malato e dovevo giocare, la seconda per affrontare il Tolone. Bisogna smetterla con le ipocrisie”, ha scritto sul proprio profilo Facebook. La sua voce si oppone a quella di Federazione, Lega e associazione dei giocatori, che invece sottolineano come quasi tutti i casi siano dovuti a prodotti contro l’asma o al massimo sono positività alla cannabis. Élissalde però non ci sta a nascondere tutto: “É dai miei tempi che certe prestazioni mi sorprendono. Vedevo giocatori molto eccitati, era l’effetto delle anfetamine. Come vedere oggi i sudafricani più simili a bodybuilder che a rugbisti. Non credo però che nel rugby ci sia il doping organizzato”, ha comunque concluso il suo pensiero. Ma non basta a chiudere il caso e spegnere le polemiche.



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