La Roma batte la Juventus 1-0 con un gol di Gervinho al 79′ minuto e si assicura un posto nei quarti di finale di Coppa Italia, dove ora attende una tra Lazio e Napoli. Vendicata la sconfitta di Torino subita in campionato, i giallorossi meritano il successo per quanto si è visto in campo e impongono ai bianconeri il primo stop da metà dicembre (sconfitta con il Galatasaray). Le due dominatrici del campionato tengono fede al loro cammino fin qui: gara tatticamente perfetta da entrambe le parti, tanto che per larghi tratti non si vedono occasioni pur se il gioco si mantiene costantemente spumeggiante. Sembrava di assistere a una partita di scacchi: giusto che a decidere sia stato un colpo di classe di una delle pedine disposte in campo, questa volta il colore è giallorosso e a festeggiare è la Roma. E’ piaciuta perchè ha imparato la lezione: ancora una volta Conte l’ha costretta ad attaccare, ma stavolta Garcia ha capito di non dover spingere subito a mille, tenere energie per la ripresa e soprattutto non concedere varchi. Tattica riuscita: quando l’inevitabile calo stava per arrivare ecco i due cambi, e uno di questi è stato decisivo. Chapeau. Questa sera escw battuta e con poco da recriminare: difficile pensare che uno bravo come Rudi Garcia, con la squadra così competitiva, potesse sbagliare tatticamente la partita per la seconda volta. Non è successo, e quindi il muro difensivo non è bastato: solido fino a 11 minuti dal termine, quando i giallorossi hanno trovato la breccia giusta. Davanti poca cosa: le seconde linee sono da rivedere. Bene sui cartellini, bravo nel punire la reazione spropositata di Vidal nel finale, aiutato dall’assistente sul gol annullato a Peluso, non convince in occasione dell’episodio Benatia-Giovinco: sbaglia due volte perchè il fallo sembra non esserci, ma se lo fischia sarebbe da rosso.
Al termine del primo tempo, Roma 0 Juventus 0. E’ una partita molto bella, piacevole, con un ottimo ritmo: merito soprattutto dei giallorossi, che iniziano con il piglio che avevano mostrato nella gara di campionato ma, a differenza di allora, non commettono l’errore di abbassarsi troppo una volta esaurita la prima spinta. In realtà, ci sono anche demeriti di una Juventus che non riesce proprio a esprimersi: Quagliarella e Giovinco non controllano palla (si sente la mancanza di LLorente: Conte ci pensa per la ripresa?), Pirlo (5,5) tagliato fuori dal gioco non illumina, Vidal (5,5) è ben contenuto da un ottimo Nainggolan (6,5). Così, nonostante i bianconeri abbiano un’ottima occasione con Giovinco che a 25 metri dalla porta viene steso da Benatia (solo giallo: sarebbe rosso, ma il fallo sembra non esserci), è la squadra di casa a creare le migliori opportunità: due tiri di Nainggolan e Florenzi (5,5) finiscono a lato, uno di Totti (6) sarebbe nello specchio ma viene respinto da Chiellini. Maicon spinge come un forsennato approfittando di Peluso che si abbassa troppo, mette in mezzo un paio di palloni interessanti che però nessuno attacca, così da far sfumare i pericoli. Nella ripresa si meditano cambi, soprattutto in chiave Juventus: questa volta la tattica dell’attendismo non ha pagato, la squadra si è schiacciata troppo sulla trequarti difensiva e ha concesso tanto campo agli avversari. Rudi Garcia, dal canto suo, deve pensare forse a inserire più peso offensivo: il primo candidato è Destro. Spinge come ai bei vecchi tempi, punta e salta Peluso, arriva regolarmente sul fondo. A volte si incaponisce troppo nella percussione con sfondamento centrale, ma è una furia. Il solito: tanto movimento, tanta voglia, ma controlli approssimativi e la sensazione che faccia sempre il tocco in più. Qualche errorino in disimpegno, ma è quello che dietro tiene di più: devia un tiro di Totti a botta sicura, sbroglia in tackle un paio di iniziative palla al piede. Per ora occasione persa: in realtà l’ex Parma qualcosina combina svariando sul fronte offensiva, ma in generale i palloni che arrivano in avanti non vengono tenuti e il dialogo si spezza sul nascere.
Inizia con tre rinvii sbilenchi senza pressione, esce a vuoto con brivido su Peluso, in generale non trasmette molta sicurezza. Per il resto non gli tirano mai in porta.
Primo tempo da Maicon dei tempi d’oro: ara la fascia, salta Peluso quando vuole, è attento dietro. Cala vistosamente nella ripresa e si limita a coprire: fa la differenza anche lì.
Il solito gigante: stavolta soffre la “stazza” di Giovinco che gli sguscia via senza riferimenti. Rischia il rosso subito, prende un po’ paura ma poi non fa più passare nessuno.
Degno compare del marocchino, anche se a volte va in confusione quasi da solo e si dimostra arruffone. Sale palla al piede spesso e volentieri, resta nei ranghi ma è utile.
Schierato a sorpresa da Rudi Garcia, il greco soprattutto nel primo tempo fa ampiamente il suo dovere, mostrando personalità. Peccato non abbia mai lo spunto risolutore, ma tiene bene la sua zona.
Guerriero vero, acquisto azzecatissimo: non sempre lucidissimo, ma ha un’energia impagabile e va a mordere le caviglie di tutti. Deve migliorare nelle conclusioni da fuori, per il resto lasciarlo fuori è dura.
