E’ uno dei più grandi campioni dello sport italiano. Oltre sessanta anni dopo i suoi successi nel ciclismo e a tredici dalla morte (avvenuta il 5 maggio 2000), Gino Bartali è ancora un nome mitico, di quelli che hanno reso orgogliosa l’Italia nel mondo. Tre Giri d’Italia e due Tour de France furono i suoi successi più prestigiosi, con la vittoria in Francia nel 1948 che probabilmente contribuì ad evitare una guerra civile in Italia dopo l’attentato ai danni di Palmiro Togliatti, oltre a quattro Milano-Sanremo e tre Giri di Lombardia. Ma ora ‘Ginettaccio‘ (il soprannome dovuto al suo carattere burbero) è anche “Giusto fra le Nazioni”. Un titolo ancora più prestigioso, perché assegnato da Israele ai non ebrei che nel corso della Seconda Guerra Mondiale aiutarono anche un solo ebreo a sfuggire all’Olocausto nazista. In onore di questi eroi viene piantato nel Museo di Yad Vashem a Gerusalemme un albero di carrubo che porta il nome del Giusto, ad eterna memoria di quei gesti di eroismo che mettevano a repentaglio la vita di chi li compiva. La storia di Bartali è diventata famosa negli ultimi anni, perché finché il campione era in vita non ne aveva mai voluto parlare molto, con modestia che rende ancora più significativi i suoi gesti: “Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”, disse in merito il campione, cattolico praticante e devotissimo alla Madonna. Cosa fece Bartali in quegli anni tragici? Campione già affermato (aveva vinto il Giro nel 1936 e 1937 e il Tour nel 1938), non rinunciava ad allenarsi in bici anche se tutte le corse erano sospese. Ai posti di blocco lo fermano solo per chiedergli autografi, e Gino approfitta di questa libertà per nascondere nei tubi della sua bici Legnano documenti falsi per dare nuove identità ad ebrei che si erano nascosti per sfuggire alla furia nazista, grazie alla collaborazione fra il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l’arcivescovo della città, cardinale Elia Angelo Dalla Costa. A un certo punto i sospetti crescono e viene interrogato, ma riesce a farla franca e riesce ancora a nascondere una famiglia ebrea nella cantina di una casa di Firenze. Proprio la testimonianza di un componente della famiglia Goldenberg (allora bambino) è decisiva per incoraggiare le ricerche di Andrea Bartali, figlio del campione, e di un gruppo di amici e ricercatori. Ieri è arrivato il riconoscimento da parte di Gerusalemme, in un momento speciale vista la concomitanza con i Mondiali di Firenze, a casa sua. La cerimonia dell’albero si svolgerà invece con ogni probabilità il 10 ottobre, in occasione della Gran Fondo Giro d’Italia organizzata da Rcs Sport nella capitale israeliana, altro appuntamento speciale. (Mauro Mantegazza)