Ha risposto a Josè Mourinho, che nei giorni scorsi aveva parlato di lui in un intervista con il canale televisivo ESPN. Questa la frase “incriminata” dell’allenatore portoghese: “A 30 anni allenavo Ronaldo, non Cristiano, il ‘vero’ Ronaldo, il brasiliano“. In molti l’hanno interpretata come una frecciata all’attaccante del Real, che dal canto suo non ha voluto alimentare polemiche dichiarando: “Ci sono delle cose nella vita che non meritano commento. Non lo farò per ovvie ragioni. Ho sempre rispettato tutti i miei allenatori e cerco di imparare da loro. Sono abituato alla gente che parla male di me, ma come diciamo in Portogallo, non sputo nel piatto dove mangio. Avete capito?“. Le parole di Mourinho hanno effettivamente un retrogusto inzigatore, d’altra parte chiunque abbia visto giocare il Ronaldo brasiliano farebbe fatica a considerarlo inferiore all’omonimo portoghese, per quanto quest’ultimo abbia impressionato negli ultimi anni. Cristiano Ronaldo ha speso qualche parola anche per Real Madrid-Chelsea, la finale del torneo americano Guinness Cup: “Affronteremo il Chelsea, non un allenatore. È una partita in più, di preparazione, e che vogliamo vincere. Continueremo a lavorare per iniziare la Liga nella miglior maniera possibile“. Per Cristiano Ronaldo è cominciata la quinta stagione con il Real Madrid: nelle prime quattro ha registrato più gol che presenze, segnando 201 reti in 199 gare ufficiali. Nel 2011-2012 si è spinto oltre ogni limite mettendo a segno 60 gol complessivi, di cui 46 nelle 38 partite giocate nella Liga. La cosa più incredibile è che quest’ultimo dato non fu sufficiente per assegnare al portoghese la Scarpa d’oro di quella stagione: se la aggiudicò il rivale Lionel Messi con le sue 50 reti nel solo campionato spagnolo (37 partite, in totale i gol dell’argentino furono 73. Sì, settantatré).