Siamo stati tutti bambini. E tutti, come bambini, abbiamo avuto degli idoli, degli eroi da imitare. Crescendo li chiamiamo magari “modelli”: sul lavoro, nello sport, in qualunque altro campo, c’è sempre il personaggio che eccelle e del quale si vogliono percorrere le orme. Nel mondo del calcio, basta osservare qualche ragazzino che gioca su un campetto di paese, magari di terra o cemento e con un pallone non professionale, per capire quanto i vari campioni siano imitati in ogni singola movenza: il tiro, il dribbling, perfino l’esultanza. Capita così che se si ha la fortuna di essere a stretto contatto con loro l’emozione sia tanta da sopraffare. E’ accaduto a questo bambino, tifosissimo del Barcellona: insieme al padre si è appostato all’ingresso del tunnel degli spogliatoi, poco prima del calcio di inizio della prima giornata della Liga contro il Levante, nel tentativo di poter magari stringere la mano a qualcuno dei suoi idoli che rientravano dal riscaldamento pre-partita, o anche solo ricevere un saluto. Gli è andata decisamente meglio: alcuni giocatori sono passati via senza guardare – capita anche questo – non così Gerard Piqué che invece si è sfilato la maglietta (da allenamento) e l’ha regalata al ragazzino. Il quale, naturalmente felicissimo, ha abbracciato il padre (che indossava la maglia di Leo Messi, quella della stagione 2011/2012) ed è anche scoppiato a piangere. Una bella scena, che certo non capita tutti i giorni: viene in mente Morgan De Sanctis che regala la maglia a un raccattapalle dopo averlo rimproverato nel corso di una partita, e anche Sulley Muntari, che però se la vide restituire perchè i raccatapalle (regola alquanto disponibile) non possono ricevere le divise da gioco ufficiali. Ancora meglio, al ragazzino e al padre, è andata dopo: il Barcellona ha vinto , e così il protagonista di questa storia è tornato a casa avendo assistito a una goleada dei suoi eroi, e con la maglia di Piqué. Non proprio una brutta serata.