Italia-Spagna, un anno dopo. La semifinale della Confederations Cup 2013 ripropone la finale dell’ultimo Europeo, che vide le Furie Rosse di Del Bosque strapazzare gli azzurri di Prandelli. Ora le due squadre torneranno ad affrontarsi, e le contingenze potrebbero spingere il nostro allenatore e rimescolare le carte. Diversi gli assenti forzati che portano a pronostici divergenti sulle probabili formazioni di questo Italia-Spagna. Anche perchè si parla di un cambio di modulo in vista, dal 4-3-2-1 delle ultime partite ad uno schieramento con la difesa a tre per cercare di contrastare le Furie Rosse. Per Claudio Marchisio si profila ancora lavoro tra centrocampo ed attacco, mentre in attacco Alberto Gilardino dovrebbe sostituire Mario Balotelli, che è già tornato a casa per infortunio così come Ignazio Abate. Per inquadrare Italia-Spagna anche da un punto di vista tattico ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Giancarlo Padovan, giornalista ed opinionista.
Per Italia-Spagna Prandelli può cambiare modulo: è d’accordo? La premessa che devo fare è che la Nazionale italiana non mi convince, nè mi convince Prandelli, ma già da tempo. Finora l’Italia ha giocato una partita in maniera accettabile, contro il Messico, e due male. Questa Confederations Cup non mi sembra un test attendibile: ad oggi l’Italia mi sembra una squadra mediocre con giocatori mediocri.
Quanto al possibile cambio si parla di 3-5-2: può essere più efficace contro la Spagna? Era il modulo iniziale agli Europei quindi non si tratterebbe di un inedito. Poi anche in Polonia cambiammo in corsa per passare al 4-3-1-2 che ci portò in finale. In questo momento non mi sembra il caso di passare alla difesa a tre, perché l’unica certezza dell’Italia è la linea a quattro. Il 3-5-2 può però portarci un vantaggio.
Quale? Quello di infoltire il centrocampo, cercando di aumentare il pressing nella zona centrale per evitare che la Spagna mantenga troppo il possesso della palla ed attui il suo gioco, tenendoci in scacco. Ma resta il fatto che l’Italia è una nazionale in grado di adattarsi, cercando di sfruttare le lacune, o presunte tali parlando della Spagna, dell’avversario, ma non di proporre un gioco efficace.
Marchisio può essere riproposto a sostegno dell’attaccante: come lo vede in quella posizione che già ha ricoperto in campionato? Marchisio l’ho visto male in generale, sia nelle ultime partite della Juventus che con l’Italia. Ma non è colpa nè di Conte nè di Prandelli, nè tantomeno sua: ha semplicemente esaurito il serbatoio, per una questione fisiologica. Detto ciò non mi sembra il giocatore più adatto a giocare tra le linee, come si dice oggi. Il suo meglio lo dà giocando più indietro, tra i centrocampisti: quello del resto è il suo ruolo naturale. Poi è vero che per questa Italia può essere utile anche da trequartista, perché è votato al lavoro di movimento e di aiuto a chi gli sta intorno.
Punta di riferimento sarà quasi certamente Gilardino: come cambia il nostro modo di giocare con lui, rispetto a quando c’è Balotelli? Con Balotelli per ora non abbiamo risolto granché, perché ha segnato un gol su azione e contro il Brasile non è andato tanto al di là dell’assist per Giaccherini. Gilardino dal canto suo è un giocatore in fase discendente, ma che può ancora dare il suo apporto perché ha esperienza, applicazione e capacità di movimento diverse da Balotelli.
Quali nella fattispecie? Può essere utile il suo lavoro ed elastico: solitamente Gilardino arretra per fare da sponda ed avanza per concludere l’azione, cosa che sa ancora fare discretamente. Inoltre non gli si chiede di dare garanzie per un campionato intero ma al massimo per due partite: può darci buone sicurezze. (Carlo Necchi)
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