Questa volta Victoria Azarenka ce la fa: batte Serena Williams per la terza volta in carriera (su 15 incontri) e vince il torneo di Cincinnati. Finisce : per la bielorussa, che resta al numero 2 del ranking WTA con Serena inattaccabile, si tratta del terzo titolo nell’anno – il secondo in cui ha battuto l’americana in finale, dopo Doha – il diciassettesimo in carriera. Soprattutto, una bella iniezione di fiducia per gli Us Open in arrivo. Che la Williams non fosse al massimo si era visto dai turni precedenti: contro Eugenie Bouchard aveva perso il primo set e si era fatta semi-rimontare nel terzo, contro Simona Halep dopo un primo parziale vinto sbadigliando in 19 minuti era andata avanti di un break ma, sul 3-1, aveva sprecato una marea di occasioni e aveva finito per ritrovarsi 4-4, prima dell’allungo finale. Condizioni climatiche, fisico non al meglio dopo la tirata di Toronto con annesso viaggio immediato: quello che volete, sta di fatto che contro l’unica avversaria, forse, che oggi le tiene gli scambi da fondo e addirittura si può permettere di attaccare con regolarità la Williams è caduta. Non riuscendo a capitalizzare il set di vantaggio che sembrava aver indirizzato la partita, trovandosi anche sotto 1-4 e con una palla break per l’avversaria nel secondo. “E’ stato importante l’essermi rialzata subito. Stavo lottando duramente, ho cambiato il mio gioco e mi dovrò ricordare di essere concentrata fin da subito la prossima volta che giocherò contro di lei”, ha detto la Azarenka, che nel terzo set è volata sul 4-2 e ha sembrato mettere la parola fine su partita e torneo. Qui la finale ha assunto l’andamento dell’ultimo atto di Flushing Meadows un anno fa: Serena ha ripreso il break e si è presentata fino al tie break, dove però Vika ne aveva di più e ha, meritatamente, vinto. “E’ una grande giocatrice, ha giocato benissimo” l’ha omaggiata Serena. “E’ stata davvero aggressiva negli ultimi due set, e questo ha cambiato l’inerzia. C’è una ragione se vince gli Slam e gioca così bene”. Per Serena sfuma il nono titolo stagionale, ma adesso – dopo New Haven, che però le due non giocheranno – arrivano gli Us Open. “Se c’è una favorita è lei”, riconosce la Azarenka. “Siamo negli Stati Uniti, Serena è la numero uno al mondo, è una grande campionessa e ha vinto il titolo un anno fa. Io la seconda favorita? Seconda o terza, non mi interessa; questa vittoria è una grande iniezione di fiducia”. Ha ragione: ha capito che se gioca il suo tennis può battere anche la numero 1, e farlo più di una volta. Finisce, come si dice, a tarallucci e vino: con Serena che si dimostra grande nella sconfitta: “La nostra è una buona rivalità. Io sono la numero 1, lei la numero 2. Significa che ci incontreremmo nelle finali, il che rende tutto ancora più interessante”. E ancora: “Sono una grande tifosa di Victoria; ogni volta che non gioco un torneo tifo per lei. Dà tutto sul campo, ma una volta finita la partita è davvero simpatica. Mi piace parlare con lei, è davvero una bella persona”. Una persona con la quale, se vorrà vincere il 17esimo Slam in carriera (sarebbe il quinto Us Open, e avrebbe vinto per cinque volte tre dei quattro Major) dovrà fare i conti. (Claudio Franceschini)



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