Da Lucas Rosol a Steve Darcis la strada è durata un anno. Dodici mesi durante i quali Rafa Nadal è stato fuori dal circuito per i due terzi del periodo, cercando di curare un ginocchio malandato. Allora, a fine giugno, Rafa aveva perso al secondo turno di Wimbledon, creando una delle tantissime sorprese occorse ai Championships: sconfitto dal ceco Rosol, numero cento del mondo, in cinque set. Si era saputo poi che non stava bene, e poi si erano messi in mezzo fattori atmosferici, la pioggia che aveva ritardato le operazioni, le condizioni cambiate con il tetto, di tutto e di più. Insomma: qualche giustificazione lo spagnolo ce l’aveva. Poi sono passati i mesi: Nadal è tornato, ha carburato, ha dominato. Titoli a Sao Paulo, a Indian Wells (sul cemento), e poi a Barcellona, a Madrid, a Roma. E al Roland Garros, dove in semifinale aveva recuperato un quinto set che sembrava perso contro Novak Djokovic. Rafa è tornato, avevano detto tutti: come si poteva affermare il contrario? Se gioca così al 70%, figurarsi quando sarà completamente recuperato. Vero, verissimo; finchè non è arrivato il belga Steve Darcis, 29 anni e un passato da numero 44 al mondo come risultato migliore in carriera. Un secondo turno a Wimbledon quattro anni fa, un terzo al Roland Garros il suo massimo negli Slam: due titoli ATP vinti, oggi al numero 135 del mondo. Nemmeno un colosso, di quelli che Rafa aveva sofferto al Roland Garros nei primi turni: 177 centimetri per 73 chilogrammi, un fisico normale. Una formalità, l’opinione di tutti, che già guardavano al quarto di finale contro Federer. E invece. E invece, Darcis gli ha fatto lo scherzetto: in due ore e 55 minuti. E noi spettatori lì a pensare: adesso Nadal fa la faccia cattiva, arrota il dritto e ciao ciao al belga da Liegi. Lo abbiamo pensato quando Rafa ha lasciato lì il primo set, ci è venuto qualche pensiero quando Darcis ha vinto anche il secondo tie break, perchè il maiorchino che perde due set consecutivi per 7-6 non si vede da quando, forse, giocava nel cortile di casa. A un certo punto, con Darcis sul 2-0 nel terzo set, si è capito che quell’occasione lasciata lì da Rafa, il break perso sul 6-5 a favore nel secondo parziale, non era un semplice calo di prestazione: era il segno della resa. Darcis chiude con 13 ace, 53 vincenti, 127 punti vinti: gli stessi errori di Nadal, ma un’incisività con le prime di servizio che ha tolto tutta la sicurezza all’avversario e gli ha impedito di strappargli il servizio, se non due volte in tutta la partita. E così Nadal, che pensavamo avrebbe recuperato i punti persi lo scorso anno, cade fragorosamente addirittura prima di quanto fatto nel 2012: qualunque cosa succeda da qui al 7 luglio, non ci sarà sorpresa più grossa a meno che Serena Williams non interrompa la sua corsa prima della finale. A godere è soprattutto Roger Federer, che oggi si è liberato senza problemi di Hanescu e ora ha strada aperta fino all’eventuale semifinale con Andy Murray; lo stesso scozzese tanto scontento non deve essere da questo risultato. Volendo gettare uno sguardo sugli altri risultati, se proprio riusciamo, dobbiamo segnalare la vittoria di Camila Giorgi contro Samantha Murray (per lei ora c’ Sorana Cirstea) e, purtroppo, le eliminazioni di Paolo Lorenzi e Fabio Fognini, che ancora una volta ha sprecato occasioni sotto forma di break di vantaggio (in tutti i tre set persi) ed è stato anche protagonista di un siparietto con l’arbitro che gli ha chiamato fuori una palla sulla riga di fondo. Attimi di paura per Victoria Azarenka, che ha sì battuto la Koehler (e affronterà la nostra Flavia Pennetta) ma nel secondo set si è accasciata al suolo urlando di dolore e piangendo disperata: temeva, la bielorussa, qualcosa di grave al ginocchio girato male. Invece Vika si è ripresa, e ha poi scollinato oltre il primo turno. Sofferta anche la vittoria di Maria Sharapova contro la francese Mladenovic (in due set, ma faticando decisamente ad entrare in partita all’inizio), senza problemi quella di Ana Ivanovic contro Virginie Razzano, in campo maschile avanti Jerzy Janowicz, Juan Monaco, Mikhail Youzhny e Marin Cilic tra le teste di serie, oltre a Jo-Wilfried Tsonga, altro che può godere della sconfitta di Nadal ma deve prima pensare a Andy Murray, che oggi ha iniziato il lungo processo di “infiammazione” del pubblico del centrale eliminando in tre rapidi set Benjamin Becker. 



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