Devastanti. Come altro potremmo definire Rafa Nadal e Serena Williams, se non con questo aggettivo? Con una differenza però, anzi due: sarebbe stata una grande sorpresa se l’americana non avesse vinto gli Internazionali d’Italia, vista la sua evidente superiorità su qualunque avversaria. Viceversa, il trionfo di Nadal a Roma può comunque dirsi, se non inaspettato, quantomeno buono per strappare un mormorio di piacevole sorpresa. Perchè ormai è certo: lo spagnolo è tornato alla grande. Non tanto per i cinque trofei incamerati da quando è rientrato nel circuito (parliamo di tre mesi fa), quanto per la qualità del suo tennis in continua ascesa, il modo in cui ribalta situazioni in apparenza senza uscita (contro Gulbis) e il dominio che impone in campo ogni volta che vede la terra rossa. Partiamo però con ordine: alle 13:30 scendono in campo Serena Williams e Victoria Azarenka per la finale del torneo femminile. Il centrale del Foro Italico si aspetta che la numero 1 al mondo scappi via senza problemi, e infatti è così: il primo set praticamente non si gioca nemmeno, è un monologo di Serena che se lo prende per . Nel secondo c’è più battaglia, anche se la minore delle Williams sale 4-2. La Azarenka però non ci sta, recupera il break e sembra poter prolungare la partita: niente, Serenona impone la sua legge schiacciante, strappa ancora il servizio alla bielorussa e chiude . E’ la vittoria numero 2 a Roma: aveva trionfato nel 2002 battendo Justine Henin. Altri tempi, che ci testimoniano di quanto esteso sia il dominio della Williams, che in questo momento non ha avversarie, e forse non ne ha mai avute se non nella sua salute e nella sua condizione fisica. Quando poi al pomeriggio arrivano Rafa Nadal e Roger Federer le attese sono al massimo: trentesima partita tra i due, la storia nella storia della partita, lo svizzero che sembra stare bene, Nadal sulla sua superficie ideale. Ci si accomoda per una battaglia da tre set e tre ore di gioco, e invece finisce subito. Alla fine il pubblico guarda il tabellone e legge in un’ora e nove minuti. A favore di Nadal, che si prende la ventesima vittoria in carriera contro Federer, la 14esima in una finale (contro sei sconfitte). Sono numeri che fanno ancora più impressione quando pensiamo che lo spagnolo al Foro Italico ha vinto già 7 volte, e che insieme agli otto successi di Barcellona, ai 7 del Roland Garros e agli 8 di Montecarlo sono 30 i successi nei principali tornei sulla terra rossa, ai quali vanno aggiunti 3 successi a Madrid e uno ad Amburgo. A soli 26 anni. Forse qui a Roma abbiamo celebrato la fine del regno di Federer, i cui sentori comunque c’erano già stati: il Re svizzero non ha avuto armi per tenere testa a un Nadal che certo nel corso della carriera lo ha sempre messo in difficoltà, ma forse mai fino a questo punto. Quando mai abbiamo visto Federer cedere il servizio cinque volte in due set, rispondere con il 29% alle prime di servizio dell’avversario e al 27% alle seconde (ancora peggio)? Ci ricordiamo dello svizzero che ha solo due palle break in tutta la partita? Forse no; ed ecco perchè la vittoria di Nadal è netta, al di là del punteggio che a volte può essere ingannevole. Non oggi pomeriggio. A questo punto, Rafa arriva al Roland Garros da favorito numero 1, se ancora qualcuno avesse avuto dei dubbi; Federer invece può consolarsi pensando che tra poco arriva Wimbledon, e lì la storia potrebbe cambiare. O forse no.
(Claudio Franceschini)