La notizia della positività all’Epo di Mauro Santambrogio in un test antidoping effettuato dopo la prima tappa del Giro d’Italia ha sconvolto prima di tutto la sua squadra, la Vini Fantini-Selle Italia, che ora è nell’occhio del ciclone visto che già Danilo Di Luca era stato mandato a casa al terzultimo giorno della Corsa Rosa. La prima reazione è quella del d.s. Luca Scinto: “Mi è passata la voglia di andare avanti, voglio smettere di occuparmi di ciclismo. Cosa racconterò alle mie figliole? Che sono stato due volte stupido?”. Ma non c’è solo la reazione istintiva e sconfortata. Scinto ricorda cosa è successo durante il Giro, quando in effetti Santambrogio era fra i corridori più ‘chiacchierati’: “Sono stato due volte nella sua stanza, faccia a faccia. Gli ho detto che era chiacchierato e mi ha giurato che erano voci messe in giro dagli invidiosi. Gli ho creduto. Mi guardava dritto negli occhi. Il suo passaporto biologico era perfetto”. E aggiunge: “Avuta la notizia, gli ho telefonato. Non rispondeva, così gli ho inviato un sms, gli ho scritto di fare l’uomo e rispondere. Allora ha chiamato per dirmi ‘scusate, vi ho tradito‘. E questo per lui può bastare? Sta mandando in mezzo alla strada 38 persone”. Tanti sono i dipendenti, fra corridori e staff, e in effetti per la Vini Fantini si annuncia un futuro non facile: Rcs Sport ha già detto che è in dubbio l’invito al Giro di Lombardia. La reazione è stata forte da parte degli altri corridori, a partire dai suoi stessi compagni di squadra come Stefano Garzelli (“una delle più grosse delusioni della mia vita sportiva”) e Alessandro Proni (“sono avvilito, vorrei spaccare tutto. C’è la preoccupazione che la squadra ne possa essere pregiudicata, e non ce lo meritiamo”). Questo invece è il commento ufficiale della società, tramite le parole del team manager Angelo Citracca diffuse da un comunicato stampa: “Appresa la notizia, abbiamo provveduto a licenziare l’atleta, verso cui seguirà procedimento disciplinare e la richiesta di risarcimento danni. L’evento, grave e doloroso, mette a nudo un altro atleta malato e facente parte di un ciclismo ormai morto e che, come dimostrano questi efficienti controlli, non ha più alcuna possibilità di vivere nel ciclismo moderno. La squadra, nonostante tale ferita, continuerà la propria attività ancor più motivata a tutelare i propri giovani e tutti gli atleti che in questo team hanno trovato una propria dimensione, rispettando il codice etico del ciclismo internazionale e i valori che hanno fatto della nostra squadra un team giovane e dinamico, orientato alla crescita di ottimi atleti. Purtroppo abbiamo sbagliato ad ingaggiare Santambrogio, traditi dalle belle promesse di un passato molto promettente e una prima parte di carriera votata alla vita da gregario, ma questo non può andare a inficiare un progetto di lungo corso come il nostro”. Tutto il ciclismo si augura che sia davvero così: perdere una delle migliori squadre italiane sarebbe un colpo molto duro.