Dopo 23 giorni si è concluso il Tour de France numero 100, un’edizione speciale con partenza dalla Corsica (mai toccata prima) e la grande novità dell’arrivo in notturna sugli Champs Elysées a Parigi. Ecco le nostre pagelle a tutti i protagonisti.
Il dominatore assoluto, più forte di tutti sia in salita sia a cronometro. Nelle prime due settimane è stato addirittura un Cannibale, poi è diventato un pochino più umano ma la sua leadership non è mai stata in discussione. Non deve essere stato facile anche affrontare tutte le voci sul doping, che fino a prova contraria (e con tutti i test a cui viene sottoposto) sono solo illazioni ai danni di un atleta che si è preparato alla perfezione per questo Tour e – finalmente senza scomodi vincoli di squadra come alla Vuelta 2011 e al Tour 2012 – ha dominato. Solo due piccole critiche: sull’Alpe d’Huez e ad Annecy-Semnoz ha esagerato, e sull’Alpe senza Richie Porte (voto 9) avrebbe potuto anche rischiare grosso.
Era arrivato al Tour come semplice promessa, ne esce come il corridore più amato. Ha vinto una tappa, è salito sul podio e ha fatto la doppietta maglia bianca-maglia a pois che mancava dai tempi di Charly Gaul (1955). Si può davvero definirlo come il secondo vincitore di questo Tour, un corridore dal grandissimo futuro ma anche già dal solidissimo presente. Al Giro Uran era arrivato secondo e Betancur si era preso la maglia bianca, qui lui ha fatto tutto da solo. Grande Colombia.
Con un crescendo spettacolare sale sul podio di questo Tour, come già gli era riuscito al Giro e alla Vuelta. Nella terza settimana è stato forse il più forte in assoluto fra crono e montagne. Certo, una partenza lenta gli ha impedito fin da subito di lottare per qualcosa in più. Ancora una volta, si conferma l’eterno piazzato.
Non è stato facile dare il voto a quello che resta il più grande corridore per le corse a tappe degli ultimi anni, ma che a questo Tour ha certamente fallito. Lo assolviamo perché è stato l’unico a cercare di far saltare il banco: gli altri correvano per il secondo posto, lui ha provato a mettere in difficoltà Froome in ogni occasione, ventagli e discese compresi. A lui un podio non avrebbe cambiato la vita, ha fatto bene a provarci.
Per il secondo uomo della Saxo-Tinkoff è stato il miglior grande giro della carriera, e questo nonostante il suo compito fosse di aiutare Contador. Certo, nella terza settimana è un po’ calato, ma il suo dovere di luogotenente l’ha fatto, e anche qualcosa in più.
Senza la sciagurata tappa dei ventagli forse sarebbe andato sul podio ma – pur con tutte le giustificazioni del caso – perdere dieci minuti in una tappa di pianura resta un errore molto grave. Peccato, perché fin lì era stato il primo rivale di Froome; dopo, si è giustamente messo al servizio di Quintana.
Forse gettato in una posizione per lui eccessiva (secondo fino all’ultima cronometro), non poteva essere l’anti-Froome. Il sesto posto resta un buonissimo risultato per l’olandese, ma il calo sulle Alpi è stato davvero troppo netto.
Secondo tra i giovani e fra i primi dieci della generale: per lui sicuramente un Tour da ricordare, può essere la base per una carriera importante.
Ecco il terzo vincitore del Tour de France 2013. Era partito come velocista emergente, ma ancora in “seconda fila”. Torna a casa con quattro vittorie di tappe, senza alcun dubbio il più forte sprinter della Grande Boucle. In più due grandi soddisfazioni: vincendo la prima tappa ha indossato la maglia gialla, vincendo l’ultima ha conquistato Parigi, che vale come una grande classica. (continua)
Ha comunque vinto due tappe, il suo Tour non è comunque negativo, anche se macchiato dall’episodio della caduta di Veelers. Diciamo che quest’anno ha dato il meglio al Giro, dove ha vinto cinque volate su cinque e la classifica a punti. Globalmente il più forte resta lui, ma Kittel ora lo impensierisce.
Una tappa anche per lui, ma resta sempre un gradino sotto ai migliori e ora non ha più nemmeno il titolo di primo rivale di Cavendish. Degradato.