Senza lampi, fa il suo distribuendo gioco a destra e sinistra, ma limitandosi anche a stare sulla mattonella di competenza quasi abbia paura di avanzare il raggio d’azione.
Vero ago della bilancia della squadra. Se gira lui la Roma fa paura, perchè con i suoi recuperi e le sue incursioni tiene alto il baricentro impedendo agli avversari di ripartire d’infilata. Tempo d’inserimento e assist sul gol sono impeccabili: acquisto boom.
Stavolta emerge il suo lato “gigionesco”, quello del Florenzi che volendo strafare non controlla movimenti e iniziative. E’ il primo ad uscire, dando anche la sensazione di essere stremato.
( Un fenomeno: dopo cinque minuti dall’ingresso in campo prende palla, salta secco un uomo e punta la porta, apre a memoria per Strootman e la Roma segna. Ha tempi di gioco impossibili ai più, nel finale con un colpo da biliardo sfiora il palo. Sabatini lo vuole vendere? Ci ripensi subito)
Il capitano contro la Juventus sente che la partita è speciale, ma conferma la tradizione negativa in Coppa Italia: si sbatte e nel primo tempo meriterebbe maggior fortuna, ma già dal 60′ non tiene più un pallone. Resiste d’esperienza, poi esce. ()
Incredibile ma vero: il gol partita lo segna uno dei peggiori, che si prende così la sufficienza. Fino al 79′ pasticcione nei controlli e nelle scelte, poi la sua zampata vale una vittoria preziosissima. Ci riprova nel finale, ma non ci mette la forza giusta. E’ il pupillo di Garcia, ma è evidente che funzioni meno contro difese schierate. Stasera ha ragione lui: complicmenti.
All. RUDI GARCIA 7 Voto al coraggio di affrontare la Juventus esattamente come in campionato, dimostrando che la strada era giusta. Stavolta la prepara meglio tatticamente, perchè i suoi non si abbassano quasi mai e lasciano pochissimo alle ripartenze bianconere; in più il cambio Florenzi-Pjanic è un capolavoro. Fortuna o meno l’ha fatto, ed è in semifinale di Coppa Italia.
Mette i brividi con un’uscita bassa fuori tempo, poi non deve mai parare finchè Gervinho lo impallina, ed è senza colpe.
Stringe i denti fin dal primo tempo per un fastidio fisico, compie un paio di grandi salvataggi con il tempismo dei suoi, poi non ha il passo per tenere l’inserimento di Strootman. Resta la solita prova generosa.
Muro difensivo e primo regista della squadra, anche stasera non fa passare nemmeno gli spilli. Voto che si abbassa, tuttavia, perchè sul gol di Gervinho si schiaccia troppo verso la porta invece di andare incontro al cross.
Non si capisce la sua sostituzione nell’intervallo. Qualche imprecisione ce l’aveva messa, ma aveva retto e fermato con qualche tackle dei suoi un Maicon scatenato.
( Deve entrare più o meno a freddo, se la cava bene nella sua zona di competenza anche grazie al fatto che Maicon e Florenzi calano. Tiene anche a bada Gervinho quando l’ivoriano passa di lì)
Un solo spunto degno di nota, quando vola in campo aperto e potrebbe far male, ma tira che peggio non si può. Il suo solito problema: nessun errore vistoso, ma davvero troppa poca personalità.
Il cileno ce la mette tutta, ma stasera non è cosa. Meno furente del solito recupera comunque tanti palloni e cerca di suonare la carica, finchè il nervosismo non gli fa prendere un giallo per una protesta veniale. Ogni tanto, cala anche lui.
Rientrava dopo il riposo in campionato: non pervenuto. Di certo nel primo tempo dove ha creato poco o nulla, ma anche nella ripresa quando il pressing asfissiante (e non è la prima volta) gli ha tolto spazi e idee. Il vero Pirlo è un altro, e i bianconeri ne hanno risentito.
Prova incolore anche la sua. Il gol di Cagliari non l’ha sbloccato del tutto: pare fatichi a ritrovarsi in meccanismi che conosceva alla perfezione, e che le tante panchine gli abbiano tolto fiducia.
Bravo soprattutto in personalità: certo Maicon lo salta più volte inizialmente, lui si abbassa un po’ troppo ma poi prende le misure ed è lui a far ripiegare il brasiliano. Sfiora un gol, ne segna uno con un grande inserimento, ma il pallone era già uscito. (81′ TEVEZ sv)
Occasione sprecata. Unico guizzo della serata, il fallo subito (forse) con cui fa ammonire Benatia: per il resto tanto movimento e pochi palloni tenuti, passaggi sbagliati e guizzi subito fermati. Torna il solito ritornello: è davvero da grande squadra? ()
Se possibile fa anche peggio del compagno di reparto: aveva l’occasione di mettersi in mostra, fosse per un futuro a Vinovo o altrove, ma la spreca non riuscendo mai ad entrare nel vivo del gioco.
All. CONTE 5 Questa volta la scelta di schierare una Juventus attendista e pronta al contropiede non ha pagato. Si può fare una volta, due contro la stessa squadra a distanza di 16 giorni forse no: perde la partita e fa chiedere a molti come mai una squadra che ha vinto 18 partite su 20 in campionato segnando 50 gol sia scesa in campo pensando a non subire.
(Claudio Franceschini)