Il Messico batte il Giappone 2-1 nella terza giornata del gruppo A della Confederations Cup. Si trattava di una gara senza storia: entrambe le formazioni avevano infatti perso i due rispettivi impegni precedenti, ed erano già eliminate dalla competizione. Hanno perciò giocato soltanto per l’onore e per evitare l’ultimo posto; alla fine a riuscirci sono stati i centroamericani, grazie a una prestazione solida e alla doppietta di Javier Hernandez, che lascia il torneo con tre gol all’attivo, stabilendo anche il primato di essere stato l’unico calciatore messicano ad andare a segno nelle tre partite giocate. Nella classifica marcatori affianca Neymar, David Villa e Oduamadi, ma non avrà più la possibilità di superarli. Il Giappone esce a testa alta: vero che nel computo finale ha incassato nove gol (peggio ha fatto soltanto Tahiti, con una partita in meno), ma è anche riuscito a segnarne quattro e ha dimostrato che, a parte forse un pizzico di solidità in più, non manca nulla per rivaleggiare con le squadre più forti, questo anche grazie al lavoro di Alberto Zaccheroni che dall’Italia ha portato tattica e disciplina sul campo. Anche il Messico non torna a casa malissimo, pur se forse ci si aspettava di più da una Nazionale piena di talento e che già in passato aveva fatto vedere grandi cose (sono pur sempre i campioni olimpici in carica). La partita di ieri sera, giocata senza troppe pressioni, ha messo in mostra due formazioni che hanno inseguito la vittoria e si sono divertite: abbiamo visto tre gol, due legni (entrambi del Messico: uno di Guardado su colpo di testa, l’altro di Hernandez che si è fatto parare un calcio di rigore da Kawashima e poi sulla respinta ha clamorosamente centrato la traversa da due passi, calciando con troppa foga) e altre occasioni da rete, compreso un gol annullato a Okazaki (eravamo ancora sullo 0-0) per un fuorigioco che rivedendo l’azione è sembrato decisamente non esserci. In totale sono 18 tiri per il Messico contro i 7 del Giappone (10-5 quelli nello specchio), tanti falli (28, di cui 15 commessi dai centroamericani) ma solo due ammoniti (uno per parte: Hiroki Sakai e Ochoa), 6-4 il conto dei calci d’angolo sempre per gli uomini di De La Torre. Il possesso palla è stato a favore del Messico: 51%. Differenza minima, ma i verdi sono riusciti a essere più concreti quando hanno controllato il gioco.
Il Messico sblocca la partita con il solito Chicharito Hernandez. Guardado prende palla a sinistra, punta Hiroki Sakai, si sposta la palla sul sinistro guadagnando lo spazio necessario e mette al centro sul primo palo; Kawashima accenna l’uscita, ma Hernandez è un falco e anticipa il movimento del portiere del Giappone con un ottimo stacco in solitudine, mettendo la palla nella porta a quel punto scoperta. ancora Chicharito, ancora di testa: questa volta da calcio d’angolo da destra battuto da Giovani Dos Santos, Mier sul primo palo fa sponda indirizzando il pallone dietro di sè, dove Hernandez resiste alla pressione di Uchida e deve solo schiacciare nella porta vuota. il Giappone prova a riaprire la partita a cinque minuti dal termine: bella azione tutta di prima con Kagawa che da sinistra taglia il campo pescando in area Endo, che si inserisce da destra e al volo mette in mezzo per Okazaki, che prende il tempo a Torres Nilo in ritardo nella copertura e di piatto batte Ochoa, che tocca ma non può evitare che il pallone rimbalzi sulla traversa e varchi la linea di porta.
Alberto Zaccheroni lascia le sue impressioni alla stampa dopo la partita: “Abbiamo pagato lo sforzo della partita contro l’Italia, soffrendo il ritmo del messicani e i centimetri sulle palle inattive. Ho provato a cambiare l’assetto tattico ma non è servito. Siamo venuti per fare esperienza, dovremo capire ora dove migliorare. Dovremo sfruttare tutte le occasioni per crescere e ridurre la differenza tra noi e le avversarie”.