Cosa mi -e ci- lascia David Beckham, calciatore inglese dal 1993 al 2013? Un ventennio di gesti, cifre, muscoli, sorrisi, capelli, sogni, soldi, spot e anche un film, quel Sognando Beckham che lancio Keira Knightley nel 2002. Ora però Beckham si ritira, e vale la pena scendere più nello specifico. Non tanto per la portata storica dell’evento, che resta un granello nel litorale del tempo, ma per quella calcistica. Perché David Beckham, prima che marito, papà, icona e business man, è stato un giocatore di calcio. Meglio, qualcosa di più. E’ stato un fondamentale ben preciso, caduto quasi in disuso ai giorni nostri per l’evoluzione dell’uomo e del gioco. Se Juan Sebastian Veron era il lancio, David Beckham è stato il cross. Ovvero, stando a una definizione da dizionario, il ‘tiro delle ali verso il centro, detto anche traversone’. David Beckham è la via più semplice (e precisa) tra la fascia e il centro dell’area, tra il 7 e il 9 senza dover passare dalla corsa dell’8, o i ghirigori del 10. Quando i numeri avevano un valore tattico, Beckham era un “7”, un’ala destra. Nella fattispecie, quella del Manchester United di Alex Ferguson, che con lui su una fascia e Ryan Giggs sull’altra è volato sino all’Olimpo del calcio. Quando i numeri sono diventati folklore, Beckham non ha smesso di stupire. Mentre il calcio accelerava e lui rallentava passando al Real Madrid, si è reinventato regista davanti alla difesa, negli stessi anni in cui noi si scopriva Andrea Pirlo. 



Sfogliando l’album dei ricordi recenti, non vengono in mente molti giocatori capaci di crossare con la stessa efficacia di Beckham, per non parlare dello stile. Braccio destro lievemente abbassato, braccio sinistro aperto, interno piede destro ad incontrare il pallone e piede sinistro appoggiato a terra, a sostegno del tutto. Se l’uomo di Leonardo fosse stato calciatore, sarebbe stato lui. L’unicità tecnica di Beckham è spiegata anche dalla storia, che dopo di lui ha proposto pochissimi giocatori in grado di eseguire un cross dalla fascia come Dio comanda. Forse…

Luis Figo, e quel suo calcio dal gusto un pò retro ma dannatamente efficace, ma poi? Oggi in area si arriva con gli “esterni”, solitamente fighetti che amano “rientrare verso il centro” per calciare col piede prediletto. Oppure, se si è fortunati, coi terzini, colossi ad alta velocità cui spesso manca giusto il fondamentale in grado di smarcare l’attaccante. Quello che Beckham ha nel DNA e che rende tutto più semplice (chiedere a Andy Cole, Dwight Yorke, Teddy Sheringham, Ruud Van Nistlerooy, Raul, Pato). Cosa mi -e ci- lascia dunque David Beckham, dopo vent’anni di carriera nel calcio? Un cross come Dio comanda. O se volete, anche una punizione perfetta da fuori area. Ma di quelle ne vedremo…

 

(Carlo Necchi)