I comportamenti di Mario Balotelli non fanno ormai più notizia. Le sue proteste contro l’arbitro dopo Milan-Napoli gli sono costati l’espulsione e tre giornate di squalifica contro cui i rossoneri non hanno fatto ricorso, e lo stesso allenatore Massimiliano Allegri ha rimproverato pubblicamente il suo atteggiamento. Ora però ci si è messo anche un tipo di solito posato come Andrea Pirlo, che non ha accettato la sostituzione da parte di Antonio Conte in Juventus-Verona, andando direttamente negli spogliatoi. I casi dei giocatori cosiddetti “ribelli” sono sempre più frequenti. Tutti ricordano negli ultimi anni le scenate di Antonio Cassano oppure Osvaldo. Ci si chiede dunque come un allenatore deve gestire situazioni del genere, quali regole vanno imposte e se si deve usare di più la comprensione o l’applicazione ferrea di questi regolamenti. Per parlare di tutto questo abbiamo sentito un allenatore di grande esperienza, Franco Colomba. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Sul caso Pirlo cosa pensa della regola di Conte? E’ una regola giusta, che tutte le società di calcio utilizzano. Quando vieni sostituito devi sederti in panchina.
Quanto influiscono certi comportamenti sullo spogliatoio? Questi atteggiamenti non sono positivi specie se, come nel caso di Balotelli, si perdono i giocatori per un certo numero di partite.
A proposito di Balotelli, come si può far maturare un giocatore dal carattere difficile? Bisogna usare il bastone e la carota, saperlo gestire nel modo giusto. Balotelli sta dimostrando col suo comportamento di essere molto fragile.
Meglio quindi usare il pugno duro o dialogare con loro? Saperli prendere nel modo giusto penso sia la soluzione migliore.
Non sarebbe meglio vendere giocatori difficili da gestire? No, nel caso di un talento non bisogna mai venderlo.



Lei però aveva avuto Osvaldo al Bologna… C’erano Adailton, Di Vaio, Zalayeta e Osvaldo, che voleva sempre giocare. A un certo punto è stato venduto. Con gli altri giocatori potevo fare buone cose e ho ottenuto il risultato che volevo.
Nella sua carriera ha mai incontrato giocatori “viziati” o difficili da gestire? Come si comportava in merito? Osvaldo è stato un caso limite, in generale ho trovato giocatori con cui dialogare e che accettavano le mie scelte di allenatore.
Si dice che vent’anni fa succedevano le stesse cose, ma se ne parlava poco perché c’erano meno telecamere: è d’accordo? E’ vero, allora non c’erano le telecamere e i giocatori non potevano farsi vedere come adesso. C’ è da dire che forse c’era meno protagonismo tra i calciatori. Ricordo però il caso di Chinaglia ai Mondiali del 1974 che fu abbastanza eclatante. In ogni caso adesso questi atteggiamenti sono molto aumentati. (Franco Vittadini)

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