Allo stadio di Recife è andata in scena una partita memorabile: Italia-Giappone 4-3 non passerà forse alla storia come un’altro match con identico punteggio solo per la diversa posta in palio fra una semifinale mondiale e una partita dei gironi di Confederations Cup, ma di certo chi l’ha vista non se la dimenticherà. Gli azzurri di Cesare Prandelli rimontano il doppio svantaggio, vincono e ottengono la qualificazione alla semifinale con un turno d’anticipo, ma bisogna fare grandi complimenti anche al gioco del Giappone del tecnico italiano Alberto Zaccheroni. Le statistiche ufficiali della Fifa ci dicono infatti che i nipponici spiccano in quasi tutti i numeri della partita, a cominciare dal possesso palla (55% Giappone contro 45% Italia) per passare poi ai calci d’angolo (6-2 Giappone), ai fuorigioco (5-0 Giappone) e soprattutto al numero dei tiri. I giapponesi hanno infatti avuto la meglio sia per quanto riguarda il numero di conclusioni totali (17-12) sia se ci limitiamo a considerare il numero dei tiri nello specchio della porta avversaria (11-8). L’Italia ha avuto la meglio soprattutto grazie a una maggiore freddezza nei momenti decisivi, probabilmente dovuta alla maggiore esperienza internazionale in partite di questo livello, e anche grazie ad un pizzico di fortuna – vedi i tre legni colpiti dagli asiatici. Insufficiente l’arbitraggio, con errori distribuiti da entrambe le parti, come dimostra l’equilibrio nel numero dei falli (17-15 Giappone) e dei cartellini gialli (2-2). Giappone eliminato a testa altissima, per gli azzurri sabato Italia-Brasile metterà in palio solo il primato nel girone.
La girandola di emozioni comincia al 22′ minuto, quando Keisuke Honda trasforma il calcio di rigore concesso dall’arbitro argentino Abal per un fallo (dubbio) di Buffon su Okazaki, liberato da un retropassaggio sciagurato di De Sciglio verso il portiere azzurro, che in uscita disperata tocca sia il pallone sia l’avversario, in modo che l’arbitro giudica falloso (0-1). Al 33′ i nipponici raddoppiano grazie a Shinji Kagawa, che risolve un’azione confusa nell’area azzurra con una splendida girata di sinistro che dimostra tutte le qualità del talento del Manchester United e non dà scampo all’incolpevole Buffon (0-2). Per l’Italia al 41′ arriva l’importante gol di Daniele De Rossi, che consente di accorciare le distanze prima dell’intervallo: calcio d’angolo di Pirlo dalla destra, perfetto colpo di testa vincente del romanista appostato a centro area (1-2). Il secondo tempo inizia bene per gli azzurri, che al 5′ pareggiano grazie all’autorete di Atsudo Uchida: inizia a combinare un pasticcio Yoshida, che si fa fregare il pallone da Giaccherini sulla linea di fondo, l’azzurro mette in mezzo dove il difensore nipponico completa il pasticcio infilando in scivolata il proprio portiere (2-2). Passano soli due minuti, e al 7′ l’Italia passa in vantaggio grazie al solito Mario Balotelli infallibile dal dischetto, che trasforma il calcio di rigore concesso da Abal per un fallo di mano di Hasebe su tiro di Giovinco che a dire il vero è uno sfortunato rimpallo sul braccio dopo che il difensore aveva già smorzato con la gamba il tiro del numero 10 azzurro (3-2). Il Giappone però ne ha di più, e al 24′ riagguanta il pareggio grazie a Shinji Okazaki: punizione dalla destra di Endo e il numero 9 nipponico mostra le sue qualità di prima punta con un perfetto inserimento di testa, che trafigge Buffon da pochi passi (3-3). L’Italia rischia di passare in svantaggio, ma poi trova il guizzo decisivo al 41′ con Sebastian Giovinco che finalizza un’azione da manuale: De Rossi lancia Marchisio in profondità, il centrocampista mette in mezzo all’area un pallone ideale per il compagno di squadra nella Juventus, che si fa trovare al posto giusto nel momento giusto e trafigge imparabilmente Kawashima da pochi passi (4-3).
Così Cesare Prandelli ha commentato la faticosa vittoria in rimonta degli azzurri: “Abbiamo fatto una fatica pazzesca. Il clima con l’80% di umidità è qualcosa che dobbiamo affrontare, dunque c’è da pensare a recuperare le forze, perché i giocatori sono stanchi. Sono state più partite in una partita, con andamento ed emozioni che forse non avevo mai vissuto e che spero di non rivivere più. Alla fine siamo stati anche fortunati: il Giappone ha giocato molto meglio di noi. Nei primi 25’ non abbiamo capito cosa dovevamo fare, poi l’abbiamo rimessa in piedi ma una volta in vantaggio ci siamo abbassati troppo perché non avevamo più benzina. Non è questione di calo di tensione: sono momenti in cui proprio non ce la fai, perché un giorno in più per il recupero, quello che ha avuto il Giappone, diventa determinante. Però è in situazioni del genere che bisogna essere più ordinati e attenti. Alla fine abbiamo avuto il coraggio di spingere ancora e per questo dico che di questa Italia mi è piaciuta la capacità di soffrire, di volere il risultato a tutti i costi: potevamo accontentarci, invece questa è una squadra generosa che ha cercato di vincere e ci è riuscita. Tre giorni fa abbiamo giocato una partita fantastica: volevamo ripeterla ma non ci siamo riusciti, pur con la stessa disposizione in campo. Questo significa che è stata sbagliata l’interpretazione. Non è stato piacevole togliere Aquilani dopo mezzora, ma lui non c’entra: il fatto è che non riuscivamo a trovare le posizioni, non facevamo pressing o lo facevamo con i tempi sbagliati. Eravamo troppo distanti dalla porta: volevo una punta in più, e da quel momento la squadra ha ripreso a giocare. Ci siamo trovati sullo 0-2 per due gol discutibili e anche il nostro rigore mi è sembrato dubbio. Diciamo che stasera ci sono stati molti errori tecnici”. Così invece Alberto Zaccheroni, tecnico italiano del Giappone: “Da tifoso italiano mi è tornata in mente Italia-Germania del ’70: noi non siamo la Germania, ma mi pare che le emozioni ci siano state. Avevo grande curiosità di vedere la squadra dopo la gara non giocata contro il Brasile: ai miei giocatori avevo chiesto di tornare a giocare come sanno, ci sono riusciti. Avevamo l’obbligo di provare a vincere: abbiamo creato i presupposti per farlo, dimostrando personalità, ma vanno riconosciuti i meriti dell’Italia che sa sfruttare le occasioni molto meglio di come sappiamo fare noi. Però abbiamo dimostrato che se c’è da giocare a calcio ci siamo. Queste gare ci servono a fare esperienza internazionale. La mia sfida e quella della squadra è vedere di quanto riusciremo a ridurre questa distanza. Mi spiace per i miei giocatori: meritavano di più. L’Italia mi ricorda il Barcellona: cerca di giocare con personalità, di tenere il controllo del pallone con molta densità in mezzo e verticalizzazioni immediate su Balotelli”.