In merito a quanto accaduto in Serbia-Albania, partita di qualificazione agli Europei 2016 anche Gianni De Biasi ha detto la sua. Il Commissario Tecnico dell’Albania appena dopo l’interruzione della sfida di Belgrado ha posto l’accento sulla gravità dell’invasione di campo da parte dei tifosi serbi, una situazione che secondo lui non si sarebbe dovuta verificare: “Sono successe cose inconcepibili e impensabili nel 2014” ha detto Be Biasi; “una partita di questo livello interrotta per un’invasione di campo da parte di un centinaio di tifosi che nessuno è riuscito a bloccare è una cosa grave. In campo i giocatori sono stati esemplari” ha rimarcato il CT dell’Albania “si è trattato di una partita maschia ma senza scorrettezze; ma lo stadio non era idoneo a ospitare una partita così ad alto rischio”. La ha aperto un’inchiesta in merito e ora bisognerà capire quali provvedimenti intenderà prendere riguardo gli accadimenti di ieri sera.



“La cosa più importante è che noi volevamo continuare a giocare, siamo sempre stati vicini ai giocatori albanesi. Ma in consultazioni con il delegato Uefa i calciatori dell’Albania hanno detto di non essere in condizioni fisiche e psichiche per continuare a giocare. Sul risultato di questa partita deciderà la Uefa. Ci dispiace tanto che il calcio non sia stato in primo piano. A noi interessa solo giocare a calcio”: queste sono state le parole di Branislav Ivanovic, il capitano della Serbia, dopo che la partita di ieri, martedì 14 ottobre 2014, è stata sospesa a causa di un drone comandato a distanza, recante una bandiera che ricorda il Kosovo, che è atterrato sul campo da gioco. Gli scontri e le risse che ne sono seguite non hanno permesso la continuazione del match: i fumogeni hanno iniziato ad offuscare la visuale, mentre i tifosi gettavano dalle tribune oggetti di ogni genere e si scagliavano contro i giocatori colpendoli anche con delle sedie di plastica. Il delegato Uefa che era presente per l’occasione a Belgrado, Hari Bin, ha affermato che una continuazione della sfida sarebbe stata impossibile, dichiarando: “Avete visto tutti quello che è accaduto. In queste circostanze non si poteva proseguire”.



In seguito a quanto è accaduto ieri nel campo del match che vedeva sfidarsi la nazionale serba con quella dell’Albania, il commissario tecnico della nazionale albanese Gianni De Biasi, si è espresso così – come riportato dalla Gazzetta dello Sport – a proposito del drone comandato a distanza che è atterrato in campo, dei successivi scontri che ne sono derivati e della questione politica e storica che si è sollevata sul campo di gioco: “Siamo reduci di un’esperienza traumatica. E’ successo quello che non pensavamo potesse succedere. Stavano giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita, dopo che i tifosi hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi entrati sul campo è la cosa più incredibile che poteva succedere”. De Biasi ha raccontato che quattro dei suoi giocatori sono stati feriti durante gli scontri nella capitale serba, dove si è disputato appunto il match, e la cosa che lo ha sconvolto di più è stata proprio la reazione del servizio d’ordine, che colpiva i giocatori proprio come facevano i tifosi, invece di intervenire per placare le violenze. I giocatori dell’Albania sono rientrati a casa con un volo durante la notte, dopo che l’arbitro Atkinson ha sospeso il gioco e la Uefa ha deciso che la partita era annullata e doveva essere recuperata.



Durante la partita Serbia – Albania, che si stava disputando per le qualificazioni agli Europei di calcio 2016 nel FK Partizan Stadium di Belgrado martedì 14 ottobre 2014, un drone comandato a distanza (video) con appesa un’immagine che si riferisce al Kosovo è atterrato in campo al 41° minuto di gioco. Sulla bandiera calata in campo insieme al drone, infatti, era raffigurata una macchia rossa con al centro il simbolo delle due aquile (segno dell’Albania etnica) e due volti, uno di Isa Boletini e l’altro di Ismail Qemali. Sono seguite risse, urla e confusione: gli animi di tifosi e giocatori hanno costretto ad annullare il match, che è stato rimandato a data da destinarsi. Il giocatore serbo Mitrovic è stato il primo a tirare l’oggetto verso il terreno e questo ha fatto emergere i dissapori tra serbi e albanesi. I tifosi hanno cominciato a lanciare oggetti – anche alcune sedie – dagli spalti dello stadio, e nella piazza Madre Teresa di Calcutta, a Tirana, moltissimi tifosi si sono presentati sventolando la stessa bandiera. L’arbitro Martina Atkinson ha subito sospeso la partita, che infine è stata rimandata secondo quanto decisa dalla Uefa. “Sono orgoglioso dei nostri giocatori fino a quando c’è stato il calcio. Ma sono dispiaciuto per lo spettacolo vergognoso a livello mondiale dei nostri vicini” è stato il commento ufficiale, pubblicato su Twitter, di Edi Rama, il premier albanese. Suo fratello, Olsi, è stato uno dei primi sospettati di questo gesto e nella notte è cresciuta la voce che fosse realmente lui il responsabile dell’accaduto: Olsi Rama è stato effettivamente fermato e interrogato questa notte, ma in seguito è stato rilasciato.

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