Appuntamento immancabile per un vincitore del Giro d’Italia, il siciliano Vincenzo Nibali si è concesso una visita alla Gazzetta dello Sport, che dal lontanissimo 1909 organizza la Corsa Rosa. Finalmente rilassato dopo tre settimane durissime, il campione che ha fatto di nuovo innamorare l’Italia del ciclismo ha fissato i suoi progetti futuri: “La Vuelta è un obiettivo, così come il Mondiale di Firenze. Nel 2014 invece punterò tutto sul Tour, che mi ha fatto conoscere anche in Australia e che nel 2009, quando arrivai settimo, mi fece capire che sarei diventato quello che sono”. Per questa stagione, i programmi sono già di fatto definiti: dopo alcuni festeggiamenti (in Toscana e anche in Kazakistan) e riposo nella sua Sicilia, il rientro agonistico dovrebbe essere al Giro di Polonia (27 luglio-3 agosto), che quest’anno eccezionalmente partirà dal Trentino, e quindi darà occasione ai tifosi italiani di riabbracciarlo. Ma il focus sarà naturalmente sulla Vuelta e soprattutto sulla gara iridata del 29 settembre, che ha un percorso che sembra favorevole allo Squalo. Ma c’è tempo anche per rivivere il Giro, a partire dall’impresa più bella: “Le Tre Cime di Lavaredo non me le ricordavo così dure. Con la neve non vedevo neanche il traguardo, non arrivavo più”. Il giorno prima c’era stata la brutta notizia del doping di Di Luca, che però non ha rovinato una corsa che è tornata ad essere amata (“Comunque è stato il Giro del riscatto, della nuova generazione”) e che Nibali analizza in sintesi con grande precisione: “Bella salita davvero quella del Montasio. Quando Wiggins ha avuto qualche difficoltà ho capito che non avrebbe avuto vita facile. Hesjedal era troppo magro e forse ha corso poco. Evans e Uran sono stati avversari degni, ma chi mi ha impressionato è stato Betancur. Peccato per l’assenza di Basso, mi ha insegnato molto e per la metodologia d’allenamento ho preso da lui”. Ripercorre anche le vicende degli anni passati, con una piccola stoccata per la sua ex squadra: “Nel 2011 rischiai per l’attacco sul Giau e così persi il secondo posto che sarebbe diventato vittoria per la squalifica di Contador. Ma non avrei mai sentito mio quel successo. Nel 2012 la Liquigas mi volle a tutti i costi al Tour. Oltre al discorso economico, se ho scelto l’Astana è perché ho capito che su molte scelte sarei stato più libero. Martinelli è stato il primo che mi ha trattato da leader vero”.



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