E’ un trionfo per il Brasile; nella finale di Confederations Cup 2013 i verdeoro schiantano la Spagna per 3-0, prendendosi così il terzo titolo consecutivo (quarto in totale) e lasciando a zero, nell’albo d’oro, le Furie Rosse. Che perdono dopo 25 partite ufficiali, e ricevono una lezione dure da ricordare: il risultato è netto, il gioco che si è visto anche, il Brasile ha dominato con le armi che di solito sono di Del Bosque e questo fa più male. In più, tutti hanno capito una cosa: giocare in Brasile, tra un anno, non sarà per niente facile, e non per il caldo. Il Maracanà di ieri sera sarà stato quasi un terzo di quello che era nel 1950, ma impatto e spinta del pubblico sono terrificanti.
Si affrontavano le due migliori espressioni del calcio di oggi; aspettative confermate, soprattutto nel primo tempo giocato a mille all’ora. Molto più Brasile che Spagna, e proprio il gol dei verdeoro dopo due minuti ha fatto sì che anche gli iberici giocassero sopra ritmo e non insistessero con il possesso palla prolungato. Bello spettacolo, anche per chi non era tifoso e ha potuto gustarsela.
Mezzo punto in meno per un semplice dettaglio: è bastata una volta che Torres difendesse palla e si girasse per creare un uno contro due, salvato per miracolo da uno strepitoso David Luiz. I giocatori non sono messi benissimo in campo, ma è un particolare infinitesimale: la squadra aggredisce la Spagna altissima, non la fa ragionare, sembra assatanata e riparte subito in contropiede sfruttando la velocità di Neymar e la potenza di Hulk. Una partita da ricordare, certo con sotto i 75.000 del Maracanà viene forse più facile.
Per una volta non ci ha capito niente, schiacciata da un Brasile che ha giocato come di solito giocherebbe lei. I palleggiatori imbrigliati, Torres isolato, i terzini che salgono a non far respirare gli esterni. Del Bosque non ha trovato contromisure: deve riflettere, perchè tra un anno rischia di ritrovare i verdeoro e non è detto che non finisca allo stesso modo.
Bravo, perchè tiene in mano una partita che dopo cinque minuti è già caldissima, con accenni di rissa e proteste a ogni fischio. Il rigore c’è, il secondo gol è regolare, il rosso a Piqué è ineccepibile così come altre decisioni. Personalità e carattere: è diventato uno dei migliori.
Per giocare è dovuto andare al QPR: impensabile, perchè sa ancora volare come un tempo anche se gli anni passano. Lo fa nel primo tempo su Iniesta, si ripete poi su Pedro e Villa. Sicurezza tra i pali: una buona squadra parte da qui.
E’ l’esterno che spinge di meno, ma quando lo fa è un treno; e per una volta sa anche difendere con ordine, come un vero terzino dei tempi antichi. Bravo e leader: è uno dei più “anziani”.
Lui leader lo è con i fatti: cancella Torres dal campo, mette piede e gamba ovunque, i suoi interventi esaltano il Maracanà e lui esalta i tifosi quando respinge un cross insidioso. Capitano vuol dire anche questo: uno dei migliori centrali in circolazione, e lo sapevamo.
Strepitoso. Dicono che si perda via, che commetta errori di distrazione, che abbia troppa foga: ieri sera però ha fatto vedere che quando è concentrato fa spavento. Agli avversari: non sbaglia un intervento, salva un gol andando in scivolata a togliere dalla porta un tocco di Pedro. Se gioca così, è l’uomo in più del Brasile.
Nel Real Madrid non gioca: misteri. Qui spinge come un forsennato, ha piede e qualità da fantasista al servizio della fascia. Un po’ preso in mezzo da Pedro ogni tanto, provoca un rigore senza pagare dazio, ma gioca sempre con il turbo nei piedi e dà tanta qualità.
