Il re è nudo. Dalla fiaba di Han Christan Andersen al campo centrale del Melbourne Park il passo è breve. Rod Laver Arena, quarti di finale degli Australian Open: dopo 4 ore tonde Novak Djokovic cede il servizio per la quinta volta nel match e viene eliminato da Stanislas Wawrinka. Finisce così la partita finora più bella del torneo: . Il serbo abdica dopo tre titoli consecutivi allo Slam di Asia e Pacifico: aveva una striscia aperta di 25 vittorie consecutive a Melbourne e aveva raggiunto almeno le semifinali di uno Slam nelle ultime 12 occasioni. Il re è nudo: Wawrinka ce l’ha fatta alla terza occasione utile. Vince la terza partita contro Djokovic, dopo averne perse 14 in fila. Ci aveva provato agli ottavi qui, un anno fa: 10-12 al quinto. Aveva sfiorato l’impresa nella semifinale degli Us Open: 6-4 al quinto dopo essere stato 1-0 e 2-1 nei set. Ci riesce, finalmente, adesso: servizio solido (17 ace e il 72% di percentuale con le prime), vincenti (51 contro i 45 del serbo) e nessun calo di concentrazione, come invece gli era accaduto nei precedenti citati. Stavolta a Nole non è riuscita la rimonta: a Flushing Meadows aveva giocato male i primi tre set per poi diventare chirurgico nel quarto e nel quinto. Oggi no: vinto il primo set piuttosto nettamente si è forse rilassato troppo, dimostrando di non aver imparato la lezione rossocrociata. Battuto sul suo stesso terreno, quello della lotta di nervi e della tenacia sul lungo periodo, il numero 2 del mondo abbandona il suo trono oceanico e si deve accontentare di guardare il resto del torneo in televisione. Intanto, il ventottenne svizzero si lancia da favorito (a questo punto è inevitabile) verso una sfida che può valere la prima finale Slam: affronta Tomas Berdych, che si è liberato di un David Ferrer ancora una volta poco efficace quando il gioco si fa duro e si intravede lo striscione del traguardo. Piccolo inciso: andate su Twitter a dare un’occhiata al simpatico modo che il ceco ha trovato per festeggiare il traguardo. Che è meritatissimo per lui come per Wawrinka, la cui crescita esponenziale ha toccato finalmente le vette solo sfiorate in passato. E intanto non c’è solo la Svizzera a fare festa:
Non si può non pensare che questo possa davvero essere il torneo di Roger Federer. Che possa esserci una finale tutta “confederata” e tra due amici adesso lo pensano e lo auspicano in tanti, magari in primis lo stesso Wawrinka, che di Roger è grande amico (e da lui ha ricevuto, storia di Londra 2012, l’onore di portare la bandiera alla cerimonia olimpica di apertura); il Re (quello vero e riconosciuto, senza nulla togliere a Djokovic) affronta nella notte Andy Murray, e dei tre grandi avversari che avrebbe dovuto passare sulla strada del diciottesimo Slam uno è già fuori. L’altro, il più temibile, si chiama Rafa Nadal: lo sgambetto bulgaro di Grigor Dimitrov a questo punto è quotatissimo. Non parlando esclusivamente di previsioni del campo: lì, il numero 1 resta tale. E’ più cabala: avete presente il ritornello classico secondo il quale Federer non può più vincere due-tre partite in fila contro i big, specialmente ai cinque set? Ecco: magari, non dovrà nemmeno giocarle.
(Claudio Franceschini)