, semifinale di Confederations Cup 2013 che si gioca alle 21 a Belo Horizonte, è una partita fatta di storia, tradizione e precedenti storici. Prima di parlare dei numeri della sfida, va detto che le due squadre arrivano dalla qualificazione ottenuta nei gironi eliminatori: primo il Brasile nel gruppo A, secondo l’Uruguay nel gruppo B. Chi delle due vincerà si guadagnerà la finale di domenica, al Maracanà (a mezzanotte), mentre la sconfitta giocherà comunque la finale per il terzo posto in programma sempre domenica (alle 18) a Salvador de Bahia. Veniamo allora ai precedenti: 68 sfide tra le due nazionali, con 29 vittorie brasiliane, 20 della Celeste e 17 pareggi. Naturalmente il grosso degli incroci riguarda le qualificazioni per i Mondiali (in Sudamerica c’è un girone unico, quindi ogni quattro anni le due squadre si affrontano), ma ci sono anche sfide in Copa America mentre per quanto riguarda la Confederations Cup siamo alla prima sfida. La partita che però tutti ricordano è quella del Mondiale 1950, entrata nella storia come “Maracanazo” (“Maracanaço” in Brasile) o “disastro del Maracanà” (clicca qui per l’intervista esclusiva a Stefano Borghi): 16 luglio a Rio De Janeiro, un campionato del mondo che il Brasile organizzava per la prima volta: le due nazionali arrivavano dal girone, la Celeste aveva giocato una sola partita (8-0 alla Bolivia) per la rinuncia di Scozia e Turchia (altri tempi). Per l’unica volta nella storia, non era prevista una finale ma un girone a 4 squadre (le altre due erano Svezia e Spagna) che avrebbe definito il campione del mondo. L’Uruguay pareggiò 2-2 contro la Spagna e battè 3-2 la Svezia, mentre i padroni di casa, allenati da Flavio Costa, distrussero le due formazioni con, rispettivamente, un 6-1 e un 7-1.
Era una squadra fortissima: Ademir (capocannoniere con nove gol), Zizinho (Pelè dichiarò di essersi ispirato a lui) e Jair formavano uno dei migliori attacchi che il Brasile abbia mai avuto. L’Uruguay partiva spacciato: alla banda non furono nemmeno consegnati gli spartiti con le note dell’inno nazionale della Celeste, il CT Juan Lopez chiese ai suoi giocatori di non farsi umiliare, sugli spalti c’erano quasi 200.000 spettatori. Una polveriera che impazzì al gol di Friaça: il Brasile aveva due risultati su tre per vincere il Mondiale. Tuttavia, per la loro natura non si fermarono lì, e così subirono le reti di Schiaffino e Ghiggia, che avrebbero poi giocato in Italia. 2-1 Uruguay, Mondiale alla Celeste: il governo proclamò il lutto nazionale, una manciata di persone si suicidò, fu indetto un concorso per cambiare la maglia del Brasile che non rappresentava i colori della bandiera (era bianca) e quindi non spronava i giocatori a dare tutto. Sono passati 63 anni: tutti ricordano ancora tutto, anche se di quell’Uruguay il solo Ghiggia è ancora qui per raccontarlo. Il Brasile ha vinto tre volte la Confederations Cup, e non perde una partita dal 2005, anno in cui vinse la seconda (le altre nel 1997 e 2009). Per arrivare in semifinale ha avuto un percorso netto: inserito in un girone complicato, ha vinto le tre partite con autorità, segnando nove gol e subendone due. Il 3-0 all’esordio contro il Giappone (Neymar, Paulinho e Jo), il 2-0 al Messico (Neymar e Jo) e infine il 4-2 all’Italia, con le reti di Dante, Neymar e Fred (doppietta). Neymar guida dunque la classifica marcatori della squadra con tre reti, e anche Fred si è sbloccato. Tutta la nazione è tesa al Mondiale del 2014: proprio perchè è ancora fresco il ricordo di quel 1950, la Coppa del Mondo in casa è una grande occasione per vendicarsi, soprattutto perchè questo è il Paese del calcio, del Futebol Bailado, dei tocchi sulla spiaggia da quando si è bambini. Felipe Scolari, che il Mondiale l’ha già vinto nel 2002, deve fare i conti con tanta critica (gli rimproverano ad esempio di non impiegare Lucas Moura) e soprattutto, in questi giorni, con le proteste di massa per il rincaro dei prezzi, diventate anche un pretesto per inserire, da parte di qualcuno, lotte che poco hanno a che fare con il contesto. Il CT ha ripreso i concetti di Menezes, cioè dare spazio ai giovani emergenti che sono ancora impegnati in Brasile, ma ha aggiunto il suo tocco, richiamando qualche veterano “europeo” (anche se a questa Confederations Cup non c’è Ronaldinho: clicca qui per le probabilii formazioni di Brasile-Uruguay). Se la formula sarà vincente lo vedremo, anche se certamente questo Brasile non sembra avere la forza assoluta di certi squadroni del passato che pure hanno fallito (1982 e 2006 gli esempi più lampanti). L’Uruguay ha chiuso il suo girone con 6 punti: quarta al Mondiale 2010 e campione d’America in carica, la Celeste ha perso all’esordio contro la Spagna (1-2, gol di Suarez) e poi ha battuto 2-1 la Nigeria (Lugano e Forlan) e si è garantita la semifinale demolendo, come da previsioni, Tahiti con un 8-0 (poker di Abel Hernandez, doppietta di Suarez, Diego Perez e Lodeiro). Una Nazionale che rispetto a tre anni fa, quando stupì il mondo fermandosi solo di fronte all’Olanda in semifinale, ha cambiato poco: rispetto ad allora però giocatori come Suarez e Cavani sono esplosi nei loro club e sono poi stati inseriti giovani che stanno facendo molto bene, come Gaston Ramirez. Tuttavia, Oscar Tabarez sta faticando tantissimo nelle qualificazioni al Mondiale: a oggi, l’Uruguay dovrebbe giocare lo spareggio contro una squadra dell’Asia. Si è trovata però una generazione d’oro, che sta facendo sognare i tifosi sulla scia delle grandi nazionali del passato (la Celeste ha vinto due Mondiali, quello già ricordato del 1950 e il primo, quello del 1930, periodo in cui era una delle più forti squadre al mondo). Forse non basterà per superare tutte le avversarie e prendersi la terza coppa del mondo, ma intanto si può certamente cominciare da questa Confederations Cup, a cui tutti tengono tantissimi. Vedremo presto come andrà a finire, la parola passa ora al campo: Brasile-Uruguay sta per cominciare…



 

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