La finale di Europa League sorride al Chelsea, che ieri sera ha battuto per 2-1 il Benfica ad Amsterdam, e questo risultato ci permette di fare qualche considerazione interessante, tra statistica, storia e un pizzico di quella magia che rende spesso leggendarie le vicende del calcio. Per la gioia dei Blues e la disperazione dei lusitani, forse potremo capire che una vittoria del Chelsea era prevedibile.
In questo momento, nessuno vorrebbe essere un tifoso del Benfica. Sabato hanno giocato in campionato contro il Porto la partita decisiva per il titolo portoghese. Penultima giornata, la squadra di Jorge Jesus fa visita agli storici rivali difendendo due punti di vantaggio. Se vince è campione, ma anche un pareggio andrebbe benissimo visto che quello lusitano è di fatto un campionato a due squadre, e per di più all’ultima giornata il Benfica ospiterà a casa sua – nel mitico Estadio Da Luz – una squadra in zona retrocessione. Ebbene, al 92′ minuto il punteggio è di 1-1, ma in pieno recupero il Porto segna il gol della vittoria, sorpassa in classifica e ora sembra che sia tutto pronto per l’ennesimo trionfo dei biancoblu che furono di Mourinho. Uno choc che di certo non è stato il modo ideale di avvicinarsi alla finale, che ha riservato identica beffa: 1-1 a pochi secondi dalla fine, il colpo di testa di Ivanovic e la coppa prende la strada di Londra. D’altronde, perché stupirsi? La maledizione di Bela Guttmann ha colpito di nuovo. Se il nome non vi dice nulla, è bene sapere che l’ungherese è stato uno dei più grandi allenatori della storia del calcio – considerato l’archetipo degli allenatori alla Mourinho, tanto per capirci – e fu il tecnico che portò il Benfica alle due Coppe dei Campioni consecutive ai tempi di Eusebio (1961 e 1962). Peccato che, subito dopo il secondo titolo, litigò con la dirigenza e sembra che si sia congedato con una funesta profezia: “Per i prossimi 100 anni non vincerete più nessuna Coppa europea”. Sembrava impossibile, per uno squadrone tanto forte e che già l’anno successivo si ripresentò in finale. Era il 1963, il Benfica perse quella sfida con il Milan e la maledizione cominciò ad avverarsi. Arrivarono poi le sconfitte del 1965 contro l’Inter, del 1968 contro il Manchester United, del 1988 contro il Psv Eindhoven e del 1990 contro il Milan, a cui vanno aggiunte quelle del 1983 in Coppa Uefa contro l’Anderlecht e appunto quella di ieri. Sette finali, tutte perse, e mancano ancora 49 anni alla fine del ‘secolo maledetto’…
Dall’altra parte, c’erano almeno due segni che facevano pendere la bilancia dalla parte del Chelsea.
Il primo è la storia di Rafa Benitez, specialista nell’ottenere i successi internazionali più bizzarri che ci si possa immaginare. I due precedenti sono famosissimi: la finale di Champions League del 2005 con l’incredibile rimonta del suo Liverpool ai danni del Milan, e il Mondiale per Club del 2010 con tanto di addio all’Inter quella stessa sera. Per un allenatore che è sempre stato odiato dalla sua tifoseria, che già sogna il ritorno di un certo José Mourinho (ricorre spesso questo nome…) e che rimpiange anche Roberto Di Matteo – giustamente, visto cosa fece l’italiano nella scorsa stagione – non poteva esserci modo migliore di una vittoria europea per dare l’addio ad Abramovich & Company. E se pensate che tutto sommato vincere una Europa League non sia un’impresa leggendaria, pensate che per i prossimi 10 giorni i Blues saranno i detentori di entrambi i trofei europei. Niente male, per una squadra considerata in declino…
(Mauro Mantegazza)