Scoppia la polemica in Lega Pro: la prima giornata non si gioca. Alla base di tutto le nuove regole volute da Mario Macalli, presidente della categoria: se lo scorso anno c’erano delle imposizioni sul numero di giovani da impiegare in campo, addirittura adesso la regola parla di età media. Dovrà essere di 24 anni in Prima Divisione e di 23 anni in seconda, una misura – si dice – fatta per abbattere i costi in tempo di crisi. Ma i giocatori non ci stanno: Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha diramato un comunicato ufficiale nel quale si legge che questa normativa “peggiora la situazione dei calciatori esperti e abbassa il livello tecnico dei campionati, già parzialmente svuotati di contenuti per l’assenza di retrocessioni”. Non gli si può dare torto: evidentemente non è questo il modo per far brillare i giovani, non a discapito di calciatori che hanno una carriera alle spalle e sono alla ricerca di un contratto. Gli svincolati appunto, che come ogni anno si radunano a Coverciano e Novarello per tenersi in forma e intanto hanno creato un gruppo su Facebook per dare voce alla protesta: “25 agosto, dimissioni di Macalli per tutelare il calcio e la meritocrazia”. Sostanzialmente: in campo deve andare chi vale di più, a prescindere dalla carta d’identità. Vale per i giovani, che se sono bravi devono avere spazio, ma anche per gli “anziani”. I giocatori attualmente senza un contratto sono tutti d’accordo: la regola è assurda, non si può imporre a tavolino chi deve e non deve giocare, anche perchè questo crea problemi non da poco nella costruzione della squadra. E così il prossimo weekend la Lega Pro si ferma: non un bello spot per una categoria che il prossimo anno cambierà formato, e che per farlo quest’anno ha bloccato le retrocessioni, cosa questa che – come ha ricordato Tommasi – toglie sale al torneo. Come si risolverà? Nel il campionato di serie A si fermò per un turno; allora però il problema era diverso, ed era piuttosto ovvio che prima o poi si sarebbe ripartiti. Qui, aspettiamo di capire se Macalli e i calciatori arriveranno a una soluzione. Nel frattempo il presidente ha già dato la sua risposta: “Lo sciopero è indebito”, ha detto, “il primo settembre inizia il campionato. Chi c’è c’è, chi non c’ ne pagherà le conseguenze”. Difficile che su questi toni si possa arrivare a un accordo.