Un altro che nel suo club, il Bayern Monaco, gioca poco. Ma è uno dei segreti della squadra, perchè certe versioni del Brasile hanno fallito in assenza di un medianaccio che fa la guardia a tutti. Non è facile tenere il passo di Iniesta e ogni tanto arranca, ma se la cava e dà ordine dove tanti cercano la giocata “bailada”. Necessario.
Prova il gol di fino nel primo tempo e quasi gli riesce. Gioca con costanza, cerca il solito inserimento nel cuore dell’area ma non ha mai l’occasione giusta. Utile in mezzo però, dove si risolve la partita: non molla mai un centimetro, e si mette al servizio della squadra. ()
Tatticamente ineccepibile: spolvera la linea di fondo allargando il campo, tiene palla, fa salire i compagni e da un suo cross nasce il primo gol. Però, non vede mai la porta e ogni tanto tende ad estraniarsi dal gioco. ()
Non aveva convinto fino a qui, lo fa questa sera quando regala a Neymar la palla del 2-0, bravo a capire quando il suo compagno rientra dal fuorigioco. E poi ci mette corsa, volontà e qualità. Sacrificato in nome della fantasia di Neymar stesso, riesce a ritagliarsi il suo spazio in campo dando anche una mano in copertura.
D’accordo: come lo tocchi vola. Però, siamo davvero al voler denigrare per forza. La verità è che è fortissimo: non tanto per il gol di potenza sul primo palo, quanto perchè dà la sensazione di poter fare tutto e lo fa, soprattutto mandando in porta i compagni con tocchi deliziosi. Con Messi non si pesterà i piedi: sono diversi, potenzialmente può venire fuori una grande coppia. Il Maracanà si alza in piedi ogni volta che tocca palla: il tributo più grande.
FRED 8 (il migliore) L’Europa l’ha scaricato credendolo bollito, ora l’Europa lo rivuole: è la sua rivincita, contro chi diceva che fosse un soprammobile messo lì a mostrare i muscoli e nulla più. Poteva fare la fine del Serginho del 1982, invece si rimbocca le maniche e quando la palla scotta ne fa due, che sono cinque in totale nella coppa. Come Paolo Rossi nel Mundial appena ricordato: male all’inizio, poi killer implacabile. Se gira così, il Brasile è a posto. (78′ JO sv)
All. SCOLARI 8 Quando le cose non vanno bene, la Federazione chiama lui. Si è capito perchè: la sua Nazionale gira a mille, soprattutto è un gruppo unito laddove era un concentrato di talenti che andavano per conto proprio. Divertono, si aiutano in campo e vincono: tra un anno si vedrà se basterà per il sesto Mondiale, intanto siamo decisamente sulla buona strada.
In ritardo sul tocco di Fred, doveva osare di più. Il bolide di Neymar è sul suo palo ma poteva farci poco, così come sul 3-0. Non è il colpevole, ma forse le tante panchine con il Real Madrid gli hanno tolto un po’ di smalto. Bravo sempre su Fred nel primo tempo: resta in piedi e lo ipnotizza.
Affonda con la barca, ma è uno dei principali responsabili: Neymar lo irride praticamente sempre, rischia già un rosso nel primo tempo quando lo abbatte lanciato a rete (per fortuna siamo a metacampo). Davvero male, anche perchè davanti non c’è mai. Infatti, esce subito.
( Anche lui in difficoltà, inserito perchè capace di garantire più spinta e quindi superiorità offensiva, si fa prendere dai fantasmi verdeoro e non combina nulla)
Aveva già chiuso la stagione in affanno, si conferma in difficoltà ieri sera: il rosso per fallo su Neymar è l’emblema di una partita in cui vorrebbe essere da tutt’altra parte, perchè di palloni e avversari ne vede onestamente pochini. Dovrebbe curarsi di Fred, che gliene fa due in faccia.
Ci mette l’aggravante di un rigore calciato male quando la partita si sarebbe riaperta. E’ recidivo: un anno fa sbagliò in semifinale di Champions League tirando alle stelle. Nel suo mestiere regolare, quello di difensore, stecca la prestazione.
