A Roma si gioca. A tennis. In una città dominata dalla passione per il calcio, arriva un momento, ed è maggio, in cui le attenzioni di parte della folla si concentrano sul Foro Italico. Che è di fianco allo stadio Olimpico, ma qui c’è una rete in mezzo al campo, terra rossa come superficie e si gioca con una racchetta. La capitale d’Italia vive un grande momento per quanto riguarda lo sport: le due squadre di calcio sono in finale di Coppa Italia, nel basket c’è l’Acea ai playoff (ma il fatto sembra curiosamente sfuggire alla stampa locale) e proprio in questo periodo particolarmente fertile arrivano gli Internazionali d’Italia. Che fanno parte del cosiddetto Slam Rosso: Montecarlo, appunto Roma, e soprattutto Roland Garros. Ovvero: è un torneo importante, e non per niente ci sono i migliori tennisti dei circuiti ATP e WTA. Per esempio Rafa Nadal, che ieri ha trionfato a Madrid (dopo aver vinto anche a Barcellona): non sarà al 100%, ma sulla terra di Roma ha vinto 6 volte (tre consecutive: entrambi sono record), quando si entra in questo periodo della stagione diventa il dominatore assoluto e le ultime settimane ci hanno detto che gode di grande credito. O come Roger Federer, eliminato a sorpresa da Nishikori a Madrid e con tutta la volontà del mondo di fare bene qui, più che altro come preparazione all’Open di Francia, che ha vinto una sola volta. Gli altri nomi? Grigor Dimitrov, oggi più famoso per essere il nuovo fidanzato di Maria Sharapova ma nei fatti talento emergente che ha già battuto Djokovic in una partita serratissima (già: c’è anche Nole) e si candida a prendere il posto dei quattro là davanti (a proposito della coppia: Masha, firmando la telecamera a Madrid come da rito dopo ogni vittoria, ha simpaticamente scritto “How did you catch us?”, messaggio per i paparazzi); Juan Martin Del Potro, che torna dopo la precoce eliminazione a Miami. Aveva fatto finale a Indian Wells, il polso lo costringe a centellinare gli impegni ma resta un avversario da battere. Poi gli specialisti della terra: da Richard Gasquet agli spagnoli. E gli italiani, ovviamente: sfortunati Seppi e Fognini che si trovano subito di fronte (come a Montecarlo) ma soprattutto hanno in Nadal l’eventuale avversario di secondo turno (le teste di serie hanno un bye). Non c’è invece Gianlugi Quinzi, che è già diventato pro ma ha preferito allenarsi per i tornei che verranno. In campo femminile naturalmente i nomi sono due: Serena Williams quest’anno ha già vinto quattro tornei e viene dalla vittoria di Madrid su Maria Sharapova, ovvero la seconda ragazza da tenere d’occhio (ha vinto le ultime due edizioni). Per come stanno andando le cose, solo uno sconvolgimento cosmico potrebbe impedire una finale Stati Uniti-Russia, o magari qualche outsider: sicuramente Vika Azarenka che però sulla terra non si esprime al meglio. Conviene puntare decisamente di più su altri nomi, come Angelique Kerber (semifinale lo scorso anno: clicca qui per l’intervista esclusiva), una Ana Ivanovic che sta tornando alla forma migliore e, perchè no, la nostra Sara Errani, che ormai arriva in fondo con grande regolarità ma deve scrollarsi di dosso la fama negativa contro le migliori del circuito. Attenzione alle sorprese: 



Che possono venire dalla spagnola Garbine Muguruza, 20 anni a ottobre (origine venezuelana: è nata a Caracas da madre del luogo) o da Laura Robson, che però affronta Venus Williams al primo turno e Serena se dovesse vincere. Tra le donne è Chris Evert a detenere il record di vittorie (5). Le altre italiane hanno avuto un sorteggio più o meno benevolo: Roberta Vinci trova la Vesnina con cui è sotto nei precedenti ma sulla terra è un’altra storia, Flavia Pennetta ha l’astro nascente Sloane Stephens che però non ama questa superficie e dopo l’exploit agli Australian Open (semifinale) è decisamente in calo. Speriamo: non vinciamo questo torneo dal 1985, con Raffaella Reggi che però lo ha fatto in “esilio”, a Taranto. Così, l’ultimo ad alzare il trofeo al Foro Italico è stato Adriano Panatta nel 1976, anno in cui ha vinto anche Roland Garros e Coppa Davis e qui ha annullato 11 match point a Kim Warwick. Successivamente è diventato direttore degli Internazionali e un giorno, volendo avvisare la folla alla biglietteria che Venus Williams si era ritirata, si sentì gridare dietro “se gioca la Kournikova va bene così”. Una delle tante storie di questo torneo, come quando Davide Sanguinetti, chiamato ad un’esibizione contro Marcelo Rios perchè l’altro finalista si era ritirato, visse un inferno di palle corte e palle negli angoli che il cileno malignamente gli piazzò per tutta la partita, dopo che il nostro gli aveva suggerito di avere clemenza in quanto aveva appena finito di pranzare. La partita più lunga? La finale del  – allora si giocava ancora ai cinque set – cinque ore e cinque minuti, con due match point cancellati da chi poi avrebbe vinto. Si chiamava Rafael Nadal, e il suo avversario era Roger Federer. Strano, no?



 

(Claudio Franceschini)

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