Ora è ufficiale: Francesco Totti giocherà per la Roma per altre due stagioni sportive, fino al giugno 2017 se non oltre. Ingaggio da 3,2 milioni di euro netti a stagione. Il capitano giallorosso ha firmato in diretta il nuovo accordo con la società, prima di brindare con il presidente e rispondere alle domande dei giornalisti. Nel momento in cui Del Piero diventa capitano di una squadra australiana, e Massimo Moratti lascia l’Inter nelle mani di un indonesiano, Totti reagisce così: “Riguardo Moratti, mi dispiace che passi la mano. Nel calcio ci sono periodi bui e hanno cercato di voltare pagina, ma nel calcio italiano Moratti resterà una persona leale e stimata da tutti. Riguardo Alex, la sua è stata una scelta personale. Era la bandiera della Juve e non è stato trattato come la Roma ha fatto con me e mi dispiace molto. Riguardo me stesso, sono strafelice di essere rimasto ad indossare un’unica maglia“. Il capitano ha dato uno sguardo al prossimo futuro e ai tre anni di carriera che ancora lo attendono: “Fare calcoli ora è semplice, a inizio stagione ti sbilanci in positivo ma alla fine non ottieni quello che vuoi. Quest’anno siamo partiti bene, abbiamo trovato una quadratura e un allenatore competente che vuole rispetto, quello che mancava in questi ultimi tempi. Di questo passo, sarà una Roma competitiva per il futuro“. Totti ha poi indicato la sua fotografia preferita degli oltre vent’anni in maglia romanista: quella del 17 giugno 2001, data del primo ed ancora unico scudetto vinto da protagonista. Poi sulla nazionale, e la possibilità di andare ai prossimi mondiali: “Non ci penso, penso a fare bene con la Roma. Da qui a maggio bisogna vedere come sto, fisicamente e di testa. Ho ripetuto tante volte che la mia Nazionale è la Roma. Se dovesse succedere qualcosa all’improvviso sono a disposizione“. Il capitano ha poi risposto alle domande sul derby, prossima partita della Roma, e su Silvio Piola che lo precede tra i marcatori all-time della serie A: “La partita di domenica è differente dalle altre, come ho sempre detto. Dare un risultato prima della partita non è da me. Riguardo Piola sinceramente non ci penso. Il mio obiettivo è fare bene e vincere con la Roma, se lo dovessi riprendere, cosa quasi impossibile, bene ma i miei obiettivi sono altri“.
Tra una risposta e l’altra del capitano ha parlato anche il presidente della Roma, James Pallotta. L’americano ha precisato che “il rinonovo di Francesco era fuori discussione. i tempi sono stati lunghi perchè abbiamo lavorato anche ad altro, non avevamo dubbi sul fatto che avremmo rinnovato. Abbiamo lavorato su tutta la squadra, e Francesco concorderà con questo, abbiamo lavorato alla campagna acquisti e siamo stati impegnati su più fronti. Dal primo giorno ci siamo accordi che era un leader, resterà qui per sempre“. Quanto alle garanzie per i tifosi sul futuro della squadra, Pallotta ha dichiarato: “Avevo detto che avevamo un programma quinquennale ma avevo anche aggiunto che sarei rimasto molto deluso se non fossimo stati competitivi prima di quel termine. Direi che ci sono stati cambiamenti positivi dallo scorso maggio. Quando ho incontrato Garcia la prima volta, gli chiesi del rapporto che intendeva avere con la squadra, mi ha risposto di amare i suoi calciatori. Abbiamo notato un cambiamento durante la tournée americana, si notava unita d’intenti. Due momenti significativi di questa stagione: il gol di De Rossi e l’esultanza, che è stata la dimostrazione della compattezza del gruppo, e l’ultima partita dove tutta la squadra ha trasmesso un messaggio: se si fa qualcosa di scorretto a un giocatore della Roma lo si fa a tutta la squadra“. Il presidente ha poi parlato dei cambiamenti nel calcio italiano, che sta accogliendo capitali stranieri: “Sono sicuramente soddisfatto di quanto abbiamo raggiunto negli ultimi mesi, siamo in fieri ma stiamo procedendo spediti. Sugli investitori stranieri, si sta verificando quanto avviene già in Inghilterra e in Francia. La speranza è che la nostra presenza alla Roma possa dare risultati positivi. La presenza di investitori stranieri la rintengo positiva per lo sviluppo del calcio italiano, anche se posso capire che qualcuno non sia d’accordo con questa mia opinione“.