Non esaltante come un anno fa, ma ha comunque vinto una tappa e ha conquistato di nuovo la classifica a punti, per la seconda volta a soli 23 anni. Il futuro è suo, conferma di saper essere fortissimo sia nelle volate di gruppo sia nelle tappe miste.
Il miglior attaccante del Tour, due tappe vinte in solitaria andando in fuga e poi staccando gli altri fuggitivi. D’altronde un corridore capace di vincere due Giri di Svizzera è sicuramente forte. Ora lo aspettiamo al salto di qualità, per diventare capitano e puntare alla classifica generale.
Due vittorie di tappa compresa la cronosquadre (brava la Orica-GreenEdge) e la maglia gialla: una prima settimana indimenticabile per questo corridore molto forte, che in carriera vanta una Sanremo e tappe a Giro, Tour e Vuelta. Sottovalutato.
Senza Cancellara, vince l’unica cronometro per specialisti di questo Tour meno adatto ai cronoman rispetto al solito. Ha fatto il suo dovere, contribuendo allo straordinario bottino di sei vittorie tedesche.
Salvatore della patria: vince la tappa regina sull’Alpe d’Huez e regala ai francesi l’unico successo in questo Tour così speciale.
Discorso simile per lui: firma l’unico successo azzurro in una giornata di libertà dal suo compito di gregario di Cavendish, svolto sempre molto bene. Prima vittoria da professionista di grande qualità per questa giovane speranza italiana.
Dopo la Liegi vince anche un tappone pirenaico del Tour. L’irlandese continua a crescere.
Nel Tour numero 100 vincono una sola tappa e il migliore è quindicesimo. Davvero troppo poco. Pagano la scarsa forma di Thomas Voeckler e Pierre Rolland, che negli anni scorsi avevano salvato la baracca e invece quest’anno al massimo hanno puntato alla maglia a pois, traguardo che per Rolland è svanito al penultimo giorno.
Noi sapevamo che non avremmo potuto fare molto, ma in tre settimane ricordiamo solo il successo di Trentin, Moreno Moser (voto 6,5) primo al passaggio sull’Alpe d’Huez e terzo di quella tappa e poche altre fughe. Damiano Cunego (voto 4), purtroppo, è stato un fantasma. Possiamo salvare Roberto Ferrari, piazzato in molte volate, Daniele Bennati e Matteo Tosatto gregari di Contador splendidi in molte tappe (voto 6 per loro). Ma non basta.
Qualche debole segnale di vita rispetto al nulla degli ultimi tempi. Ma quello che pochi anni fa era un campione è completamente sparito.
Per quello che ha fatto meriterebbe forse un voto ancora peggiore, ma d’altronde era reduce dal Giro nel quale è riuscito a salire sul podio. Alla sua età non è riuscito a raddoppiare lo sforzo. Il problema per la Bmc è stato che anche gli altri due capitani, Tejay Van Garderen e Philippe Gilbert (voto 5) hanno lasciato poche tracce se non qualche fuga non coronata da successi. Troppo poco per un colosso del ciclismo mondiale.
1. Christopher FROOME (Gbr, Sky) in 83h56’40”
2. Nairo QUINTANA ROJAS (Col, Movistar) a 4’20”
3. Joaquin RODRIGUEZ OLIVER (Spa, Katusha) a 5’04”
4. Alberto CONTADOR (Spa, Saxo Bank-Tinkoff) a 6’27”
5. Roman KREUZIGER (Cec, Saxo Bank-Tinkoff) a 7’27”
6. Bauke MOLLEMA (Ola, Belkin) a 11’42”
7. Jakob FUGLSANG (Dan, Astana) a 12’17”
8. Alejandro VALVERDE (Spa, Movistar) a 15’26”
9. Daniel NAVARRO (Spa, Cofidis) a 15’52”
10. Andrew Talansky (Usa, Garmin-Sharp) a 17’39”
1. SAGAN (Svk) 409; 2. Cavendish (Gbr) 312; 3. Greipel (Ger) 267.
1. QUINTANA (Col) 147; 2. Froome (Gbr) 136; 3. Rolland (Fra) 117.
1. QUINTANA (Col) 84h01’00”; 2. Talansky (Usa) a 13’19”; 3. Kiatkowski (Pol) a 14’39”.
(Mauro Mantegazza)