Wimbledon è finito domenica: vittorie per Andy Murray e Marion Bartoli, ma altri giocatori e giocatrici si sono messi in mostra nel corso delle due settimane londinesi. Una di questi è Sloane Stephens, americana della Florida, classe ’93. Arrivava nel Regno Unito con la nomea, che la accompagna da tempo, di “nuova Williams”; specie da quando ha battuto Serena nei quarti di finale degli Australian Open, prendendosi la prima semifinale Slam. Dopo gli ottavi al Roland Garros 2012, replicati poi quest’anno, Sloane a Wimbledon si è arrampicata fino ai quarti di finale: ha perso da Marion Bartoli, ma il suo torneo ha confermato quanto di buono si dice di lei. Oggi è numero 16 del mondo, ed è una grande realtà; una buona carriera da juniores (anche se priva di trofei, se non il doppio proprio a Wimbledon nel 2010, e nello stesso anno al Roland Garros), oggi è una potenziale dominatrice, ma solo il tempo ci dirà se sarà così. Intanto, IlSussidiario.net l’ha intervistata in esclusiva, per un commento sul suo torneo e uno sguardo al futuro e alla carriera. 



Sloane, come giudichi il tuo Wimbledon? Pensi che i quarti di finale siano un obiettivo raggiunto o, considerato anche il tabellone, ti aspettavi di più? Ovviamente mi sarebbe piaciuto andare più avanti, ma penso di aver giocato un grande torneo. Per la prima volta ho raggiunto i quarti di finale a Wimbledon, e ho perso contro la futura campionessa. Grandi complimenti a Marion! I tabelloni non li guardo mai, perciò i risultati delle altre non mi influenzano realmente, in un modo o nell’altro.



Hai qualche rimpianto per la partita persa contro Marion Bartoli? Quella sospensione sul 40-40 del game decisivo non deve essere stata facile da gestire… E’ il tennis! Non posso controllare il clima, perciò è andata come è andata. Penso che Marion abbia giocato benissimo e si sia pienamente meritata la vittoria. Ovviamente fermarsi a metà partita è dura, ma l’interruzione non è arrivata in un momento nel quale avevo particolare slancio. Ce la stavamo giocando, perciò non ho nessun rimpianto o rammarico.

Parliamo un po’ di te: quando hai iniziato a giocare a tennis e deciso che sarebbe stata la tua strada? Ho iniziato a giocare a 9 anni. Il mio patrigno era un insegnante di tennis e mi ha introdotto al gioco: me ne sono innamorata subito, e ho iniziato piuttosto seriamente non molto dopo. Sono andata alla Saviano Tennis Academy in Florida, ed è lì che ho davvero cominciato a diventare brava. Nick Saviano è uno dei migliori coach al mondo e gli devo molto del mio successo.



Oggi sei considerata la “nuova Williams”, e tra le giocatrici della tua età sei indicata come la migliore: senti in qualche modo la pressione della cosa? Serena e Venus sono grandi giocatrici, quindi il paragone è lusinghiero; ma io sono Sloane Stephens. Sono me stessa, e seguo il mio percorso. C’è un ottimo gruppo di giovani giocatrici in questo momento, e sono molto amica con la maggior parte di loro. E’ molto bello vederci tutte giocare bene, ed è davvero divertente incitarci a vicenda, in modo genuino. La pressione? Ne metto già abbastanza su me stessa per giocare bene in ogni partita…

A proposito di questo: sei conosciuta come una ragazza davvero amichevole e alla mano. E’ possibile costruire amicizie nel circuito WTA, in mezzo a tutti i vostri impegni? Amichevole? Vuoi dire magnifica! (ride, ndr). Certo, è possibile avere amici veri tra i giocatori. Mallory Burdette è una delle mie migliori amiche nel circuito, e ho altri rapporti piuttosto stretti. Abbiamo tutte calendari frenetici, e ci vediamo molto spesso nei tornei che giochiamo.

Alcuni tennisti scelgono di non giocare in Fed Cup. Per te questa manifestazione è un ostacolo al tuo sviluppo o un’occasione per migliorarti e fare esperienza? Vedo assolutamente la Fed Cup come un’occasione per migliorarmi. E’ una bella esperienza, e per me è un onore rappresentare gli Stati Uniti. Non ho mai giocato al meglio negli scorsi impegni di Fed Cup, quindi aspetto di riscattarmi nei prossimi match.

Su quale superficie preferisci giocare, se ce n’è una? Se devo scegliere, dico che la mia preferita è la terra. E’ comunque una decisione difficile, perchè ho avuto successo su tutte le superfici. Ma ho amato la terra dalla prima volta in cui ci ho giocato e mi trovo bene nel muovermi verso la palla. In più, la terra mi dà del tempo extra per preparare i colpi.

Tra gli Slam, quale sogni maggiormente di vincere? Direi decisamente gli Us Open. E’ lo Slam di casa mia, e sarebbe un sogno vincerlo di fronte al pubblico di casa. Agli Us Open c’è un’elettricità nell’aria come in nessun altro torneo al mondo.

Us Open che arrivano tra poco; come procederà il tuo cammino di preparazione, e in generale il tuo 2013? Il mio calendario cambia spesso, ma in estate ho in programma di giocare i tornei di Washington, Toronto, Cincinnati, New Haven e, ovviamente, gli Us Open. Non ho un obiettivo specifico per Flushing Meadows; c’è ancora tempo e ho molti altri tornei sui quali concentrarmi prima di giocare a New York. Dopo gli Us Open, giocherò a Tokyo, Pechino e Lussemburgo.

Ultima domanda: ti viene mai il pensiero “un giorno voglio essere la numero 1” o vai avanti giorno per giorno? E… in cosa pensi di dover migliorare per diventare ancora più forte? La prendo decisamente giorno per giorno. Non sono mai stata una che guarda troppo avanti; non guardo nemmeno i tabelloni dopo aver vinto una partita! Per il resto, so di avere molti aspetti del gioco che devo migliorare, ma non posso dirti quali sono! Cerco solo di migliorare almeno una parte del mio gioco ogni giorno. Finchè ci riesco, sono decisamente soddisfatta! (Claudio Franceschini)