C’è ovviamente un po’ di amarezza per l’assenza dell’Italia, ma la finale di Confederations Cup 2013 è il meglio che il calcio mondiale possa offrire. Brasile-Spagna si gioca alla mezzanotte nostrana nel mitico Maracanà, rimesso a nuovo per l’occasione: forse i verdeoro non sono la miglior formazione di sempre, ma certamente hanno tantissima qualità e possono vincere contro chiunque, e in più giocano in casa e saranno spinti da quasi 80.000 spettatori. La Spagna non ha bisogno di presentazioni: a oggi è la squadra più forte di tutte, ha vinto due Europei e un Mondiale consecutivamente e cerca il successo nell’unica coppa che ancora le manca. Scontro tra titani con una particolarità, se le formazioni saranno confermate: nove dei 22 calciatori in campo giocano nel Barcellona (4 nel Real Madrid).
“Non tradiremo il nostro stile”. Questo il diktat di Felipe Scolari alla vigilia, rispetto a un modo di giocare, quello della Spagna, che alcuni in Brasile dicevano fosse il caso di imitare. “Ci ha permesso di vincere cinque Mondiali. Abbiamo iniziato il torneo con tanti dubbi, ma ne abbiamo cancellati molti e ho la grande soddisfazione di aver riconquistato i tifosi”. Che erano scettici nel vedere all’opera questo Brasile, che a parte Neymar (“gli ricorderò che non deve vincere la partita da solo”) non ha troppe stelle; non ancora, quanto meno. “La Spagna era e resta la squadra da battere, noi abbiamo tanta pressione addosso ma dovremo abituarci quando al Mondiale sarà raddoppiata”. Formazione confermata: Paulinho era in dubbio, ma ha recuperato a tempo di record ed è regolarmente in campo, a fare schermo in mediana insieme a Luiz Gustavo. Difesa con David Luiz e Thiago Silva centrali, sulle fasce la spinta di Dani Alves e Marcelo. Il tridente dietro Fred è sempre lo stesso: Oscar non ha particolarmente impressionato ma è comunque in campo, partendo da posizione centrale e affiancato da Hulk (anche per lui non un grandissimo torneo) e Neymar, che stasera affronterà il suo futuro, inteso come calcio spagnolo e compagni che troverà a Barcellona. Finora ha incantato, ma deve limitare le sceneggiate (nel senso di simulazioni).
Piena di qualità, anche se forse non al livello di quella della Spagna: ci sono però Hernanes e Lucas (invocato dal pubblico, di fatto non ha mai giocato), ci sono Rever e Bernardo che promettono molto bene ma hanno trovato poco spazio, c’è Jo che era arrivato giovanissimo in Europa e si è un po’ perso nelle difficoltà della Premier League, ma può ancora dire la sua (ha segnato due gol in questa edizione della Confederations Cup). Per la difesa Dante è la prima soluzione: per lui, primo gol in Nazionale contro l’Italia.
Sono tutti abili arruolati per Felipe Scolari.
Vicente Del Bosque ha vinto tutto con la Nazionale e il Real Madrid, eppure riesce ancora ad emozionarsi per una partita così. “I ragazzi sono eccitati, io origlio passando per i corridoi dell’albergo e li sento dire che è un sogno che avevano fin da bambini. E’ molto bello, e in più c’è la carica giusta. Pensiamo che magari abbiamo realizzato tutti i nostri desideri, questi sono ragazzi che hanno vinto tutto, e invece non è così. E’ il segreto della longevità di un gruppo vincente, cioè porsi sempre un nuovo traguardo. Vedrete la solita Spagna, quella che gioca senza paura dell’avversario. Siamo sopravvissuti a una semifinale durissima contro l’Italia che insieme a noi è la squadra migliore d’Europa, adesso ci aspetta il Brasile: tutti aspettavano questa partita come quella tra i padri del calcio e i dominatori del presente. Sono curioso anch’io: loro hanno i terzini migliori del lotto, i centrali che ci vanno vicino, Oscar e Hulk che sono tipi risolutivi, Fred che sa cosa significhi fare il centravanti. Insomma, non sono solo Neymar”. Del Bosque ha un solo dubbio: chi schierare in attacco. Dopo l’esperimento del falso nove è tornato a schierare una punta vera, in semifinale ha giocato Fernando Torres che è il capocannoniere del torneo, ma il titolare designato era Soldado: che fare? Probabile che si vada con l’attaccante del Valencia, supportato da Pedro e Fabregas. Il resto non cambia: in porta va Casillas (hanno giocato tutti i portieri finora), Arbeloa e Jordi Alba sulle fasce, Pique e Sergio Ramos in mezzo per una difesa che è interamente composta da giocatori di Barcellona e Real Madrid. Il centrocampo, come al solito, è tutto blaugrana vista anche l’assenza di Xabi Alonso dal torneo: Sergio Busquets perno centrale, Xavi a occuparsi della regia e Iniesta che come al solito sarà libero di svariare per il campo e portare l’imprevedibilità chiesta da Del Bosque.
Sfruttando la partita contro Tahiti, Del Bosque ha fatto giocare tutti i suoi effettivi. Abbiamo perciò visto Azpilicueta e Nacho Monreal, Raul Albiol e Javi Martinez, Cazorla e Mata, David Silva. Tutti giocatori che possono essere titolari in questa Spagna e lo sono anche stati (Cazorla e Silva nel 2008 facevano parte degli undici che andavano in campo dall’inizio); poi ci sono Torres e David Villa che in qualunque squadra al mondo sarebbero titolari inamovibili e qui invece sono costretti alla panchina. Sono scelte che Vicente Del Bosque dovrà assolutamente gestire in ottica Mondiale.
Anche la Spagna si presenta alla finale di Confederations Cup al gran completo.
12 Julio Cesar; 2 Dani Alves, 3 Thiago Silva, 4 David Luiz, 6 Marcelo; 18 Paulinho, 17 Luiz Gustavo; 19 Hulk, 11 Oscar, 10 Neymar; 9 Fred. All. Scolari
A disp: 1 Jefferson, 22 Cavalieri, 13 Dante, 16 Rever, 14 Filipe Luis, 5 fernando, 8 Hernanes, 7 Lucas, 15 Jean, 13 Jadson, 21 Jo
Squalificati: –
Indisponibili: –
1 Casillas; 17 Arbeloa, 3 Pique, 15 Sergio Ramos, 18 Jordi Alba; 8 Xavi, 16 Sergio Busquets, 6 Iniesta; 11 Pedro, 14 Soldado, 10 Fabregas. All. Del Bosque
A disp: 12 Victor Valdes, 23 Reina, 5 Azpilicueta, 2 Raul Albiol, 4 Javi Martinez, 19 Nacho Monreal, 20 Cazorla, 22 Jesus Nava, 21 David Silva, 13 Mata, 7 David Villa, 9 Torres
Squalificati: –
Indisponibili: –
Arbitro: Kuipers (Olanda)