Alle 14 di oggi, a Trigoria, ci sarà una conferenza stampa congiunta: James Pallotta, presidente della Roma, si presenterà davanti ai cronisti insieme al capitano, Francesco Totti. Chiaro l’intento: la firma sul rinnovo del contratto del simbolo della squadra. Lo si era detto: non appena Pallotta arriverà in Italia, si espleterà quella che non può che essere una formalità. Di fatto è così: Totti si legherà alla Roma fino al 30 giugno 2016, quindi una firma a vita. Giocherà fino a 40 anni o giù di lì (li compirà a fine settembre), e chissà che poi non decida di proseguire (comunque difficile). Il patron americano è arrivato in vista del derby: lo aveva fatto anche lo scorso anno (la stracittadina di ritorno era finita 1-1). Un segnale di vicinanza ad un gruppo che ha iniziato alla grande la stagione, tre vittorie nelle prime tre partite con un solo gol subito. Da più di tre anni i giallorossi non erano in testa alla classifica: vincere il derby, che nell’ultima stagione è stato un episodio decisamente amaro (brucia soprattutto la sconfitta nella finale di Coppa Italia) significherebbe mettere una bella ciliegina sulla torta ad un inizio da sogno, che non può non far pensare a tutti i tifosi, che hanno vissuto due anni di frustrazioni con ben poche gioie, che gli antichi fasti stiano per tornare. Probabilmente ci sarà margine anche per qualche battuta sul nuovo stadio, cosa di cui Pallotta si sta occupando e sulla quale ha brevemente commentato anche ieri. Per quanto riguarda Totti, c’è poco altro da aggiungere: il capitano è ormai l’emblema della Roma, una leggenda vivente che ha iniziato a giocare nel vivaio e non si è mai allontanato da qui, scegliendo di onorare la maglia per la quale ha sempre tifato anche a discapito di qualche trofeo personale in meno (lui stesso non ha mai mancato di dire che se avesse scelto di trasferirsi al Real Madrid, che lo aveva cercato, avrebbe forse vinto due Palloni d’Oro; manca la controprova, ma di sicuro qualche trofeo in più ce l’avrebbe). E se sul web circola qualche battuta simpatica (come quella in cui Daniele De Rossi dice “ma non dovevo essere Capitan Futuro?”), la realtà è che a Trigoria sono tutti contenti che Totti prolunghi il suo rapporto con la società. E ora resta in sospeso quella piccola questione del record di gol in serie A, che appartiene a Silvio Piola e che, secondo il conteggio ufficiale della Lega Calcio – del contenzioso abbiamo parlato qui – potrebbe essere raggiungibile a patto di tenere le stesse medie realizzative delle ultime stagioni.
La carriera di Francesco Totti con la Roma inizia nel 1989 con un retroscena gustoso: l’allora 12enne era praticamente della Lazio. La Lodigiani aveva raggiunto un accordo con i biancocelesti, ma un blitz del responsabile del settore giovanile, che era Gildo Giannini, fu decisivo per la scelta dei genitori, che ricadde sull’altra metà della capitale. Dino Viola mise fine all’incidente diplomatico piazzando due giovani alla Lodigiani, e la carriera di Totti iniziò, con la vittoria di uno scudetto Allievi (allenatore Luciano Spinosi) e l’esordio in serie A in Brescia-Roma 0-3, mandato in campo da Vujadin Boskov al posto di Ruggiero Rizzitelli. In lui i giallorossi vedevano naturalmente l’erede di Giuseppe Giannini: un altro romano e romanista, che avrebbe potuto ripercorrere la stessa carriera. Eppure non sono state tutte rose e fiori: Carlo Mazzone fu importante nella crescita del giovane Francesco, ma quando nel 1996 in panchina arrivò Carlos Bianchi il rapporto rischiò di interrompersi. L’argentino, poi esonerato, non aveva Totti nelle sue grazie e propose subito un prestito alla Sampdoria, oppure all’Ajax da cui sarebbe potuto arrivare Jari Litmanen che all’epoca aveva appena giocato due finali consecutive di Champions League (vincendone una). La trattativa con i blucerchiati fu bloccata giusto in tempo, e l’anno seguente con Zdenek Zeman Totti spiccò il volo, diventando cardine della squadra nel 4-3-3, avvicinandosi alla porta e quindi aumentando il suo score. Con il boemo realizza 25 gol in campionato in due stagioni; nel 1999 ad allenare la squadra arriva Fabio Capello, ed è il preludio al trionfo: l’anno seguente arriva lo scudetto, Totti diventa leader di una squadra che assomma campioni – Batistuta, Delvecchio, Montella, Samuel, Emerson – e che certo non vince tutto quello che avrebbe potuto. E’ lì che arrivano le offerte per il capitano: si parla, con insistenza della possibilità del Milan, del Real Madrid, ma il Pupone, come nel frattempo è stato ribattezzato, vuole restare a Roma. Nel frattempo diventa prima punta e segna uno storico gol al Santiago Bernabeu, permettendo ai giallorossi di espugnare il campo del Real Madrid. Con Luciano Spalletti arriva la definitiva consacrazione con il 4-2-3-1 che ne esalta le caratteristiche di goleador: nel 2006-2007 segna 26 reti in campionato (vince la Scarpa d’Oro), tuttora il suo massimo in carriera, di cui uno strepitoso il 26 novembre sul campo della Sampdoria, quando anche i tifosi blucerchiati si alzano ad applaudire. Nel frattempo si è laureato campione del mondo con l’Italia, a Berlino: un trionfo che sarebbe potuto non arrivare visto il grave infortunio rimediato contro l’Empoli (ce ne sarà un altro qualche anno più tardi) e che Totti supera con forza di volontà e dietro la promessa di Marcello Lippi di aspettarlo fino all’ultimo. Gli ultimi anni li vive tra il tentativo di rivincere uno scudetto che non arriverà (sfiorato nel 2010) e la discesa della squadra fino all’esclusione dall’Europa. Con Rudi Garcia ora si vola, e Totti è ancora, a quasi 37 anni, il simbolo della squadra giallorossa. Lo sarà fino a 40 anni, e poi oltre quando entrerà nella dirigenza; aspettiamo l’annuncio, la conferenza stampa sta per cominciare…
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