Il sigillo del campione. Vincenzo Nibali conquista arrivando da solo sul traguardo la tappa con il leggendario arrivo sulle Tre Cime di Lavaredo, l’immagine che resterà per sempre nei cuori di tutti i tifosi di questo Giro d’Italia. Un’azione davvero da altri tempi, anche per la bufera di neve che ha caratterizzato la salita finale di questa ventesima tappa. Nessuno ha potuto resistere alla serie di attacchi dello Squalo siciliano, anche se alle sue spalle ride la Colombia, che piazza Fabio Duarte secondo davanti a Rigoberto Uran e Carlos Betancur, che comunque possono essere felici perché centrano i rispettivi obiettivi. Uran infatti supera in classifica generale Cadel Evans e conquista il secondo posto sul podio di domani, mentre Betancur vestirà la maglia bianca di miglior giovani strappandola al polacco Rafal Majka.



La prima parte della tappa è stata caratterizzata dalla fuga da lontano di Giairo Ermeti, dell’australiano Adam Hansen (il vincitore della tappa di Pescara), del russo Pavel Brutt e dell’ucraino Yaroslav Popovych. Il tracciato modificato non presenta però significative difficoltà fino a Cortina d’Ampezzo, tanto che nei due traguardi volanti abbiamo visto Mark Cavendish sprintare per portare a casa due quinti posti dietro ai fuggitivi e qualche punticino per la sua maglia rossa. Il gioco si fa duro solo da quel momento in poi: tra i fuggitivi il primo a tentare l’allungo è Popovych, ma quello che resiste meglio è Brutt, che infatti transita per primo sul Gpm del Passo Tre Croci. Intanto dal gruppo escono l’olandese Pieter Weening e Stefano Pirazzi, che transitano nell’ordine al culmine della salita alle spalle di Brutt. Invece una foratura mette in grossa difficoltà Betancur, e la Saxo-Tinkoff del suo rivale Majka ovviamente si mette in testa per rendere ancora più difficile l’inseguimento. Anche Gianluca Brambilla ed Eros Capecchi allungano sul gruppo, e sono proprio loro insieme a Weening a formare il terzetto che approccia al comando la salita verso le Tre Cime di Lavaredo. Sulle rampe verso l’arrivo però il gruppo rimonta inesorabile, e a giocarsi la tappa sono i big. Il primo allungo è proprio di Nibali, e il gruppo esplode definitivamente. Tra gli uomini in difficoltà Evans e Michele Scarponi, mentre gli scatti di Nibali diventano tre e non gli resiste più nessuno quando cedono anche Uran e Betancur. La maglia rosa vuole sigillare un Giro dominato con il successo nella tappa regina: il siciliano se ne va verso il meritato trionfo, in uno scenario incredibile tra neve e nebbia.



Dietro la battaglia è per i piazzamenti: la Colombia sorride con i suoi due eroi che centrano i rispettivi obiettivi, ma anche con Duarte che raggiunge i due connazionali e completa il trio sudamericano alle spalle dell’inarrivabile Nibali. Nel finale c’è anche la lotta fra Scarponi ed Evans: il capitano della Lampre riesce a staccare l’australiano, ma non abbastanza per togliergli il podio. Da applausi anche il quinto posto di Fabio Aru, splendido gregario – e chissà, magari fra qualche anno erede – del suo capitano Nibali, ed è stata una bella giornata anche per il campione italiano Franco Pellizotti, sesto. Ma il palcoscenico è tutto per il fenomeno: Vincenzo, questo Giro è tutto tuo. L’Italia ha di nuovo un grandissimo campione da amare e capace di dare emozioni che probabilmente nessuno aveva più saputo dare dopo un certo Marco Pantani.



 

(Mauro Mantegazza)