E’ stata una stagione lunghissima e impegnativa. Una cavalcata trionfale dall’inizio alla fine, che ha rischiato di avere un epilogo drammatico ma invece si è chiusa, per il Sassuolo, con la gioia pura di una promozione in serie A. “E’ un progetto partito da lontano”, afferma Nereo Bonato, direttore generale della squadra che rappresenta la città più piccola dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti a raggiungere la massima serie in Italia. Una favola, costruita con pazienza e determinazione, con scelte oculate e passando attraverso delusioni cocenti; come quella dello scorso anno, quando i neroverdi fecero 80 punti nelle 42 giornate di campionato ma arrivarono soltanto terzi, e ai playoff furono la prima squadra che partendo dalla migliore posizione conobbe l’eliminazione (contro la Sampdoria). Quest’anno sono partiti con un allenatore nuovo, Eusebio Di Francesco, che era stato esonerato dal Lecce la stagione precedente e non convinceva del tutto (anche perchè avrebbe dovuto sostituire una grande figura come quella di Fulvio Pea); invece, il Sassuolo è partito fortissimo, già sfiorando il record di punti nelle prime 10 giornate. E’ sempre rimasto in testa, “ammazzando” il campionato a suon di goleade e ottime prestazioni, frutto di un ordinato e offensivo. Nel finale ha tirato il fiato, rischiando di fatto un’incredibile beffa. Non è stato così: visto lo 0-0 di Verona agli emiliani sarebbe bastato un pareggio all’ultima giornata contro il Livorno, ma Missiroli ha voluto mettere il punto esclamativo sulla stagione. 85 punti, 78 gol segnati, 25 vittorie: un campionato assolutamente straordinario. Adesso arriva la serie A: comunque andrà, sarà comunque una festa, perchè mai questa piazza avrebbe sognato, solo pochi anni fa, di ospitare squadre come Juventus, Milan e Inter, nè di andare a fare loro visita. Invece, sarà proprio così. Nereo Bonato, in esclusiva a Ilsussidiario.net, ci ha raccontato la stagione del Sassuolo.



Direttore, da dove nasce questa promozione? Parte da molto lontano: dalla stagione 2004/2005, quando è iniziato questo nuovo percorso che ha portato il Sassuolo dalla Seconda Divisione addirittura alla serie A. Credo che il cammino della squadra sia stato graduale, e gli obiettivi siano sempre stati raggiunti partendo da situazioni sfavorevoli.



In che senso? Tutte le promozioni sono succedute a un playoff perso; credo che la cosa fondamentale sia stata quella di avere programmazione, equilibrio e continuità di lavoro che ci ha portato ad avere risultati straordinari. Credo faccia bene a tutto il calcio che una realtà piccola, pur con alle spalle una proprietà importante come Mapei, sia riuscita ad arrivare in serie A.

Però nelle ultime giornate avete tribolato… come mai? Fino al derby con il Modena la cavalcata era quasi perfetta: fino a 15 minuti dal termine eravamo in serie A, perchè vincevamo 1-0. Purtroppo ci sono state due situazioni che hanno modificato il risultato. Abbiamo avuto la chance contro il Padova, dove onestamente sul piano della prestazione abbiamo fatto meno bene che in passato.



E poi?  

Abbiamo affrontato due partite contro avversari che si giocavano tanto; a Lanciano abbiamo pareggiato ma sbagliando tantissimi gol, e siamo arrivati all’ultima partita, un autentico spareggio contro il Livorno. Una squadra forte quanto noi: siamo stati bravi, perchè siamo riusciti a dimostrare i nostri valori tecnici ma anche umani ed etici, facendo vedere che la nostra promozione è meritata.

Avete puntato su Di Francesco, che arrivava da un esonero… come mai questa scelta? Nel nostro percorso abbiamo sempre cercato di scegliere allenatori che arrivassero da esperienze non proprio positive, ma che avessero dei valori di base. E’ stato così con Allegri, con Pioli, con Mandorlini; tutti hanno messo il loro, ed è stato così anche con Di Francesco. 

Quali sono stati i suoi meriti? Forse il principale è stato quello di creare subito un’alchimia con i giocatori, e di impostare una mentalità offensiva che ha fatto sì che il Sassuolo avesse anche una qualità di gioco elevata oltre all’ottima classifica.

Anche sul mercato avete fatto delle scelte importanti, che hanno pagato… E’ stato un mercato particolare: dopo la delusione dei playoff persi contro la Sampdoria c’è stato l’ordine da parte della proprietà di ridimensionare il budget. Così è stato, con una riduzione del 60%; fortunatamente siamo riusciti a mantenere un importante gruppo di giocatori che avevamo già, a cui si sono aggiunti due-tre inserimenti importanti.

A chi si riferisce? A Berardi e Chibsah, due ragazzi del settore giovanile; e poi al rientro di alcuni prestiti, tra cui quello di Pavoletti. Sono stati giocatori che hanno aumentato la qualità della rosa e ci hanno permesso di fare un campionato importantissimo, che forse alla vigilia non era previsto perchè in estate erano partiti giocatori importanti come Sansone, che l’anno precedente aveva fatto 20 gol. 

 

(Claudio Franceschini)