Non è il terzino di corsa e fantasia che aveva mostrato di essere a Barcellona: Hulk la mette sul fisico e lui può poco, però va sotto anche quando si gioca sulla qualità e sulla velocità. Preso in mezzo troppe volte, finisce con il fiatone e senza aver combinato nulla.
Dura la vita quando hai tre uomini addosso ogni volta che tocchi la palla. Ci prova e riprova a fare ordine, conscio del suo talento, ma gli dice male: non era più abituato a prenderle, tra Barcellona e Spagna. Dovrà forse abituarsi a farsene una ragione?
Paga tanto in termini di fatica, però cerca sempre di restare in piedi e di cucire il gioco, prendendo palla dai difensori. Deve fare legna in mezzo, compito non facile: finisce sulle gambe e affondato decisamente, ma almeno ci ha messo qualcosa.
Danza sul pallone, anche con tre uomini addosso non perde mai la calma e ne esce magicamente. Devono abbatterlo per fermarlo: lui per dare la scossa prova anche il tiro da fuori (bravo Julio Cesar), poi è talmente da solo che anche le sue piroette con il pallone tra i piedi perdono di significato.
Criticato per tutta la Confederations Cup, perchè ha tolto il posto a qualcuno più meritevole (Villa?). Eppure ieri sera è stato l’unico a cercare concretamente di impensierire il Brasile. Aveva anche segnato, ma è spuntato dal nulla il piedone di David Luiz.
Gioca lui e non Soldado: se hai fatto cinque gol nel torneo meriti il posto. Solo che quattro erano contro Tahiti: ieri sera contro due cagnacci come Thiago Silva e David Luiz non ha mai visto palla, come un attaccante di Lega Pro (ci scuseranno) non abituato a questi palcoscenici. Solo una volta si gira bene, e infatti manda in porta il compagno: una volta in 58 minuti.
( C’era chi lo avrebbe voluto in campo dall’inizio: è il recordman di gol in Nazionale. In effetti impensierisce Julio Cesar, pur se rimane un lampo isolato. Fosse stato al 100% chissà, forse…)
L’assist a Pedro che poteva valere l’1-0. Stop: la sua partita finisce qui, perchè per il resto non becca mai un pallone. Patisce il fatto di vagare troppo per il campo, senza un ruolo ben preciso: in altri contesti funziona, ieri sera no.
Ce lo aspettavamo subito in campo: contro l’Italia era stato il migliore. Del Bosque invece lo manda in campo già sullo 0-2: lui ripaga il tecnico prendendosi un rigore, che Sergio Ramos tira ai raccattapalle. Lui però ha fatto il suo.
All. DEL BOSQUE 4,5 Quando ne prendi tre è sempre un disastro. Meglio qui che tra un anno: il punto è che una partita così si può ripetere. Dà l’impressione che la formazione non sia quella perfetta; forse contro questo Brasile sarebbe cambiato poco, ma lasciare fuori Jesus Navas e Villa contro una difesa così appare da matita rossa. Chiude senza gol nelle ultime due partite: ci sarà da pensare, e a lungo. (Claudio Franceschini)
Marcatori: 2′ Fred, 44′ Neymar, 47′ Fred
Julio Cesar; Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Luiz Gustavo, Paulinho (87′ Hernanes); Hulk, Oscar (72′ Jadson), Neymar; Fred (78′ Jo). All. Scolari (Jefferson, Cavalieri, Fernando, Lucas, Dante, Filipe Luis, Jean, Rever, Bernard)
Casillas; Arbeloa (46′ Azpilicueta), Piqué, Sergio Ramos, Jordi Alba; Xavi, Sergio Busquets, Iniesta; Pedro, Torres (58′ David Villa), Mata (52 Jesus Navas). All. Del Bosque (Victor Valdes, Reina, Raul Albiol, Javi Martinez, Fabregas, Soldado, Nacho Monreal, Cazorla, David Silva)
Arbitro: Kuipers (Olanda)
Ammoniti: Arbeloa (S), Sergio Ramos (S)
Espulso: 68′ Piqué (S)