Eccoci arrivati al giorno della tappa regina del Tour de France numero 100, la tappa che tutti sognano di vincere ma che pochi possono sperare di farlo davvero. Stiamo parlando della Gap-Alpe d’Huez (172,5 km), frazione alpina con un percorso che fa molto discutere a causa di quello che ci sarà prima dell’ultima salita sulla mitica Alpe d’Huez. Andiamo dunque a scoprire nel dettaglio cosa ci proporrà questa diciottesima tappa: la partenza sarà alle ore 12.30 da Gap, dove era arrivata la tappa di martedì, e in partenza si affronta il Col de Manse (che l’altro ieri fu l’ultima salita, 6,6 km di ascesa al 6,2% di pendenza media) giusto per fare subito la gamba a quello che sarà in seguito. Poi ci sarà un lungo tratto vallonato, caratterizzato soprattutto dallo strappo della Rampe du Motty (2,4 km, pendenza media 8%) e dalla salita del Col d’Ornon (5,1 km al 6,7% di pendenza media), la cui discesa porterà la corsa a Bourg d’Oisans, dove sarà posto lo sprint intermedio (km 108) ma dove soprattutto si inizierà a fare maledettamente sul serio. Subito fuori dal centro abitato si inizierà infatti a salire verso l’Alpe d’Huez, perché la grande novità di oggi è la doppia ascesa della salita probabilmente più celebre del Tour. La prima salita sarà leggermente più breve, perché a 1,5 km dalla sommità si svolterà per fare un anello che porterà la corsa di nuovo a Bourg d’Oisans, ma sarà comunque una salita durissima (12,3 km, pendenza media 8,4%), sulla quale certamente la corsa si incendierà. Il Gpm, naturalmente Hors Categorie (fuori categoria), sarà posto al km 122,5 della tappa e sarà seguito da un breve tratto di saliscendi e dalla salita verso il Col de Sarenne, 3 km al 7,8% di pendenza media e Gpm di seconda categoria. Se la salita verso il Sarenne sarà molto breve perché naturalmente avrà inizio partendo dalla strada che arriva dall’Alpe, la discesa sarà completa ed è proprio questa ad avere scatenato le polemiche. Infatti, la discesa dal Col de Sarenne (inedita per il Tour) è poco più di un sentiero, e molti lamentano buche e mancanza di protezioni, con una situazione che potrebbe essere peggiorata dal maltempo previsto per oggi pomeriggio, con probabili temporali. Chris Froome è alla guida di chi giudica eccessivi i rischi, mentre gli scalatori e chi ancora spera nel ribaltone difende invece il percorso originario. Il piano d’emergenza naturalmente c’è, ed è fare l’arrivo direttamente sulla prima Alpe d’Huez, ma verrà perso in considerazione solo in casi estremi perché gli organizzatori difenderanno ad ogni costo la tappa simbolo. Dunque, dopo la discesa torneremo ai piedi dell’Alpe d’Huez, stavolta da affrontare fino in fondo: 13,8 km con pendenza media 8,1%. L’arrivo sarà posto a 1850 metri d’altitudine, al termine di una salita caratterizzata da 21 tornanti, ognuno dei quali è dedicato a un vincitore di tappa: siccome ormai siamo giunti a oltre 21 tappe finite sull’Alpe, si è ricominciato dal primo tornante con le doppie targhe celebrative. Fino ad oggi sono state infatti 27 le tappe con arrivo qui: il primo vincitore fu Fausto Coppi nel 1952, poi fu ribattezzata ‘salita degli olandesi’ a causa delle loro otto vittorie fra il 1976 e il 1989, prima del dominio italiano negli anni Novanta: Gianni Bugno vinse nel 1990 e 1991, Roberto Conti nel 1994, Marco Pantani nel 1995 e 1997 (con tempo di scalata di 37’35”, ancora oggi il migliore), Giuseppe Guerini nel 1999. L’ultima volta è stata nel 2011, quando vinse il francese Pierre Rolland; da ricordare anche il 2004, quando fu proposta una cronoscalata vinta da Lance Armstrong, successo però poi cancellato come tutte le vittorie dell’americano. Una giornata da non perdere. (Mauro Mantegazza)



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