E’ tutto pronto per la ventunesima e ultima tappa di questa 96esima edizione del Giro d’Italia, da Riese Pio X, in provincia di Treviso, fino a Brescia, attraverso un percorso di 197 chilometri. I corridori partiranno alle 11.40 di oggi dallo stabilimento di Pasta Zara, sulla Provinciale 81, mentre l’arrivo è previsto verso le 17.15 in via Fratelli Ugoni. Una vera e propria passerella trionfale per Vincenzo Nibali, del team Astana, che ieri, nella ventesima tappa del Giro, ha messo le mani sulla seconda vittoria consecutiva nei percorsi alpini (in 5h27’41), precedendo dopo 203 chilometri i tre colombiani Arevalo Duarte, Rigoberto Uran Uran, e Carlos Alberto Betancur di oltre 16”. E’ invece arrivato al traguardo con un ritardo di 1’29” Cadel Evans, colui che era secondo nella classifica generale dietro l’italiano e poteva ancora sperare di fare il colpo grosso (e invece ha anche perso il secondo posto in classifica generale, scavalcato da Rigoberto Uran). La tappa di questa domenica invece, dopo gli appuntamenti alpini, consiste in un circuito da ripetere sette volte, completamente pianeggiante, che attraverserà cinque province tra il Veneto e la Lombardia, vale a dire Treviso, Padova, Vicenza, Verona e infine Brescia, dove la linea d’arrivo è posta su un rettilineo lungo 500 metri e largo 8. Due invece i traguardi volanti, uno al chilometro 129,1, l’altro al 180,4 di Brescia, al quarto giro. La consueta passerella trionfale per il vincitore del Giro ma anche per gli altri corridori, che mai come quest’anno hanno dovuto sopportare freddo, vento, pioggia e neve in quantità industriali (con la cancellazione di una tappa e il dimezzamento di altre due). “Forse non ci credevo nemmeno io – ha detto Nibali dopo la vittoria di ieri – Il ds Martinelli mi aveva detto di provare a vincere la tappa e ho risposto che sarebbe stato difficile, perché gli ultimi 3 km erano terribili. Nel finale, però, mi sentivo bene, Agnoli aveva fatto un grande lavoro, mentre Aru e Kangert mi hanno trainato verso le rampe finali della salita. Io ce l’ho messa tutta per vincere anche per rispetto del lavoro dei miei compagni. Gli ultimi metri non finivano più – ha concluso – mi sono sembrati un’eternità. Ho rivolto lo sguardo verso l’ammiraglia dell’Astana, per ringraziare i vertici del team; l’ultima dedica l’ho riservata a mia moglie Rachele, baciando la fede nuziale”.