Al momento dei saluti, anche José Mourinho diventa più buono. Le parole d’addio al Real Madrid dopo tre stagioni, da parte dell’ormai prossimo allenatore del Chelsea, sono un omaggio alla squadra spagnola: “Sono fiero di essere stato al Real, sono arrivato qui nel miglior momento della mia carriera, dopo i successi ottenuti all’Inter, perché pensavo che la mia carriera non avrebbe avuto senso se non avessi allenato un club così grande. Non mi pento di nulla, non ne vale la pena anche se la cosa migliore per i giocatori era che andassi via”. Questi tre anni non sono stati facili, e molti osservatori gli hanno rimproverato la continua ricerca della polemica. Mourinho risponde così: “Sono un allenatore che fa comodo. Con una persona come me gli altri non hanno bisogno di metterci la faccia. Non devo dire grazie a nessuno, ci pagano per giocare, per allenare, per avere una vita sociale compatibile. I club che mi ingaggiano, mi pagano, assolvono ai loro doveri con me e io devo dare tutto, dimenticandomi anche di me stesso, anche danneggiando la mia immagine”. L’orgoglio comunque non abbandona lo Special One, che rivendica quanto di buono fatto in queste tre stagioni: “Ma rispetto chi mi critica e chi non è stato d’accordo con mie molte decisioni però, come diceva Sinatra, ho fatto tutto a modo mio e sono fiero di aver conquistato tutti e tre i titoli in palio in Spagna”. Una Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola possono sembrare un bilancio non esaltante per il Real Madrid, ma va sempre tenuto presente che il rivale si chiama Barcellona… Piuttosto pesa non avere mai centrato la decima Champions League nella storia del club, anche se non si può dimenticare che prima delle tre semifinali ottenute con il portoghese i Blancos erano reduci da sei eliminazioni consecutive agli ottavi. Di certo però non è mai scattata l’empatia con tifosi e giocatori che aveva caratterizzato le sue precedenti esperienze. Mou spiega così i fischi del Bernabeu: “Sono frutto di una campagna ben preparata da parte dei media, che ha avuto successo grazie alla mancanza di etica. Ci sono giornalisti che hanno perso la dignità professionale con le critiche che hanno fatto”. Sui giocatori, spiccano le parole dedicate al connazionale Cristiano Ronaldo:
“Ho avuto un solo problema con lui, un problema semplice ed essenziale per un allenatore: ogni volta che ho fatto delle critiche cercando di migliorare le cose che dal punto di vista tecnico non andavano bene in campo, lui non l’ha presa molto bene. Forse lui pensa di sapere tutto e ritiene che l’allenatore non può fare niente di più per migliorarlo. Con me però ha giocato tre stagioni fantastiche, non so se sono state le migliori della sua carriera, perché ne ha avute di buone anche al Manchester. Abbiamo creato una tattica di gioco fatta su misura per lui, nella quale potesse esprimere tutto il suo potenziale”.