E’ il gran giorno, la serata che ogni calciatore sogna di vivere: la finale di Champions League. A sfidarsi, nel leggendario Wembley di Londra, due formazioni tedesche, nel quarto derby della storia delle finali. Nel 2000 fu la Spagna, nel 2003 il turno dell’Italia, nel 2008 si sfidarono due inglesi: oggi, a testimonianza dell’enorme crescita del calcio tedesco negli ultimi anni, per la prima volta due squadre della Germania si contendono la coppa. Il gigante Bayern, con l’ossessione Champions dopo la sconfitta con l’Inter e quella cocente in casa col Chelsea, e la matricola Borussia, alla ricerca di un altro exploit dopo quello del ’97 con la Juve. Due formazioni che, in fondo, la finale se la sono meritata: il miglior calcio d’Europa l’hanno praticato loro, al netto di qualità tecnica e potenza fisica. Strepitoso il cammino dei bavaresi, culminato con la ripassata alla Juventus e l’annichilimento del Barcellona; sorprendente quello dei gialloneri, fortunati nella sfida col Malaga e magistrali in quella col Real Madrid. Ora, si presentano al meglio, o quasi, per la posta più alta: Heynckes, allenatore uscente dei biancorossi, schiera ovviamente la formazione tipo, con Robben e Ribery pronti a regalare spettacolo e a far segnare Mandzukic; Klopp, in rampa di lancio, si vede privare di uno dei suoi migliori talenti, quel Gotze promesso sposo proprio del Bayern, e promuove di conseguenza Grosskreutz. La partita comincia, e sorprendentemente è il Borussia a meritare nella prima parte. I gialloneri attaccano a ritmi altissimi, e soprattutto non lasciano respirare il Bayern, che ha grossi problemi in impostazione, soprattutto nei due centrali difensivi, che faticano a trovare sbocchi. Robben e Ribery, dal canto loro, non riescono ad innescarsi, restando ai margini del gioco, mentre Mandzukic non tocca una palla. Gli uomini di Klopp, invece, giocano in scioltezza, e soprattutto a centrocampo sembrano avere tre polmoni. In attacco, poi, l’assenza di Gotze si sente dato che Grosskreutz fa pochissimo, ma a sopperire a questa mancanza ci pensano Reus, Blaszczykowsy e Lewandowsky, scatenati e in stato di grazia. E così, la prima mezzora è tutta di marca giallonera, in un crescendo di convinzione e pericolosità. La prima occasione è al 10′, con Blaszczykowsky che spara alto dal limite col destro; tra il 14′ e il 25′ si ha un assedio del Dortmund, con i bavaresi che resistono grazie ad uno strepitoso Neuer: miracoli su Lewandowsky, strepitoso destro da lontanissimo, su Blaszczykowsky, tocco a botta sicura sul primo palo, e su Bender e Reus con tiri da fuori. Ma, come prevedibile, il Borussia non regge a lungo questo ritmo forsennato, e a metà primo tempo cala il pressing: è allora che il Bayern si risveglia, con due occasione intorno alla mezzora per Javi Martinez e Mandzukic, ad un passo dal gol su colpo di testa ravvicinato. E’ molto bravo Weidenfeller a dire no, così come succede nei minuti successivi, quando apre un duello personale con Robben. Al 30′ e al 43′, in particolare, si ritrova a tu per tu col portiere del Borussia, ma l’olandese è frettoloso, e gli spara addosso entrambe le volte nonostante fosse completamente solo. Nel mezzo, un altro grande spunto di Lewandowsky che si beve Boateng, in grande difficoltà, ma non riesce a superare Neuer. Finisce 0-0, dunque, ma il risultato è bugiardo: moltissime occasioni, ottimi portieri e difese allegre; se a questo si aggiungono due attacchi da sogno, c’è da scommettere che le reti resteranno inviolate ancora per poco.



BAYERN MONACO, 6: prima mezzora di grande fatica fisica e psicologia, poi si riprende.
BORUSSIA DORTMUND, 7: ritmo forsennato, qualità altissima: forse doveva capitalizzare qualcosa, ma rimproverargli un errore è impossibile.
MIGLIORE BAYERN, Neuer, 7: prima mezzora d’assedio in cui il Bayern si salva solo grazie ai miracoli del suo portierone
MIGLIORE BORUSSIA, Bender, 7: fa la differenza a centrocampo, permettendo ai suoi di dominare il campo.
PEGGIORE BAYERN, Robben, 5: pesano due gol divorati.
PEGGIORE BORUSSIA, Grosskreutz, 5: invisibile…e pensare che sostituisce Gotze! (Giovanni Gazzoli)




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