Una diretta minuto per minuto sul sito ufficiale del club. “E’ arrivato in ritardo all’aeroporto”, “eccolo al Camp Nou”, “eccolo posare davanti allo stemma della squadra”, cioè la foto di rito che ogni nuovo acquisto del Barcellona concede alla stampa come prima immagine della nuova vita blaugrana. Poi, via con la maglietta (ipotizziamo il numero 11, che Thiago Alcantara probabilmente gli lascerà) e i palleggi sul campo, non prima di aver detto le prime parole da giocatore dei catalani: “Giocare per il Barcellona è un sogno che si avvera”. Avete già capito: il soggetto è Neymar da Silva Santos Junior, conosciuto semplicemente con il primo nome. Ventuno anni compiuti a febbraio, c’è chi come Pelè lo ritiene già il calciatore più forte del globo, altri che fino a ieri hanno sempre sostenuto che per capirlo davvero bisognava che il ragazzo si confrontasse con il calcio europeo. Fino a ieri: perchè oggi, Neymar nel Vecchio Continente ci è sbarcato davvero. Proseguendo, sperano in Catalogna, la grande tradizione di brasiliani nel club. Dal Romario del Dream Team di Cruyff alla prima versione del Ronaldo Fenomeno, dal Rivaldo che ha segnato il passaggio tra due epoche al Ronaldinho migliore di sempre, i calciatori verdeoro hanno fatto spesso le fortune dei culè. Soprattutto, lo sbarco di Neymar a Barcellona stuzzica il palato per due aspetti: il primo, che negli ultimi anni i blaugrana hanno fatto raramente acquisti di grido, abituati come sono a pescare a piene mani dalla Masia. Si ricordano Thierry Henry e David Villa, magari Mascherano: anche Samuel Eto’o (2004) era un buonissimo attaccante che prometteva bene, non certo un fenomeno da 50 milioni di euro. Il secondo aspetto? Sempre Pelè: “Per me Neymar è già adesso più forte di Messi”. Ecco. Gli risponde Andrès Iniesta: “Si completeranno e miglioreranno a vicenda, è sempre così con i grandi giocatori”. Perchè, signori, quelli che – lasciando perdere per un attimo Cristiano Ronaldo – sono considerati i giocatori più forti del pianeta, giocheranno fianco a fianco. A cominciare dalle amichevoli, ma ufficialmente dalla Supercoppa di Spagna contro l’Atletico Madrid. Ora, i commenti della critica puntano più o meno sulla seguente asserzione: Messi più Neymar uguale dominio. Sarà davvero così? Difficile dirlo, ma qualche considerazione possiamo farla. Intanto, non sempre assemblare talento serve a farti vincere le partite. Prendete il Real Madrid di inizio millennio: una profusione di Palloni d’Oro e fenomeni assortiti che, vinta la Champions League nel 2002, non hanno praticamente più toccato un trofeo che contasse, rimediando figuracce un po’ ovunque. Non sempre mettere insieme i campioni aiuta: il calcio, come tutti gli sport di squadra, vive di alchimie tecnico-tattiche, di equilibri spesso e volentieri molto sottili. Anche di spogliatoio: “Dovrò analizzare molte cose in estate”, ha appena detto David Villa. Sa bene, il Guaje, che l’arrivo di Neymar gli toglie spazi, perchè non acquisti a certe cifre un certo giocatore per farlo stare in panchina. Sarà un periodo caldo in Catalogna: per un Neymar che arriva, potrebbero esserci un Villa e magari anche un Sanchez in partenza. E poi il problema con la P maiuscola: 



La convivenza tra Messi e Neymar, di fatto due galli nello stesso pollaio. Più un guadagno o una perdita? Il quesito ha le sue ragioni: Ibrahimovic racconta nella sua autobiografia che la Pulce fece “i capricci” con Guardiola perchè voleva essere al centro della squadra, e ultimamente il gioco catalano è stato decisamente imperniato su Leo. Che è giusto, ma a volte ha privato il Barcellona di un piano B efficace ed efficiente. Dunque: cosa aggiunge, e cosa toglie Neymar? Lo scopriremo, ma proviamo a dare una prima risposta: a differenza di quanto si può pensare o vedere da qualche filmato, il brasiliano è un giocatore umile. Raccontano che ogni volta che va in Nazionale viva i giorni del raduno con gli occhi sgranati di un bambino di fronte al tocco di palla di Ronaldinho. Messa così, problemi di convivenza a livello “psicologico” con Messi non dovrebbero esserci: Neymar sa bene di essere arrivato in una squadra che non può essere sua. Casomai se ne parlerà più tardi. Tatticamente, anche qui pochi problemi: l’ex Santos parte in maniera naturale da sinistra o da destra ed è molto propenso all’assist, dunque non andrebbe a occupare le zone calcate da Messi, che anzi gli può aprire spazi retrocedendo a prendere la palla. Sulla carta ha ragione Iniesta: i due potrebbero giovare a vicenda della presenza dell’altro. E far respirare tutta la squadra: avere Neymar, cioè un giocatore che salta l’uomo e vede la porta, permette a Vilanova, o chiunque sarà l’allenatore, di avere alternative al gioco classico. Fino a che punto la teoria troverà conferme nella pratica si capirà con il tempo, ma probabilmente non ci troviamo di fronte a un altro caso Ibrahimovic: Neymar non ha la personalità imponente dello svedese. Nè di fronte alle difficoltà di David Villa, che certo non ha sofferto per la presenza di Messi ma anzi il primo anno è stato decisivo per la conquista di campionato e Champions League. Ad ogni modo, non manca troppo tempo: dopo la Confederations Cup le vacanze, quindi sarà davvero il tempo di Messi-Neymar.



 

(Claudio Franceschini)

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