Lo ha detto Sami Khedira, che insieme a lui ha percorso la trafila delle nazionali giovanili tedesche: “L’addio di Ozil è una perdita importante per il Real Madrid: uno come lui fa la differenza”. Lo ha ribadito Cristiano Ronaldo, la stella e il simbolo della squadra: “Sono arrabbiato: è una brutta notizia, conosceva perfettamente i miei movimenti sotto porta ed era il miglior numero 10 che il Real Madrid potesse avere”. Persino ex e rivali si sono espressi: “E’ il più forte numero 10 al mondo, mi ha semplificato le cose in questi anni” ha commentato José Mourinho. “Dopo Cristiano Ronaldo, Ozil era il loro miglior giocatore: l’Arsenal ha fatto un ottimo colpo”, ha detto Cesc Fabregas, che alle vicende dei Gunners resta sempre molto legato. I tifosi delle Merengues, con una maggioranza del 66,3%, hanno disapprovato l’operazione; altri giocatori come Sergio Ramos, Alvaro Arbeloa e Karim Benzema hanno dato voce al malcontento, e persino uno come Isco, che del tedesco prenderà il posto come ruolo, non si è dichiarato soddisfatto. Insomma: la cessione di Mesut Ozil all’Arsenal, fruttata al Real Madrid 45 milioni di euro, non è andata giù a nessuno. E rischia di creare immediatamente una spaccatura tra il popolo del Santiago Bernabeu e Carlo Ancelotti. Perchè è stato il tecnico di Reggiolo a dare l’ok all’operazione, convinto che il bagaglio tecnico a disposizione fosse sufficiente, e che si dovesse ricavare qualcosa attraverso le cessioni per non far pesare troppo l’acquisto record di Gareth Bale. Il Real Madrid non è nuovo a cessioni illustri: Arjen Robben e Wesley Sneijder sono stati scaricati quasi senza pensarci e sono andati a fare la differenza in Bayern Monaco e Inter, vincendo tutto da grandi protagonisti e trascinando poi l’Olanda alla finale mondiale. A conti fatti forse su Rafa Van Der Vaart e Robinho avevano ragione le Merengues per come poi le loro carriere sono proseguite, ma le partenze a cuor leggero sono di casa in un club che non ha mai badato alle grosse spese e che ha sempre pensato più alle suggestioni del grande campione in arrivo piuttosto che a un equilibrio tattico vero e proprio. Diciamo la verità: basta guardare gli acquisti degli ultimi anni, i nomi transitati dalla capitale di Spagna e i soldi spesi e metterli a confronto con le vittorie ottenute per fare due riflessioni. Dal 2000, anno della prima elezione di Florentino Perez, il Real Madrid ha messo insieme cinque campionati, una Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna e una Champions League: forse in assoluto sono numeri buoni, ma se pensiamo che in Spagna si gioca un torneo a due squadre, che nelle ultime stagioni il Barcellona ha dominato e che da undici anni le Merengues non vedono una finale europea, il livello si abbassa. Adesso la cessione di Ozil, salutata da un mare di polemiche: decisamente, l’avventura del tecnico emiliano su una delle panchine più ambite al mondo – ma anche una delle più calde – non è iniziata bene. Converrà vincere subito: da queste parti hanno silurato allenatori per molto meno, e con trofei in mano (leggasi Vicente Del Bosque e Fabio Capello, esonerati dopo la vittoria nella Liga perchè il loro gioco non entusiasmava). Altrimenti, non si riuscirà a togliere una fastidiosa sensazione: che l’operazione Gareth Bale sia servita solo a rispondere sul mercato al colpo Neymar realizzato dagli eterni rivali, e che per portare il gallese al Bernabeu sia stato sacrificato l’equilibrio tattico. 



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