Venerdì scatterà ufficialmente la stagione 2013 della Nazionale di pallavolo maschile dell’Italia, che a Modena giocherà contro la Germania la prima partita del girone B della World League. Quest’anno la formula prevede tre gruppi di sei squadre: si giocheranno due partite contro ogni avversaria, ma distribuite in cinque week-end ospitati da una delle due squadre. Gli azzurri giocheranno in casa appunto con i tedeschi (il bis sarà domenica a Torino) e poi contro Cuba e Iran, mentre dovrà affrontare le trasferte in Russia e Serbia. La fase finale si giocherà a Mar del Plata, in Argentina, e sarà il primo momento forte di un anno che culminerà a settembre con gli Europei e che costituisce l’inizio di un nuovo quadriennio olimpico. Rio 2016 è dunque l’obiettivo a lunga scadenza, come ha detto anche il c.t. Mauro Berruto: “Il nostro traguardo ha una data e una città: 2016, Rio. Anche se non ho un contratto fino ad allora, il nostro lavoro è mirato a quell’obiettivo. Quest’anno ci darà la possibilità di provare soluzioni nuove, opportunità per giocatori che sognavano Londra. In World League puntiamo alle finali. E’ una manifestazione che serve a costruire il gruppo e gli atleti. Ho molti ragazzi che hanno bisogno di giocare tante partite”. In effetti questa Nazionale è fra le più giovani di sempre. Berruto spiega: “A Londra si è chiuso un ciclo. Nel 2016 questo nuovo gruppo avrà una età media di 28-29 anni e oltre 150 partite internazionali alle spalle. Il momento giusto nella carriera di un atleta per esprimersi al massimo. Certo, qualcuno esordirà prima in Nazionale che in A1, è un segnale per il campionato: i giovani interessanti ci sono”. Su Osmany Juantorena le parole sono chiare: “Può giocare con la Nazionale italiana, così va il mondo. Ma c’è un secondo punto che riguarda il progetto tecnico. Per capire la disponibilità servono passaggi intermedi, oggi non è in lista”. La chiusura è per la Generazione di Fenomeni che nel 1990 proprio a Rio vinse il primo Mondiale della storia azzurra: “Quando quella squadra si allenava a Merano andavo a seguirla in tenda e quasi dormivo in palestra. Velasco, come Montali, è stato decisivo per avvicinarmi a questa professione”.



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