La Fiorentina batte il Palermo 1-0 ed è in Europa. Adesso c’è anche l’aritmetica a dare conforto ai viola, come per contro la matematica condanna definitivamente i rosanero, che nell’ultima giornata giocheranno solo per congedarsi dal pubblico del Barbera nella speranza di una pronta risalita in serie A. I viola dunque tornano a giocarsi le coppe internazionali: era il 2009/2010 quando il Bayern Monaco li eliminò – anche grazie a un gol in clamoroso fuorigioco – dagli ottavi di Champions League. Da lì sono seguite stagioni negative, lo spettro della retrocessione la scorsa stagione, la rissa tra Delio Rossi e Ljajic. Adesso invece si festeggia: i 67 punti sono buoni per il raggiungimento dell’obiettivo. Viceversa, il Palermo torna nella serie cadetta dopo nove stagioni esaltanti, nelle quali ha anche assaggiato l’Europa (con Guidolin) e ha visto passare per il Barbera ottimi come Toni (l’uomo che oggi ha sancito la retrocessione), Pastore, Sirigu, Balzaretti, Barzagli, Corini, Nocerino, Cavani, lo stesso Miccoli le cui lacrime dicono più di mille parole. Affondata o meno da Maurizio Zamparini, questa società ora deve cercare la pronta rinascita, molto probabilmente con Giuseppe Sannino in panchina. Sulla partita c’è poco da dire: il primo tempo è stato intenso e combattuto, la Fiorentina naturalmente ha controllato decisamente di più il pallone (59%) ma le conclusioni verso la porta sono state pari (16-15), con la sola differenza che i viola sono riusciti a centrare per sei volte lo specchio contro le due del Palermo.
Qualche imprecisione di troppo in fase di disimpegno (lo testimonia il fatto che Pizarro, che si è dedicato maggiormente all’interdizione, forse per la prima volta in stagione non sia nei primi quattro giocatori per palloni distribuiti) ha concoesso ai rosanero alcune occasioni soprattutto con delle ripartenze (la supremazia territoriale è stata di 13 minuti e mezzo contro 8 e mezzo a favore dei padroni di casa), ma è mancata la qualità e la necessaria cattiveria per chiudere, anche grazie ai buoni recuperi di Roncaglia (26 in questo dato), tornato titolare e subito protagonista di un’ottima gara. Nel secondo tempo le percentuali di attacco alla porta (59% la Fiorentina, 53,5% il Palermo) sono decisamente calate a causa di un violento acquazzone che si è abbattuto sul Franchi; sugli spalti è iniziata la festa, mentre in campo si è comunque cercato di giocare a calcio ma le difficoltà sono state evidenti, così anche il Palermo che doveva necessariamente cercare il gol del pareggio non ha più avuto le occasioni giuste per colpire. Ottima la partita dell’ex Toni, che ha tirato sei volte, una in più di Jovetic che ancora una volta ha voluto dimostrare di valere il prezzo del suo cartellino, risultando oggi molto più incisivo che in altre situazioni.
La partita si decide nel finale del primo tempo. L’azione nasce da un’invenzione di Borja Valero, che prende palla sulla trequarti avversaria, a destra, fa il solito movimento a “veronica” per liberarsi della marcatura e poi serve internamente al difensore un filtrante sulla corsa di Cuadrado, che arriva in sovrapposizione e centra basso a pochi passi dalla porta. Munoz è in anticipo su Toni, ma il rimpallo che scaturisce dal contatto fa sì che il pallone rimbalzi sulla tibia dell’attaccante viola e finisca in porta. E’ il gol partita: una beffa che a mandare in serie B il Palermo sia l’uomo che con 30 gol l’aveva portato in serie B, segnandone poi altri 20 alla prima stagione nella massima serie.
Vincenzo Montella si gode il traguardo raggiunto ai microfoni di Rai Sport: “E’ stata una stagione spettacolare, ogni cosa si è incastrata al suo posto. I ragazzi hanno dimostrato di avere coraggio e determinazione, la squadra è sempre stata convinta di portare avanti un’idea di calcio a cui non eravamo ancora abituati. Oggi lo spazio è tutto per loro, sono i giocatori che meritano la standing ovation”. Giuseppe Sannino ha umori opposti: nonostante un buon ruolino personale non è riuscito a evitare la salvezza. La colpa non è certo sua, ma ai microfoni di Rai Sport il tecnico di Ottaviano dice: “Mi scuso con i tifosi, va detto che da quando sono tornato a Palermo abbiamo sempre giocato contro squadre di vertice”. Poi dice: “Non sono un mago, il tempo è importante per qualunque allenatore. Bisognerebbe entrare nella testa di chi comanda la società, aver voglia di lavorare ed esprimersi contro chiunque”. Sul suo futuro: “Ho un anno di contratto, ora valuteremo”.