Italia-Spagna, semifinale della Confederations Cup 2013 che si giocherà questa sera, si presenta sulla scia di tante grandi partite fra queste due Nazionali, ma anche di molte leggendarie sfide fra i club italiani e spagnoli. Basta pensare agli incontri nelle Coppe europee, in particolare alcune epiche finali fra Inter e Real Madrid oppure fra Milan e Barcellona. In effetti queste nazioni hanno dominato per tanto tempo il calcio a livello di club, che anzi per la Spagna per molti decenni sono state le uniche soddisfazioni visto che – fino al 2008 – le Furie Rosse non vincevano praticamente mai. Allo stadio di Fortaleza ci attendiamo dunque un match di grande livello agonistico e tecnico, fra due modi di interpretare il calcio che spesso sono stati molto differenti. Ne abbiamo parlato con Sandro Mazzola in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Italia-Spagna, una sfida che ormai è una grande classica…
Sì, lo è: sarà veramente un’impresa batterli, ci mancheranno tre pezzi importanti della formazione azzurra e questo non sarà un problema da poco. Avremo però anche noi la possibilità di vincere. Speriamo che l’Italia ci regali una bella sorpresa.
A livello di club ci sono state tante sfide: cosa significa Inter-Real Madrid?
Una sfida speciale, una partita tra due club che si assomigliano molto, che hanno fatto sempre dell’agonismo una caratteristica del loro gioco. In particolare ricordo la mia Inter-Real Madrid, quando vincemmo la Coppa dei Campioni 1964. Prima li guardavo in televisione, poi ebbi la fortuna di incontrarli e batterli. Una grande emozione!
C’è qualche aneddoto che ricorda di quella partita?
Alla fine dell’incontro mi diressi verso Di Stefano per chiedergli la sua maglia. Arrivò Puskas e mi disse che aveva avuto l’onore di giocare con mio padre, un grandissimo calciatore secondo lui. Mi diede la sua maglia e per me fu una cosa bellissima.
Le squadre spagnole un tempo puntavano sull’agonismo più di oggi? No, non sono d’accordo. E’ sempre prevalso l’aspetto tecnico nel loro modo di giocare.
C’è stata secondo lei un’evoluzione del calcio spagnolo? Il fattore tecnico è stato ulteriormente ampliato, gli si dà sempre più valore. I ragazzi vengono addestrati a imparare nel modo migliore i fondamentali del calcio.
Per i grandi club spagnoli non basta solo vincere, bisogna anche giocare bene… Questo è evidente, per gli spagnoli non basta vincere, bisogna anche farlo giocando bene.



Il calcio spagnolo come lo vediamo oggi è figlio solo del Barcellona? Il Barcellona ha ampliato l’aspetto del possesso palla, le altre squadre giocano in un modo un po’ differente, come il Real Madrid che gioca un po’ più all’antica. (Franco Vittadini)

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